Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/08/2018 a pag.1 con il titolo "La pubblicità adesso mette il velo anche alle bambine", il commento di Mauro Zanon.
Mauro Zanon
L'ideologia della diversità non conosce più limiti. Il marchio d'abbigliamento americano Gap, per presentare la nuova collezione autunnale destinata ai bambini, ha fatto mettere in posa, tra i vari piccoli modelli, anche una bambina velata. «Il velo non è un giocattolo per bambini», si legge sul sito di petizioni online Change.org, dove sono già molte le firme per chiedere il ritiro immediato della pubblicità. Intitolato “Back to school", lo spot mostra una bambina di colore con i capelli afro e un'altra, dai lineamenti arabi, con addosso l'hijab, il velo integrale islamico che rende visibile soltanto l'ovale del viso. «Cominciate l'anno scolastico con il piede giusto», scrive l'azienda sotto le due bambine, invitando i loro coetanei che si preparano al rientro scolastico a scegliere le loro ultime proposte. Per ora è diffusa soltanto in America e nel Regno Unito, ma è in Francia che l'operazione di marketing di Gap sta suscitando le reazioni più accese, con la foto della bambina con l'hijab che è circolata sui social network accompagnata dall'hashtag #BoycottGap.
Una pubblicità della marca Gap
REAZIONI A DESTRA «Non accetterò mai di vedere bambine velate. Non andrò mai più da Gap», ha twittato Anne-Christine Lang, deputata della République en marche, il partito del presidente Macron. A farle eco nell'appello al boicottaggio Aurore Bergé. «Cominciare l'anno con il piede giusto consiste a non metterne più uno da Gap. Nulla autorizza né giustifica che venga messo il velo alle bambine: dov'è la loro libertà? Dov'è il loro libero arbitrio? Dov'è la loro scelta? Che sia un argomento commerciale mi disgusta», ha scritto indignata la deputata macronista. Gli attacchi più duri, tuttavia, sono arrivati dalla destra gollista. Lydia Guirous, portavoce dei Républicains, ha denunciato senza mezzi termini la «sottomissione all'islamismo» del marchio americano. «Gap porta avanti la sua sottomissione all'islamismo con manifesti che ritraggono bambine velate. Ho più volte denunciato la crescente imposizione del velo alle bambine, che insulta e calpesta i nostri valori», ha attaccato la Guirous.
APPLAUSI A SINISTRA Anche Valérie Boyer, deputata gollista, ha puntato il dito contro la sottomissione all'islamismo di Gap, ma ha anche toccato l'altro aspetto importante della vicenda, chiedendosi: «Dove sono quelle del #MeToo e del #BalanceTonPorc?». Già, dove sono le femministe sbraitanti degli ultimi mesi, le garrule suffragette sempre pronte ad alzare la voce contro il cattivo maschio occidentale, ma improvvisamente silenziose quando di mezzo c'è l'islam? Verranno forse a dirci che è stata una scelta della bambina quella di mettersi il velo? Per ora, il silenzio regna tra le femministe d'oltralpe. Anzi, c'è chi, addirittura, difende la mossa pubblicitaria di Gap, con le solite belle parole che mandano in sollucchero i benpensanti: diversità e multiculturalismo. Ed è con questo linguaggio, del resto, che si è difesa Gap: «Gap incoraggia i bambini a tornare a scuola celebrando le diversità, offrendo loro nuove fonti di ispirazione», ha fatto valere l'azienda, precisando che i due piccoli modelli, originari di Harlem, a New York, frequentano una scuola pubblica locale. Per Céline Pina, intellettuale laica francese, l'umma è diventata «una fantasia pubblicitaria». Bernard Carayon, esponente dei Républicains, ha ricordato che «le iraniane vengono imprigionate perché si tolgono il velo», mentre «Gap lo propone nelle sue pubblicità».
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