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Informazione Corretta Rassegna Stampa
06.08.2018 IC7 - Il commento di Enrico Fubini: Bicchiere a tre quarti
Dal 29 luglio al 4 agosto 2018

Testata: Informazione Corretta
Data: 06 agosto 2018
Pagina: 1
Autore: Enrico Fubini
Titolo: «IC7 - Il commento di Enrico Fubini: Bicchiere a tre quarti»

IC7 - Il commento di Enrico Fubini
Dal 29 luglio al 4 agosto 2018

Bicchiere a tre quarti

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Campi israeliani in fiamme per il lancio di ordigni incendiari da Gaza

Un giornalista che in questi giorni dovesse mandare qualche notizia interessante da Israele a un giornale italiano non si troverebbe certo in difficoltà: gli avvenimenti di rilievo non mancano e se volesse raccogliere anche solo quelli di maggior interesse non avrebbe certo difficoltà a trovare notizie importanti. La stampa italiana è piuttosto avara e le poche notizie che fornisce sono accuratamente selezionate. Ad esempio ben poca attenzione i media italiani hanno dedicato in questi mesi al disastro umano, economico ed ecologico provocato dai cosiddetti aquiloni incendiari che dalla striscia di Gaza, con il vento favorevole, volano sul territorio israeliano per raggiungere persino Beersheva provocando incendi di ogni tipo. Migliaia di ettari di coltivazioni sono andate in fumo e così foreste che hanno richiesto il lavoro paziente di intere generazioni per riuscire a far crescere gli alberi in zone desertiche. Molti aquiloni sono intercettati prima che possano atterrare ma non è un’operazione facile e molti purtroppo riescono a raggiungere le loro mete.

Tutti i venerdì pacifici militanti di Hamas riescono ad inscenare disordini con Israele cercando di oltrepassare la rete di confine e se riescono ad avere qualche morto e un po’ di feriti tra i loro adepti che tirano bottiglie molotov o granate tra i soldati israeliani, possono dirsi soddisfatti e in questo caso i media internazionali dedicano maggiore attenzione agli avvenimenti. Ma i guai non finiscono qui: nel fronte nord, sul Golan, si gioca una partita molto rischiosa: Israele si trova quotidianamente a combattere una guerra non voluta non solo contro le truppe di Assad e ma anche contro quelle dell’Iran che si avvicinano pericolosamente al confine con Israele; al tempo stesso Israele deve giocare una rischiosa partita diplomatica con Putin, problematico amico di Israele ma anche dell’Iran, perché il fronte nord non si surriscaldi troppo e per non trovare le truppe iraniane sui propri confini. I problemi interni non sono meno complicati e neppure di facile soluzione.

La coalizione sempre traballante per i motivi più disparati che vanno dalle richieste dei gruppi LGBT, contrastate in particolare dai partiti religiosi, alla nuova e molto discussa legge sullo stato- nazione, approvata di recente, e che ha suscitato forti proteste tra tutte le minoranze in Israele a cominciare dai Drusi che si sentono emarginati da uno Stato che hanno sempre servito anche militarmente con lealtà e spirito di sacrificio, ma anche dagli arabi israeliani, proprio in un momento in cui la loro integrazione aveva fatto molti progressi. Molto probabilmente questa legge approvata con troppa fretta dovrà essere nuovamente portata alla Knesset, nella sessione autunnale, per le richieste di modifica non solo da parte delle sinistre ma anche delle destre. I problemi che tengono impegnata l’attenzione di tutti coloro che vivono in Israele e hanno a cuore il loro paese sono tanti e non sempre di facile soluzione: gli ultimi ebrei etiopi, circa otto mila, che vorrebbero raggiungere Israele, spesso anche per motivi di ricongiungimento famigliare, suscitano le giuste proteste tra gli etiopi che già vivono da tempo in Israele; gli attacchi terroristici mai finiti continuano a mietere morti e feriti. Nessuno spiraglio di trattative con i palestinesi che per ora rifiutano radicalmente qualsiasi ipotesi di pace. Ed ancora come non ricordare il vergognoso rifiuto sino ad oggi di far entrare in Tunisia per il torneo internazionale di scacchi la piccola ragazzina geniale di sette anni perché israeliana!

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In spiaggia a Tel Aviv

Allora tutto male in Israele? No di certo: non è un paese come tanti altri sull’orlo della bancarotta politica, sociale o economica. Tutt’altro. Il paese cresce, nonostante tutto; ci sono esempi di fruttuosa collaborazione anche sul lavoro tra cittadini ebrei e arabi, il paese è economicamente florido, con un indice di natalità molto alto e continui nuovi arrivi di ebrei che decidono di fare l’aliyah da paesi in cui non si sentono più a proprio agio e sicuri; Israele porta aiuti in paesi vicini e lontani che si trovano in difficoltà; le sue ricerche e le sue invenzioni sono apprezzate ed esportate in tutto il mondo. Basta ricordare i bambini persi nelle grotte in Tailandia individuati e quindi salvati grazie ad apparecchiature inviate da Israele. Quanti paesi africani oggi hanno rapporti con Israele e possono progredire grazie agli aiuti che ricevono. È di questi giorni la notizia che il Togo ha salvato le proprie coltivazioni di manghi affetti da una malattia che portava alla loro distruzione grazie ad un ritrovato israeliano. La lista potrebbe allungarsi molto. Se si vuole fare un bilancio della situazione si potrebbe concludere affermando che il bicchiere è mezzo pieno nonostante i pericoli, le grosse nuvole all’orizzonte, il fronte sud e quello nord pericolosamente caldi e turbolenti, un’opinione pubblica all’estero e in particolare in Europa, troppo spesso ostile allo Stato ebraico. Per essere ottimisti, come sono di solito gli israeliani, il bicchiere è forse persino un po’ più che mezzo pieno, diciamo pieno per tre quarti o quasi!


Enrico Fubini, già docente di Storia della musica presso l'Università di Torino


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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