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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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La sconfitta di Hitler che salvò gli ebrei
Per molti El Alamein è il ricordo di una tragica sconfitta, un pezzo di storia da rivivere con il dolore e il lutto che quella tragica battaglia si porta dietro. Per i più è una pagina di storia scolatica. Ci fu il coraggio dei soldati italiani,come ci hanno insegnato i libri di testo,ma quel nome è di fatto ormai consegnato alla storia.

Abbiamo studiato che il generale Montgomery, con la sua ottava armata, sconfisse Rommel, che "volpe del deserto", come ci è rimasto impresso nella memoria grazie a cinema e letteratura, non doveva poi esserlo così tanto.

Montgomery,più che per El Alamein, continuiamo a ricordarlo per quel cappotto di color cammello con il cappuccio e gli alamari da lui portato con inglese eleganza e che divenne famoso in tutto il mondo.

Ma che cosa sarebbe successo se invece degli inglesi avesse vinto l'esercito italo-tedesco ?

E'vero che la storia non si fa con i se, ma in mezzo a tante rievocazioni , può essere utile ricordare ai lettori di Libero qual'era la situazione nel Medio Oriente di allora. E cercare di capire qual'era l'atmosfera nella quale agivano i protagonisti.

La Germania di Hitler si annetteva uno stato dopo l'altro, il suo esercito sembrava invincibile. L'Italia era al seguito.

La Palestina,quella che poi sarebbe diventata Israele, era sotto protettorato inglese. Hitler,nel suo folle progetto di conquistare il mondo e di annientare gli ebrei ovunque si trovassero, era arrivato a un passo dal realizzare ciò che in quel momento lo intressava di più: conquistare la Palestina sconfiggendo gli inglesi e poi sterminare tutti gli ebrei.

Il piano era stato studiato a Berlino con la collaborazione del gran Muftì di Gerusalemme Haj Amin Husseini, sfegatato nazista e rifugiato in Germania. Gli ebrei erano allora in Palestina circa quattrocentomila, e con i tedeschi ormai a due passi da casa, progettavano, sotto la guida di David Ben Gurion,un impossibile piano di difesa.

Chi proponeva di riunirsi tutti a Gerusalemme nella città vecchia circondata dalle mura, chi suggeriva il Monte Carmelo ad Haifa, chi la Galilea, dove organizzare la resistenza con la quasi certezza che la prospettiva più realistica era un suicidio collettivo. Come resistere ad un esercito che aveva conquistato l'Europa ? Come sarebbe riuscito a sopravvivere un pugno di ebrei, pronti a tutto, ma pochi e senza armi ? Invadendo l'Egitto e poi la Palestina, Hitler li avrebbe sterminati tutti.

Non è difficile immaginare quale fosse il panico che in quei momenti si era impossessato dei futuri cittadini dello stato di Israele. Terrore,paura, ma anche una grande determinazione ad organizzarsi e a resistere.

La sconfitta di El Alamein cambiò le sorti del futuro Israele. Rommel,sconfitto da Montgomery, fu fermato.

Quei giorni sono ancora vivi nella memoria di chi li ha vissuti ed il racconto non è meno drammatico anche se il tempo trascorso ha contribuito a mitigarne l'emozione.

Soprattutto gli israeliani di origine italiana, e che hanno passato gli ottanta, ricordano ancora oggi quel periodo con straordianria lucidità e commozione. L'Italia, la loro Italia malgrado tutto, anche se li aveva scacciati con le leggi razziali, si trovava nella posizione di chi avrebbe potuto contribuire al loro sterminio. Le leggi del Reich parlavano chiaro, la Palestina doveva diventare Judenrein,senza nemmeno più un ebreo.

Ecco perchè, dopo un doveroso rispetto verso i caduti italiani, trascinati in un folle destino da una ancor più folle ideologia, si può, si deve poter dire che quella battaglia perduta permise di vincerne un'altra. La creazione di li a pochi anni dello Stato di Israele, un paese che risorgeva dopo duemila anni e che avrebbe accolto i sopravvissuti dei campi di sterminio nazisti. Quella volta ad Hitler andò male. Da italiano lo ricordo con grande soddisfazione.

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