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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
05.08.2018 La storia di rabbi Akiva
Recensione di Giulio Busi

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 05 agosto 2018
Pagina: 24
Autore: Giulio Busi
Titolo: «Rabbi Akiva, maestro (e martire) citato mille volte nel Talmud»

Riprendiamo dal SOLE24ORE Domenica di oggi, 05/08/2018, a pag.24, con il titolo "Rabbi Akiva, maestro (e martire) citato mille volte nel Talmud" la recensione di Giulio Busi.

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Giulio Busi

Un parvenu a corte. La storia di Akiva - che Barry W. Holtz racconta in un libro agile e ben documentato - ha tutti i crismi dell'ascesa sociale. Umili origini, una donna di estrazione più alta che s'innamora di lui, il futuro suocero che non ne vuol sapere d'un pretendente così scadente. Aggiungete una mente brillante, moltissima tenacia e duro lavoro e avrete il segreto di un successo che dura da quasi due millenni. La corte in questione non è quella di un monarca. Akiva vuol diventare maestro della Torah, e il suo sogno è farsi ascoltare in una corte rabbinica. Si sa che gli inizi sono duri. Il suo è addirittura di sasso. Arrivato a quarant'anni senz'aver toccato libro, si trova un giorno all'imboccatura di un pozzo. Sebbene ignorante, è un tipo curioso, e chiede a chine sa più di lui. «Chi ha scavato questa pietra?». La risposta non si fa attendere. «Non hai forse letto il versetto del libro di Giobbe? "Le acque corrodono le pietre"». Akiva si ferma, riflette, e d'un tratto capisce. Se l'acqua fa breccia in un sasso, la Torah, che è acqua di vita, scaverà il suo cuore, che è fatto di carne e di sangue. Si sceglie un insegnante e comincia ad apprendere l'alfabeto ebraico. Prima una lettera, poi la successiva, fino all'ultima della serie. Quindi un libro biblico, il seguente e un altro ancora.

Risultati immagini per RABBI AKIVA. L'UOMO SAGGIO DEL TALMUD
                                           La copertina (Bollati Boringhieri ed.)

«Egli continuò a studiare fino a quando non imparò l'intera Torah». La moglie lo aiuta e lo sostiene. Secondo alcuni, sacrifica addirittura le proprie belle trecce per vendere i capelli e pagargli così gil studi. Dopo dodici anni passati lontano a farsi un curriculum, Akiva torna a casa con un seguito di 12 mila studenti. Ma non gil bastano, e riparte per perfezionarsi. Altri 12 anni a sgobbare sui libri, ed eccolo di nuovo. Questa volta gli studenti sono 24 mila. Alla faccia degli invidiosi. E del suocero, che finalmente si convince delle doti portentose di quel genero geniale e sgobbone. Rabbi Akiva è uomo di grandi numeri e di gesta ardimentose. Il posto di eroe della tradizione rabbinica se l'è guadagnato sul campo. Non solo il suo nome compare un migliaio di volte nel Talmud, il grande corpus giuridico ed esegetico del giudaismo dell'età tardo antica. La leggenda ne fa anche un uomo coraggioso, capace di avventure ai limiti del possibile. È lui il protagonista di una storia a sfondo mistico, in cui si racconta di quattro volonterosi che penetrano in un misterioso giardino. Dietro l'allegoria si nasconde forse l'ascesa iniziatica verso una dimensione divina, in cerca di sapienza e di poteri magici. Dei quattro intrusi nel giardino, uno muore, il secondo rimane offeso, il terzo commette apostasia. Solo il Akiva «entra in pace ed esce in pace», dopo aver raggiunto il grado più alto della visione celeste. Una bella tempra, la sua, che viene messa alla prova durante la rivolta giudaica del 132-135, al tempo dell'imperatore Adriano. Oltre a sostenere Bar Kokva, il capo dei rivoltosi, il nostro Akiva non si piega al divieto romano di insegnare la Torah. Arrestato e condannato a morte, viene scorticato vivo, «con pettini di ferro», ed esala l'ultimo spirito mentre recita lo Shema, la preghiera di esaltazione del Nome e dell'unità divina. Il suo è un martirio in difesa dell'insegnamento e dello studio. Akiva è ormai pronto per far il proprio ingresso in un'altra, superiore corte, quella celeste.

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letterealsole@ilsole24ore.com

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