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Caro direttore, spero che di fronte al nome di Ramsey Clark reagisca come ho fatto io. Ma non era stato ministro della giustizia con Johnson negli anni '60 ? E che fine aveva mai fatto ? Boh, la cosa mi sarebbe stata del tutto indifferente se non avessi letto il suo nome al primo posto nell'appello che il Manifesto ha diffuso per sensibilizzare i suoi lettori sulla manifestazione che si terrà a Roma sabato 9 marzo per "dare una forte visibilità al movimento di solidarietà con la resistenza palestinese" come scrive il quotidiano comunista. Passi per Monsignor Capucci, il noto bombarolo secondo firmatario e tutte le sigle che c'è da istruirsi a leggerle, ma il nome di Ramsey Clark è stato una vera sorpresa. Che ci fa uno come lui, con il suo passato di ministro USA in un'accozzaglia dove l'antiamericanismo si taglia a fette ? Un giro istruttivo su Internet è stato sufficiente per capirlo. Intanto non era andato in pensione alla fine del suo servizio nel governo USA. Anzi. Quello che gli riuscì, mediocremente, di fare quando era ministro, lo proseguì brillantemente una volta terminato l'incarico. Con altra gente e con altri fini. Devi sapere che Clark, nell'arco di trent'anni, è diventato il migliore amico dei più noti criminali di guerra e di Stato. Vediamo la sua carriera privata. Che comincia da lontano, e precisamente dal Vietnam. Clark andò ad Hanoi per portare aiuti e sostegni internazionali ai nordvietnamiti mentre i prigionieri americani venivano colpiti, torturati e uccisi. Andò a Teheran per condannare i "crimini" dell'America mentre i suoi concittadini erano tenuti in ostaggio dagli iraniani. Andò a Tripoli per consolare Gheddafi dopo che gli USA bombardarono le centrali del terrorismo in quel paese. Andò in Francia a rendere omaggio a Kohmeini quando il mullah si preparava a conquistare con l'aiuto dell'Europa la Persia. Andò a Baghdad a consulto da Saddam Hussein e oggi dichiara che l'Iraq è il paese più ispezionato del mondo. Ha assunto la difesa dei terroristi dell'OLP che avevano ucciso Leon Klinghoffer sull'Achille Lauro nell'86. E' andato da Slobodan Milosevic per dimostrargli solidarietà contro" l'imperialismo americano",per difenderlo dalle accuse di genocidio, stupro, torture contro gli albanesi in Kosovo. E'andato in Ruanda per sostenere Elizaphan Ntakirutimana, un religioso Hutu, accusato di avere riunito nella sua chiesa e ospedale centinaia di Tutsi e di averli fatti massacrare a colpi di bombe e mitraglia. Ha difeso i terroristi dell'attacco al World Trade Center nel 1993 e continua a rappresentare la difesa legale dello sceicco Omar Rahman, tuttora in prigione per avere organizzato l'attacco. A fine '98 partecipa a Baghdad a una conferenza sui "diritti umani", nella quale vengono messi sotto accusa USA, Francia e Inghilterra. Mentre l'Iraq rivendica il diritto di impiccare gli oppositori del regime in pubblico e di avvelenare migliaia di curdi. Va da sè che approva l'invasione del Kuwait. Sostiene ancora Slobodan Milosevic durante la campagna NATO, tacendo sull'assedio di Sarajevo, sul massacro di Srebrenica e sui milioni di rifugiati senza casa del Kosovo. A Belgrado chiede di resistere contro la NATO. Dichiara che "sarà una grande lotta, ma la vittoria sarà gloriosa". A Grenada è consigliere di Bernard Coard, l'assassino del primo ministro Maurice Bishop. Fra i clienti del suo studio, Radovan Karadzic, il criminale di guerra serbobosniaco, da lui difeso a New York per una causa intentatagli per gli stupri in Bosnia. Oggi,con il suo "International Action Center", una organizzazione unanimamente definita stalinista, guida l'attacco continuo agli Stati Uniti. Caro direttore, ce ne sarebbe ancora una sfilza lunga un'ora, ma credo che queste note alla "carriera" dell'ex ministro Ramsey Clark siano sufficienti a delineare il personaggio. Avendo firmato per primo l'appello, c'è da supporre che sarà in testa al corteo. Non che la cosa mi stupisca. E' in buona compagnia. Quello che invece vorrei modestamente notare è la forza che la democrazia americana dimostra anche in questo caso. In USA Ramsey Clark non è nessuno. Per sapere chi è bisogna navigare in internet. E per vederlo in posizione "alta" occorre essere in Italia. Solo nel nostro paese uno come Ramsey Clark può sperare di ottenere la visibilità che a casa sua non ha mai avuto. Pur essendo uno dei campioni più strenui dell'antiamericanismo, in Usa può fare tutto quello che crede. La democrazia americana è troppo forte e considata per temerlo. Vorrei poter dire altrettanto dell'Italia. Vorrei, ma onestamente non me la sento. |
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