Riprendiamo adl SOLE24ORE di oggi, 14/08/2018, a pag.15, con il titolo "In Israele il turismo dei record sfida la grande tensione del Medio Oriente" l'analisi di Roberto Bongiorni.
Roberto Bongiorni
Tel Aviv
«Fully booked». È una risposta in cui ci si può imbattere con frequenza se non ci si organizza per tempo. Che sia nella dinamica Tel Aviv, o nell'austera Gerusalemme, fino alle assolate spiagge di Eilat, sul Mar Rosso, molte strutture alberghiere israeliane hanno spesso tutte le stanze occupate. Non che siano poche. Al contrario. Ma il flusso turistico senza precedenti che da tre anni si sta riversando in Israele ha colto di sorpresa persino l'organizzata ed efficiente rete del ministero del turismo. Ed è questa la sorpresa. Siamo in un Paese circondato da nemici e noto anche per il conflitto più incancrenito dell'ultimo secolo, quello israelo palestinese. Da cinque anni la cruenta guerra civile in Siria sta destabilizzando la regione. I jihadisti e l'esercito di Assad si contendono i territori a ridosso delle alture del Golan. I caccia israeliani effettuano con regolarità incursioni militari contro le basi iraniane in Siria o contro i convogli di armi destinati agli Hezbollah libanesi. Nella tormentata striscia di Gaza sono ripresi i lanci di razzi. Eppure, a dispetto degli altri Paesi della regione, in Israele il turismo continua a crescere a ritmi impensabili. Nei primi sei mesi del 2018 gli arrivi hanno sfondato per la prima volta il tetto storico dei due milioni, generando introiti per 3,3 miliardi di dollari. Si tratta di un incremento del 19% sullo stesso periodo del 2017, anno in cui peraltro il turismo era cresciuto del 26 per cento.
Eilat
Quale è stato il segreto di questo successo? «Non c'è una sola ragione alla base di questo boom turistico - ci spiega il ministro del Turismo, Yariv Levin - . Con un'accurata politica di marketing abbiamo trasformato un turismo che prima era legato prevalentemente al pellegrinaggio ed alla visita dei luoghi sacri in un turismo a 360 gradi. Trasversale, da quello di élite a quello cosiddetto di massa. In un territorio ridotto abbiamo bellissime spiagge, città con grandi monumenti, il deserto, i boschi della Galilea. A cui si aggiunge il valore dei luoghi sacri. Abbiamo dato il via ad una strategia di cooperazione ed incentivi con le compagnie aeree straniere, facilitando loro l'apertura di tratte dirette. Solo dalla Romania ve ne sono sette». Il ministro prosegue, spiegando come da Eilat, sul mar Rosso, vi erano solo 4 voli settimanali dall'Europa. Ora ve ne sono 48, e nelle settimane di picco anche 50. «Solo dalla Polonia sono state create sei tratte. II turismo polacco è più che raddoppiato da 65mila a 150mila visitatori. Insomma 54 nuove rotte in Israele da tutto il mondo non sono poche. Da Montreal, da Shangai, New Delhi, dalle maggiori città cinesi. Quest'anno aprirà la rotta Londra-Eilat ». Sembrano lontani i ricordi della Seconda Intifada (2001-2005). Quando gli attentati kamikaze seminavano il terrore e le strade della città Vecchia di Gerusalemme erano deserte. «Israele - prosegue Yariv Levin - è ormai ritenuto un luogo sicuro, forse il più sicuro del mondo. D'altronde in un periodo in cui le capitali europee sono state vittima di gravissimi attentati terroristici, noi non siamo stati colpiti dal terrorismo jhihadista. Il 40% dei turisti che arriva in Israele poi vi ritorna. È una percentuale altissima». Il Paese dell'hi-tech, la nazione delle start up, sta dunque cercando di cambiare stimolando altri settori capaci di ridurre le sperequazioni sociali e creare lavoro. «Oggi - prosegue il ministro - il turismo in Israele rappresenta meno del 3% del Pil. Ma dal punto di vista occupazionale offre lavoro a 200mila persone. Il nostro obiettivo è di portarlo al 5% del Pil». Obiettivi ambiziosi ma raggiungibili. A condizione che vengano realizzati grandi progetti infrastrutturali. «Israele è piccolo, ha solo un aeroporto internazionale. Ma nel 2019 prevediamo 25 milioni di passeggeri, il che significa che l'aeroporto Ben Gurion entrerà nella categoria più alta dei grandi aeroporti mondiali Abbiamo eseguito dei lavori per aumentare la sua capacità, ma in futuro potrebbe non essere sufficiente». «In novembre - prosegue il ministro - aprirà il nuovo aeroporto di Eilat. Allo studio c'è anche il progetto di convertire una base aerea in aeroporto civile. Uno dei progetti più interessanti che stiamo studiando è la costruzione di un aeroporto su di un'isola artificiale. Qui potrebbero essere convogliati per esempio i voli low cost». Altro punto critico sono le strutture alberghiere. Quelle di extra lusso non mancano. Come il prestigioso Hotel Mamila di Gerusalemme, a poche centinaia di metri dalla cittadella di David. «La nostra clientela è composta per l'80% da stranieri. Nonostante disponiamo di molte stanze, 194, di cui 35 suite e 130 standard, in alcuni mesi siamo stati al completo», ammette il direttore delle pubbliche relazioni, Emanuel Shapira Rabbanian. Costruire nuove strutture alberghiere è dunque un passo necessario. Ma richiede tempo. In quest'ottica per venire incontro al settore il ministero del turismo ha elaborato incentivi governativi destinati a chi converte in alberghi edifici adibiti ad uffici, magazzini, persino fabbriche. «Abbiamo riscontrato interesse non solo sa parte delle aziende locali ma da diversi partner internazionali». Con un punta di orgoglio il ministro conclude. «Il giro di Italia qui in Israele è stata una straordinaria occasione che ha contribuito e contribuirà all'espansione del nostro settore turistico. Siamo davvero fiduciosi».
Per inviare al Sole24Ore la propria opinione, telefonare: 02/ 30221, oppure cliccare sulla e-mail sottostante