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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Sono i palestinesi che devono dire basta a Yasser 30-3-2002
Che Yasser Arafat sia oggi l'ostacolo più grande a qualsiasi nuova prospettiva di accordo fra israeliani e palestinesi non è più solo un'opinione. Dopo il consiglio della Lega araba a Beirut dei giorni scorsi è un fatto. Mai il raiss era stato trattato dai suoi fratelli arabi con tanta ostilità. Non hanno fatto nulla perchè partecipasse, dandogli una mano diplomatica perchè potesse uscire da Ramallah. Peggio, lui assente fisicamente dai lavori, ne hanno addirittura cancellato la presenza telematica. Non gli è stata concessa nemmeno la registrazione televisiva. E non ci vengano a contarla Mubarak ed il re di Giordania che non sono andati a Beirut per solidarietà con il povero prigioniero. Sono rimasti a casa loro per l'ovvio motivo che mentre l'America sta pianificando l'azione contro l'Iraq non è poi così salutare farsi vedere a sbaciucchiare Saddam Hussein in pubblico. Insomma, il vertice arabo di Beirut, tra assenti e dissidenti, è stato un disastro. Lo sarebbe stato ancora di più se Sharon avesse permesso ad Arafat di parteciparvi. Avrebbe portato più scompiglio di quanto non ne ha provocato l'assenza. E, in più, avrebbe dovuto parlar chiaro, in arabo, sul terrorismo che in inglese condanna, mentre invece invece alleva e nutre con una capacità di mentire al mondo intero, questa sì, straordinaria.



Ma Ramallah non è Beirut, nemmeno la Beirut del 1982, quando a Sharon sarebbe bastato un niente per sbarazzarsi di Artafat. La verità è invece che Israele, a torto o a ragione, non ha mai preso la decisione di eliminare fisicamente l'avversario. Primo, perchè per una democrazia non sta bene farlo. la società israeliana, così profondamente radicata nei sistemi democratici di governo, non l'avrebbe tollerato. Secondo, perchè Arafat è sempre stato giudicato il "meno peggio". Parla male l'inglese, ha una peluria sulle guance francamente schifosa, perde pure un po' le bave (e non da oggi), insomma, non buca lo schermo televisivo, tanto vale tenerci lui. Ma questo ragionamento non ha portato da nessuna parte. E se è vero che i primi a pagare un prezzo altissimo per essere guidati da un leader di altezza zero sono i palestinesi, il tempo ci ha dimostrato che neanche gli israeliani stanno bene. Il "povero popolo palestinese" è da un anno e mezzo impegnato a massacrarne il numero maggiore possibile senza che nessuna autorevole voce, europea o religiosa, si levi ad esprimere una parola di condanna. La colpa è sempre di "quel piccolo paese di merda" come molto diplomaticamente e con evidente simpatia, l'ambasciatore francese a Gerusalemme ha definito lo stato ebraico.



Oggi i carri armati sono arrivati fin sull'uscio di Arafat e vi sono anche entrati senza chiedere permesso. Ma Arafat, che è a capo di quasi tutti i movimenti che in questo anno e mezzo fanno strage di israeliani, come poteva pensare di farla franca ancora a lungo ? Eppure, a dispetto di ogni analisi, sono convinto che non toccherà a Sharon la delegittimazione del raiss palestinese. Per il semplice motivo che, venendo dal capo del governo israeliano, un atto del genere lo rafforzerebbe invece che indebolirlo. Sono i palestinesi che devono dire basta ad Arafat. Purtroppo i modi per farlo non sono molti. Da quelle parti si usano metodi spicci, altrochè elezioni come avviene in Israele. D'accordo, le scelte sono poche, ma i palestinesi devono sbrigarsi, se vogliono raggiungere, anche se ad una soglia minima, uno stato autonomo e poi indipendente.



Rimuovano l'ostacolo. Se lo faranno loro sarà un passo avanti. Se toccherà a Sharon, sarà uno indietro.

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