Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/08/2018, a pag.11, con il titolo "Carovita e crollo della moneta, proteste e scontri in Iran" il commento di Rolla Scolari.
Rolla Scolari
Quarto giorno consecutivo di scontri in Iran, fra assalti a scuole religiose e protese per l’impennata dei prezzi. Nella provincia di Alborz, Nord del Paese, la rivolta è degenerata, una persona è morta e venti sono state arrestate, durante la manifestazioni. Il tutto a due giorni dell’entrata in vigore delle nuove sanzioni americane in seguito al ritiro degli Usa dall’intesa sul nucleare. La prima fase partirà martedì: il Dipartimento del Tesoro imporrà blocchi sulle transazioni finanziarie, sull’importazione di materie prime, sul settore automobilistico e sull’aviazione commerciale. Non è un caso che la compagnia di bandiera, Iran Air, abbia annunciato ieri che cinque velivoli del produttore di aeromobili franco-italiano Atr saranno consegnati oggi. L’impossibilità di acquistare aerei di linea - e pezzi di ricambio - crea una delle maggiori preoccupazioni al governo di Teheran, che nel 2015, quando l’accordo nucleare era entrato in vigore, aveva siglato contratti internazionali per rinnovare una flotta molto vecchia.
Altre sanzioni arriveranno il 5 novembre: colpiranno i settori petrolifero e del gas, e la banca centrale. Secondo Forbes, sono già molte le compagnie internazionali ad aver dichiarato la cessazione delle loro attività in Iran. Tra loro ci sono Total, Maersk, Peugeot, General Electric, Honeywell, Boeing, Lukoil, Dover e Siemens.
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Ma sono le tensioni e le proteste nel Paese a scuotere gli equilibri. Tanto che il presidente iraniano «moderato» Hassan Rohani – che aveva puntato tutto sull’accordo nucleare per attirare investimento estero – ora vede assottigliarsi il suo sostegno, minato dall’opposizione conservatrice sempre più compatta e dalla protesta di piazza contro la crisi economica, il crollo della moneta nazionale, la siccità, la disoccupazione. Per la prima volta in cinque anni di mandato il Parlamento lo ha convocato entro la fine dell’estate per esporre un piano di ripresa economica.
La rabbia nel Paese
«Dove sono i nostri soldi?», hanno gridato nei giorni scorsi e ancora ieri i manifestanti in diverse città, assieme a slogan contro «il dittatore» e la Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. Da martedì a venerdì diverse città sono state investite dal dissenso: Isfahan, Mashhad, Shiraz e la stessa Teheran. Ieri gli scontri ad Alborz con una vittima e venti arresti. Le proteste sono più contenute rispetto a quelle che tra dicembre e gennaio hanno portato a scontri e alla morte di 25 persone. Ma il ritorno delle sanzioni, agita una popolazione già piegata dalla crisi economica. Un seminario religioso, che assieme alle banche legate al clero sciita è simbolo di un potere giudicato corrotto e inefficiente, è stato assalito in una cittadina vicino alla capitale.
E una scuola teologica è finita nel mirino dei dimostranti nella stessa Alborz. I media conservatori hanno insistito sull’aspetto violento del dissenso e sugli attacchi della folla ai centri religiosi.
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