venerdi 22 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Avvenire Rassegna Stampa
18.08.2018 Unrwa: la descrizione idilliaca di Avvenire serve a demonizzare Israele
Ad opera di Luca Foschi

Testata: Avvenire
Data: 18 agosto 2018
Pagina: 13
Autore: Luca Foschi
Titolo: «La Palestina che non si arrende: bambini a scuola con l'Unrwa»

Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 18/08/2018, pag.13 con il titolo "La Palestina che non si arrende: bambini a scuola con l'Unrwa" il commento di Luca Foschi.

Il ritratto dell'UNRWA fatto da Luca Foschi è idillico e totalmente irrealistico. Nella descrizione di Foschi il terrorismo e la demonizzazione quotidiana di Israele non trova posto, mentre abbondano le descrizioni paesaggistiche e sentimentali che non fanno comprendere che cosa l'UNRWA è. Niente di nuovo su Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, quello di oggi è solo l'ennesimo articolo che disinforma contro Israele.

Ecco l'articolo:

Risultati immagini per Luca Foschi avvenire
Luca Foschi

All'imbrunire la fontana nel nuovo giardino del Municipio danza seguendo le note di Mozart o Bocelli. I bambini corrono sul prato o s'incantano nel caleidoscopio di luci che accompagna note e acqua. Per chi disdegna il presente, Ramallah è una bolla di sapone che fluttua nel caos. Basta poco a rendersene conto: è sufficiente lasciare la città vecchia e superare al-Bireh, scendere per poche centinaia di metri ed entrare nel campo di Al-Amari, dove "Cisgiordania" significa anche Gaza, Giordania, Libano e Siria. Giovedì il commissario generale dell'Unrwa (l'agenzia Onu per i profughi palestinesi), Pierre Krahenbuhl, ha annunciato che i 526mila studenti delle 711 scuole dell'agenzia potranno regolarmente frequentare i corsi del nuovo anno scolastico. Perché 238 milioni di dollari provenienti da diversi Stati membri hanno supplito al taglio voluto in gennaio dall'Amministrazione Trump sul contributo degli Stati Uniti, passato da 360 milioni, il 30% dell'intero budget, a 60. «Siamo stanchi di dare loro milioni di dollari l'anno e non avere in cambio alcun apprezzamento né rispetto», aveva scritto in un tweet il presidente americano, accusando i palestinesi di non voler trovare un accordo di pace con Israele.

Risultati immagini per unrwa against israel cartoon
L'UNRWA che Avvenire non racconta: missili depositati sotto una scuola a Gaza

La mossa si è tradotta nel sostanziale abbandono per il finanziatore storicamente più importante. E in un potenziale collasso per l'intera struttura parastatale, da settant'anni fondamentale nel sostenere attraverso il Welfare l'esistenza minima dei profughi palestinesi. Occorreranno altri 217 milioni, ha ammonito Krahenbuhl, affinché la stagione didattica possa concludersi regolarmente. «Molti genitori stanno trasferendo i propri figli nelle scuole dell'Amministrazione palestinese, dove la classi sono sovraccariche, i salari inconsistenti e l'educazione di basso livello. Nelle cento scuole della Cisgiordania il limite di alunni per classe passerà da 45 a 50, causando il licenziamento di 200 docenti. Ad al-Amari saranno in sei», spiega un impiegato dell'Unrwa. Le stime ufficiali indicano, per tutti i settori dell'agenzia, un taglio di 143 unità in Cisgiordania e di 113 nella Striscia. Cinquecento i contratti ridotti a part time. E venerdì di preghiera nel campo e i ragazzi girano fra i carruggi di cemento storto e le carcasse arrugginite di vecchie automobili, concrezione urbanistica dei decenni di abbandono. Oltre il vetro un parrucchiere imberbe e serioso sforbicia le chiome di un bambino sprofondato nella logora poltrona di pelle. Sventolano nel pomeriggio le bandierine del partito Fatah, file di triangoli gialli tirati da un capo all'altro della strada principale. E dalla miseria di al-Amari che la gioventù emerge per le interminabili battaglie di pietre a Qalandia, il checkpoint che divide la Cisgiordania da Gerusalemme Est. «La riduzione dello staff medico è stata necessaria. Nelle piccole cliniche da 300 visite al giorno siamo passati a circa la metà. Tutte le medicine vengono adesso dall'India, e spesso non hanno effetto sulle malattie. Così gli abitanti del campo sono costretti a cercare nel settore privato cure e medicamenti, e ciò esaurisce le già poche risorse a disposizione. Le persone sono furiose, è lecito aspettarsi qualsiasi reazione», afferma un addetto al settore sanitario che opera in Cisgiordania. «Bisogna chiedersi cosa sia rimasto dell'Unrwa. La mossa di Trump ha solo esposto una diminuzione progressiva dei fondi in atto da anni. Rimangono ormai solo sanità e scuola. A pagare più di tutti sono i vecchi, i poveri e i bambini», spiega il direttore del Centro Culturale di al-Amari Samir Albis, mentre sistema sui tavoli i nuovi pc, lusso irraggiungibile per gli abitanti del campo. «L'America vuole estinguere il problema dei rifugiati, strangolandoli, e regalare Gerusalemme a Israele. Ma è un'illusione. Mio nonno è morto per difenderla. Per noi il ritorno è questione personale. Trump può anche prendersi tutta l'Unrwa, spazzare via i campi. Per noi non cambierà nulla».

Per inviare la propria opinione a Avvenire, telefonare: 02/6780510, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@avvenire.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT