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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Il Cavaliere e la cacciata di Arafat 13-12-2002
Non capita sovente di sentire il bisogno di complimentarsi con il proprio governo. Soprattutto se si è abituati a dire come la pensiamo senza obbedienza alcuna. Ma questa volta il presidente del consiglio merita un applauso dal doppio valore. Da un lato ci fa capire quanto la sua permanenza alla Farnesina sia stata utile visti i risultati che in poco tempo hanno determinato una svolta così radicale nella nostra politica estera. Il forte appoggio verso l'ingresso della Turchia nella UE ne è un luminoso esempio. Dall'altro le parole con le quali ha accolto il presidente dello stato d'Israele Moshè Katzav in visita ufficiale in italia saldano i conti con una politica che da decenni aveva ridotto il nostro paese al livello di una qualunque repubblichetta bisognosa della benedizione araba e terzomondista.

Dal piccolo palestinese sulle ginocchia di Pertini, che nell'82 dagli schermi televisivi faceva gli auguri di capodanno agli italiani, giù giù fino alle scorribande di Arafat armato fino ai denti attraverso tutti i palazzi istituzionali, Vaticano compreso, fa piacere che il vento abbia cambiato direzione.

"Le porte di Palazzo Chigi sono state chiuse a tutti i rappresentanti di Yasser Arafat subito dopo la strage di Netanya nel marzo 2002. Da allora abbiamo tagliato ogni contatto con il presidente Arafat". Con queste parole è stato accolto il presidente israeliano. Parole durissime che condannano senza appello il terrorismo palestinese. Finora, nel mondo occidentale, solo Bush era arrivato a classificare Arafat in termini così netti. Berlusconi si ritrova dunque sullo stesso piano di Bush nel più fermo rigetto di qualunque posizione "accomodante". All'europea,per intenderci.

"L'aiuto politico ad Arafat deve essere condizionato ad un cessate il fuoco completo e alla fine del terrorismo contro Israele" ha poi continuato Berlusconi, che ha pur sempre affermato la disponibilità dell'Italia a svolgere un ruolo importante nel processo di pace israelo-palestinese. Alla richiesta poi di Katzav di "usare la sua influenza con l'Iran per fermare gli aiuti al terrorismo internazionale e moderare le dichiarazioni anti-israeliane del governo iraniano", Berlusconi ha promesso di fare "il suo massimo".

Finalmente parole chiare, in grado di essere capite da tutti. Cade finalmente l'immagine di un Arafat vittima del cattivo Sharon, si liquefa tutta la melassa che TV e media ci hanno fatto trangugiare sulla chiesa della visitazione "assediata" dai cattivi soldati israeliani, nascondendo e manipolando quello che realmente era avvenuto: la chiesa era stata sequestrata dai palestinesi,mentre l'esercito israeliano dall'esterno non assediava proprio nessuno ma si limitava a richiedere la resa dei terroristi che nella chiesa avevano trovato rifugio.

Se Arafat comanda una banda di terroristi che massacrano civili innocenti che deve fare un paese democratico per difendersi, se non agire per proteggere i suoi cittadini ?

Immaginiamo già come saranno accolte le dichiarazioni di Berlusconi. Da destra, dal centro e da sinistra si alzerà il solito coro di proteste contro il presidente "amerikano", chissà,qualcuno magari rispolvererà qualche insulto retrò in omaggio ai "bei tempi" di quando l'ONU uguagliava sionismo a razzismo. Abbaieranno i Capucci e i Nemer Hammad,esclusi dagli inviti di corte fintanto che non la smetteranno di appoggiare il terrorismo.

Si rallegreranno invece gli italiani per bene, quelli che, conoscendo la storia, sanno la differenza che passa tra democrazia e dittatura, fra rispetto e violenza. Che sanno, fra Israele e stati canaglia, da che parte stare.

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