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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Santoro? Meglio evitarlo 16-3-2002
Caro direttore,



l'altro giorno mi ha telefonato la segreteria di "Sciuscià" per invitarmi a partecipare alla trasmissione, uno speciale sul Medio Oriente, che è andata in onda ieri sera su Rai 2. Ho detto grazie, ma non ho accettato. Non so se sia stato giusto farlo e so bene che di per sè la notizia non meriterebbe nemmeno le famose due righe in cronaca. Ma so che ho fatto bene. A Jolanda Bufalini, che mi invitava a nome di Santoro, il mio rifiuto deve essere sembrato incomprensibile.



No a "Sciuscià" ? Ho cercato di spiegarle che quello di Santoro è uno strumento di straordinaria propaganda politica, dove chi non la pensa come lui e i suoi amici, finisce sempre per essere stritolato e apparire sovente come un povero balbettante. La sua funzione non è quella di moderare un dibattito, dando la parola in modo equilibrato agli ospiti. Che dovrebbero essere su di un piano di equità. In realtà ce n'è sempre qualcuno che è più diseguale degli altri.



Quel qualcuno naturalmente non appartiene al gruppo degli amici della parrocchietta, non la pensa come il conduttore. A questo malcapitato non gli riuscirà mai di portare a termine un ragionamento. Il che equivale a non far capire ai telespettatori il significato del proprio intervento. La tecnica di Santoro, abilissima, è sempre quella della interruzione. Ti invita a parlare ma quasi subito la smette di lisciarsi il naso o il mento e ti blocca. "Intressante quello che sta dicendo, mi fa venire in mente che su questo potremmo sentire in collegamento........." zac, e tu non parli più, finito. E' cosi' che si dipanano le trasmissioni di Santoro. Un lungo comizio politico a senso unico. Non che mi sarebbe dispiaciuto poter dire la mia opinione ad una platea così vasta come quella di Rai 2 su Israele, palestinesi e Medio Oriente in generale. Proprio adesso quando il voto dell'ONU ad uno Stato palestinese viene descritto da quasi tutti i nostri media come una novità assoluta. Non una replica del voto del 1947, quando l'ONU divise la Palestina in due stati, uno per gli ebrei e uno per i palestinesi e di come gli ebrei l'avessero accettato e i palestinesi respinto, convinti come erano che in poco tempo avrebbero fatto fuori gli ebrei e presa anche la loro parte. L'avrei potuto raccontare e rinfrescare un po' la memoria a chi vede la storia solo con l'occhiale palestinese. Come avrei voluto dire la mia sullo sfruttamento che si sta commettendo sulla morte del povero fotoreporter del Corriere, trasformato in una vittima del bieco esercito israeliano. Non è che si trovava in una zona di guerra, con sparatorie da entrambe le parti, quindi in un luogo di altissimo pericolo. No, viene addirittura descritto come biondo - leggi facilmente distinguibile da un palestinese- mentre in realtà le fotografie ce lo mostrano scuro di capelli. Biondo, avrebbe avvalorato la tesi del delitto quasi premeditato. E invece era lì perchè aveva scelto di esserci, così come si era fatto fotografare accanto ad Arafat tutto sorridente, come si fa con un amico. Peccato che il Corriere quella foto, a differenza degli altri giornali l'abbia pubblicata a metà. Arafat non c'era più. Perchè il Corriere l'ha dimezzata ? L'essere amico di Arafat o stare apertamente dalla parte dei palestinesi non è poi quella gran novità. Lo fanno quasi tutti. Diciamo allora un eccesso di cautela, mischiato a una buona dose di retorica. Queste e altre cose avrei voluto dire. Ma sapendo non poterlo fare ieri sera me ne sono andato al cinema. Il film non l'ha interrotto nessuno, nemmeno Santoro.

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