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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Nessuna pace possibile finchè resiste Arafat
Che la situazione stia precipitando è sotto gli occhi di tutti. Nessun governo può permettersi di tollerare che i propri cittadini vengano massacrati in una serie crescente di attentati. Anche se Ariel Sharon, come è stato notato da molti commentatori internazionali, ha cercato finora una strada che portasse -a certe condizioni- alla ripresa del processo di pace, prima fra tutte il cessate il fuoco, il suo tentativo non può certo dirsi riuscito. Di sicuro non è stato aiutato dall'Europa,che invece di favorire una nuova leadership palestinese -come ormai è chiaro a tutti che deve succedere- ha continuato a ripetere Arafat, Arafat come un disco rotto. Che il vecchio rais non conti più nulla è un'altra lampante verità. Se contasse ancora qualcosa, perchè non riesce ad imporsi alla sua gente ? Se ognuno dei vari gruppi armati, molti dei quali alle sue strette dipendenze, si comporta come una scheggia impazzita è evidente che il suo controllo equivale a zero. Purtroppo però è vero anche il contrario. Il potere, quello dell'immagine e della borsa, è ancora nelle sue mani, con la benedizione dei governi europei che non solo continuano a finanziarlo senza alcun controllo ma che ostinatamente lo vedono ancora quale unico rappresentante del suo popolo. Come sa chi segue con attenzione le vicende mediorientali - e Libero ne ha scritto diffusamente fin dal novembre scorso- la verità è ben diversa: altri sono i nomi che si affacciano sullo scenario palestinese. Primo fra tutti Jbril Rajiub, preso a schiaffi e con pistola puntata alla nuca da un Arafat che furente lo accusava di volergli fare le scarpe. Ma non solo Rajiub, ci sono alle porte Barghouti, Dachlal e altri che premono per sostituire chi ormai ha dimostrato di non avere più alcuna possibilità di rappresentare il futuro del proprio popolo. Ma Arafat resiste, causando lui stesso la morte di israeliani e palestinesi in un susseguirsi di criminali attentati.



Finchè dura Arafat non ci sono piani di pace sauditi che tengano. Di fronte ad un reale interesse di Israele e America, la doccia fredda è venuta proprio dai paesi arabi, che l'hanno immediatamente sconfessato. L'unica via d'uscita pare oggi consistere in una dirigenza palestinese realista e pronta a fare la pace, riconoscendo veramente ad Israele il diritto non solo di esistere, ma di poterlo fare entro confini sicuri e riconosciuti. Per vivere poi in uno stato palestinese che non rappresenti una continua minaccia per i suoi futuri vicini.



Poichè non sarà Arafat a guidare il cambiamento, sarà bene che l'Europa ne prenda atto e cambi atteggiamento. Il primo governo europeo che agirà in tal senso avrà la riconoscenza futura di Israele e, perchè no, anche dei palestinesi.

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