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La Repubblica Rassegna Stampa
07.08.2018 Cuori per coprire svastiche: l'israeliana Ayelet contro l'odio a Capannori (Lucca)
Cronaca di Laura Montanari

Testata: La Repubblica
Data: 07 agosto 2018
Pagina: 19
Autore: Laura Montanari
Titolo: «I cuori di Ayelet dipinti sulle svastiche: 'L’amore vince'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/08/2018, a pag.19, con il titolo "I cuori di Ayelet dipinti sulle svastiche: 'L’amore vince' ", il commento di Laura Montanari.

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Laura Montanari

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Ayelet Ben David

Otto cuori rossi a spray dove c’erano otto svastiche nere. I muri parlano di chi li abita. «L’ho fatto per voi che vivete in una terra così bella come la Toscana» dice Ayelet. Ci sono le mani di questa signora israeliana che da quattro anni e mezzo ha preso casa sulle colline in provincia di Lucca. C’è lei dietro i cuori lasciati, come molliche di pane, su un cassonetto della Caritas a Segromigno in Monte, sulla saracinesca di un negozio abbandonato davanti a una chiesa, su una cabina dell’Enel vicino a un semaforo, sul muretto accanto a un bar lungo la strada di curve e olivi che da Capannori porta a Montecarlo di Lucca. «Vedevo quei simboli nazisti andando in giro in bicicletta in mezzo a panorami stupendi e ho sentito che dovevo fare qualcosa. Anzi mi dicevo: ma perché la gente qui intorno non fa qualcosa?». Così Ayelet ha cominciato da sola «il lavoro» qualche mese fa: prima una mano di vernice bianca dove c’erano svastiche o croci celtiche. «Poi mi sono seduta sul muretto e ho aspettato che asciugasse. Non mi sono nascosta, ho fatto tutto in pieno giorno». Quindi ha preso la bomboletta spray, ha disegnato un cuore rosso fuoco e sopra, la scritta a caratteri ebraici: amore. «Non love, ma amore in ebraico, la lingua del Vecchio Testamento: mi sembrava un messaggio più forte».

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Uno dei cuori con cui Ayelet ha coperto le svastiche

Naturalmente questa non è una storia di writers, ma di memoria e di ferite consegnate al presente. «Non c’entra il fatto che io sia ebrea o che viva tra Tel Aviv e Capannori – dice Ayelet Ben David, quarant’anni passati da un po’, una che di mestiere organizza eventi legati al food - quei segni sono una memoria che non dobbiamo cancellare, non sono simboli lontani chiusi nelle pagine dei libri di Storia, basta fare pochi chilometri da Lucca per arrivare a Sant’Anna di Stazzema». Il paese della strage nazista del 1944: cinquecentosessanta morti. Vecchi, donne, bambini. Quelli che erano rimasti nelle case. «Oppure spostarsi più in là e camminare lungo la linea Gotica sulle Apuane». Ayelet parla al telefono, dalla Val d’Aosta dove si trova in vacanza. Non sa che a Segromigno dentro i suoi cuori rossi si sono affacciate nuove croci uncinate, bianche e nere. Ma questa oramai non è una battaglia soltanto sua. Il sindaco di Capannori Luca Menesini ha dato mandato di ripristinare i cuori a un gruppo di writers (da mesi già al lavoro su altri muri del Comune per cancellare le scritte di odio e sostituirle con murales pacifisti). «I miei nonni fuggirono dalla Grecia prima dell’arrivo dei nazisti e si rifugiarono in Palestina riprende a raccontare la signora dei cuori rossi come l’hanno chiamata sulle cronache del Tirreno - Ma è nel passato di tutti che vanno ricercate le ragioni del mio gesto. Non dipende dal fatto che io sia o meno ebrea. Quelle svastiche non si possono tollerare sui muri, ci ho messo un po’ a capirlo. Ma viene il giorno in cui qualcosa o qualcuno ci spinge a fermarci un minuto a pensare. Io vorrei che quei cuori fossero condivisi, che diventassero una battaglia comune in nome della libertà e della democrazia». A Segromigno in Monte, duemila abitanti scarsi, frazione di Capannori, di scritte inneggianti al nazismo ce ne sono svariate, mescolate a «Forza Milan», «Amo Paola» e a un campionario di inni ultrà. In tanti passano e nemmeno se ne accorgono: «Una svastica dove?» chiedono distratti in un bar lungo la provinciale. Ayelet, appassionata di sport e ciclismo spiega: «Passavo da quelle strade in bicicletta incontravo le chiese dove i preti predicano sui valori importanti come la tolleranza e l’amare il prossimo. Mi fermavo al bar e il caffé era buono e la gente accogliente. Poi alzavo lo sguardo e vedevo sulla via quella svastica. Mi sembrava così dissonante, così senza vergogna». All’inizio vorrebbe segnalare la cosa alla polizia o al Comune con una denuncia, ma pensa: «Quanto tempo ci impiegheranno a toglierle?». Così decide per il fai da te e si ferma a comprare un barattolo di vernice bianca e una bomboletta spray. Come tempo prima ha fatto un’anziana signora berlinese, Irmela Mensah Schramm, che per più di vent’anni ha girato per le strade di diverse città della Germania, con una spatola e dei colori. Forse perché in fondo, come scriveva Italo Calvino, abbiamo tutti una ferita più o meno segreta e si combatte per riscattarla.

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