Libia: offensiva contro l'Italia, 'l'Ambasciatore Giuseppe Perrone persona non gradita' Cronaca di Francesco Semprini
Testata: La Stampa Data: 10 agosto 2018 Pagina: 11 Autore: Francesco Semprini Titolo: «Libia, scatta l’offensiva anti-italiana: 'Via l’ambasciatore, ci ha offeso'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/08/2018 a pag. 11, con il titolo "Libia, scatta l’offensiva anti-italiana: 'Via l’ambasciatore, ci ha offeso' ", la cronaca di Francesco Semprini.
Francesco Semprini
Il parlamento di Tobruk dichiara l’ambasciatore italiano Giuseppe Perrone persona non gradita, e il portavoce di Khalifa Haftar, Ahmed Mismari, chiede aiuto alla Russia affinché intervenga per rimuovere «dall’arena libica Turchia, Qatar, e in particolare l’Italia». Il motivo di tale ostilità è da ricondurre, secondo gli stessi detrattori, alle recenti dichiarazioni dell’inviato della Farnesina sulla non opportunità di tenere elezioni politiche entro il 10 dicembre, data individuata dal calendario di Macron nel corso del vertice sulla Libia tenuto a Parigi in maggio. Posizione ribadita in maniera chiara da Roma per bocca dei ministri coinvolti nel dossier libico.
Giuseppe Perrone
Ecco quindi l’offensiva anti-italiana che parte dal Comitato affari esteri del parlamento di Tobruk, il quale condanna «nei termini più forti» le dichiarazioni rilasciate dall’ambasciatore «a un’emittente satellitare», considerate una «flagrante interferenza negli affari interni della Libia, una violazione pericolosa alla sovranità nazionale e un’aggressione alla scelta del popolo libico». «Un’offesa che richiede le scuse italiane», si legge nella nota. «Se la Francia vuole tenere le elezioni (entro l’anno), l’Italia si è detta contraria… noi concordiamo con la Francia: vogliamo tenere le elezioni quest’anno», incalza Mismari appellandosi a Mosca. In realtà la questione voto è solo la facciata di un contenzioso più ampio che trova espressione in una campagna mediatica, soprattutto nell’Est della Libia e alcune realtà del Sud, che si protrae da tempo. Un’offensiva atta a danneggiare l’Italia e creata ad arte secondo un disegno che vede, in ultima istanza, la regia di Parigi. È infatti la Francia a volere elezioni entro la fine dell’anno, a prescindere dalla sussistenza delle condizioni minime di sicurezza e regolarità, con l’obiettivo di prendere il comando dell’iniziativa politica e alterare gli equilibri a proprio vantaggio.
La conferenza in Sicilia Per esempio, entrando a spinta nel business del greggio con Total, scalzando Eni, protagonista sulla sponda Sud del Mediterraneo. La Francia e i suoi alleati sono spaventati dalla determinazione con la quale Roma sta conducendo la partita. Non a caso l’attacco giunge a qualche giorno di distanza della visita del ministro degli Esteri Moavero al Cairo, dove ha discusso con l’omologo egiziano Sameh Shoukry della conferenza che si terrà a novembre a Sciacca, molto probabilmente presso il resort Verdura, in cui l’Italia ha chiesto la partecipazione di Al Sisi. L’Egitto, tradizionale alleato di Haftar, è contrario a elezioni immediate, memore di quanto accaduto nel 2012 quando dalle urne uscirono vincitori i fratelli musulmani di Mohamed Morsi facendo leva sulle ferite ancora aperte della primavera rivoluzionaria. A Sciacca ci sarà Mike Pompeo, «ma si sta lavorando per portare Trump in persona in occasione della sua missione Apec in Asia», spiegano fonti informate. Del resto, il 30 luglio a Washington il presidente Usa ha siglato col premier Giuseppe Conte l’intesa per la cabina di regia Italia-Usa sul dossier libico, e Pompeo in persona avrebbe interceduto con Haftar per la restituzione dei pozzi petroliferi alla Non, l’autorità libica. A dimostrazione del rafforzamento degli equilibri a favore del Governo di accordo nazionale sostenuto dalle Nazioni Unite. E anche in ambito Onu si registra un maggiore attivismo Usa con l’arrivo di Stephanie T. Williams, già incaricata d’affari Usa in Libia, come vice di Ghassam Salame, libanese molto legato alla Francia. È chiaro che tutto questo irrita l’Eliseo, mentre non è chiarissimo se Haftar voglia le elezioni o si stia prestando al piano francese. Non preoccupa infine l’appello di Mismari alla Russia visto che Lev Dengov, inviato di Mosca in Libia, ha ribadito, proprio in un’intervista a La Stampa, la piena sintonia con l’Italia. È infine doveroso sottolineare come l’Italia non si sia mai tirata indietro al dialogo con le parti in campo, nessuno escluso, come dimostra la visita di Perrone a Bengasi, primo rappresentante di un Paese occidentale a recarsi da Haftar. E che lo stesso ambasciatore ha più volte ribadito come «per fare la pace occorre parlare con tutti».
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante