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La Stampa Rassegna Stampa
04.08.2018 La legge Mancino va rafforzata, non cancellata
Cronaca di Federico Capurso, commento di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 04 agosto 2018
Pagina: 4
Autore: Federico Capurso - Maurizio Molinari
Titolo: «'Abroghiamo la legge sul razzismo'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/08/2018, a pag. 4, con il titolo 'Abroghiamo la legge sul razzismo', la cronaca di Federico Capurso; a seguire il commento del direttore Maurizio Molinari.

E' inaccettabile l'uscita di Lorenzo Fontana, ministro della Famiglia (Lega), che chiede di cancellare la legge Mancino sul razzismo. La legge Mancino non va abolita, ma rafforzata perché, fino a oggi, è stata quasi sempre inefficace e inapplicabile. E' quest'ultimo il suo solo difetto: non è stata quasi mai applicata perché non è stringente e manca di chiarezza e puntualità, lasciando così comode scappatoie.

Ecco gli articoli:

Federico Capurso: 'Abroghiamo la legge sul razzismo'

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Federico Capurso

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Lorenzo Fontana

A suo agio, lontano dai lidi del suo ministero, quello per la Famiglia e la Disabilità, il leghista Lorenzo Fontana affronta il delicato tema del razzismo in Italia: «È un’arma ideologica dei globalisti per puntare il dito contro il popolo italiano e accusarlo falsamente di ogni nefandezza». E ancor più a suo agio, rilancia un vecchio cavallo di battaglia della Lega: «Abroghiamo la legge Mancino», che punisce chi professa ideologie nazifasciste e propaganda l’odio razziale.

Meno leggera, però, è la reazione del mondo politico, delle Comunità ebraiche e dell’Associazione nazionale partigiani, che chiedono le dimissioni di Fontana. E un certo «fastidio» agita gli alleati di governo del Movimento 5 stelle, costretti ad arginare per l’ennesima volta il ministro leghista. Prima erano state le frasi sulle famiglie arcobaleno, poi sulle adozioni gay, ora sulla legge Mancino. La misura è colma e l’artiglieria pesante viene chiamata a intervenire. La voce più forte ad alzarsi è quella del vicepremier Luigi Di Maio: «La discussione sull’abrogazione della Legge Mancino può chiudersi tanto rapidamente quanto si è aperta. La Legge Mancino deve rimanere dov’è. Le pensioni d’oro, invece, devono scomparire alla velocità della luce». E mette in chiaro che l’abrogazione della legge «non è nel contratto di governo» ed è «uno di quegli argomenti usati per fare un po’ di distrazione di massa». Persino il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che finora era stato notato soprattutto per il suo basso profilo nelle polemiche interne al governo, sottolinea come la Legge Mancino non sia «mai stata oggetto di alcuna discussione o confronto tra i membri del Governo». Di più: sono «sacrosanti gli strumenti legislativi che contrastano la propaganda e l’incitazione alla violenza e qualsiasi forma di discriminazione razziale, etnica e religiosa». Nel triumvirato di governo, però, c’è anche Matteo Salvini, leader del partito di Fontana. Una condizione scomoda. E così, prima offre il suo sostegno a Fontana: «Sono d’accordo: alle idee si contrappongono le idee, non le manette». E poi, per amor di governo, si trova costretto a infrangere ogni desiderio di abrogazione: «Una battaglia giusta, ma non è una priorità per la Lega e il governo, che ha al centro della propria azione lavoro, tasse e sicurezza».
L’intervento di Fontana scatena anche la protesta delle opposizioni e delle Comunità ebraiche. Sono «frasi che offendono profondamente», protesta la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Noemi Di Segni e la Comunità di Roma ammonisce: non si strizzi l’occhio ai neofascismi.

Non è un mistero che all’interno del Movimento 5 stelle Fontana abbia una nutrita schiera di oppositori. Assurto ormai a primo contraltare del ministro leghista è il sottosegretario alle Pari opportunità, Vincenzo Spadafora, che nelle ultime settimane si era già scontrato con Fontana sul tema delle famiglie arcobaleno. «Non è nel contratto di governo», puntualizza. E anche l’anima “di sinistra” del Movimento è toccata nel vivo. Roberto Fico, che ne è punto di riferimento, anche dopo essere diventato presidente della Camera, non può non intervenire: «Punire chi compie gesti e azioni che istigano alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali deve rimanere un principio del nostro ordinamento», scrive su Twitter. «Indiscutibile e da preservare, anzi da ampliare a tutte le categorie più deboli». E rincara la dose il senatore M5S Matteo Mantero: «Sarebbe opportuno che il ministro Fontana si ricordasse delle sue competenze e dei suoi doveri, anche perché i disabili hanno problemi seri. Fontana si occupi di loro invece di sparare cazzate in giro».

Se poi tutto questo non dovesse bastare e l’abrogazione della legge Mancino dovesse essere presentata in Parlamento, la presidente M5S della commissione Giustizia alla Camera Giulia Sarti è pronta: «Una cosa del genere, non la prenderei nemmeno in considerazione».

Ecco il commento alla notizia del direttore Maurizio Molinari, tratto dalla Stampa di oggi, a pag. 24:

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Maurizio Molinari

Da quando la Costituzione entrò in vigore, l’1 gennaio del 1948, è stato proprio questo articolo [l'articolo 3], semplice e formidabile, a proteggere l’Italia dal virus dell’odio verso il prossimo, diventando anche la base dell’adozione di provvedimenti, come la legge Mancino del 1993, tesi a perseguire chi si propone di riesumare il razzismo sul territorio nazionale. Il valore cruciale dell’articolo 3, ribadito recentemente dal presidente Sergio Mattarella, trova conferma nelle cronache - italiane ed europee - sempre più spesso disseminate di espressioni di ostilità verso il prossimo sulla base di pregiudizi. D’altra parte, come il Premio Nobel per la Pace Elie Wiesel ci ha insegnato, la difesa dei nostri valori, come della memoria che li custodisce, deve essere costantemente riguadagnata. Da ognuno di noi. Di giorno in giorno. Di generazione in generazione. Perché il seme dell’odio resta fra noi e basta una minima scossa della Storia per farlo tornare a germogliare.

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