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La Repubblica Rassegna Stampa
03.08.2018 Israele: una grande democrazia in cui c'è spazio per ogni opinione
Anche quella di David Grossman

Testata: La Repubblica
Data: 03 agosto 2018
Pagina: 35
Autore: David Grossman
Titolo: «Così Israele spezza l’uguaglianza»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 03/08/2018, a pag. 35, con il titolo "Così Israele spezza l’uguaglianza", il commento di David Grossman.

David Grossman ringrazi di vivere in una grande democrazia come Israele, in cui ogni opinione ha diritto di cittadinanza.

Ecco l'articolo:

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David Grossman

Il potenziale di divisione e di distruzione contenuto nella legge che proclama Israele stato-nazione del popolo ebraico salta talmente all’occhio che l’ostinazione del Primo ministro a non introdurre nessun emendamento alla suddetta legge risveglia il sospetto che vi sia un’intenzione nascosta: quella di voler mantenere aperta la ferita dei rapporti tra Stato e minoranza araba. Una ferita infiammata e minacciosa. Da cosa potrebbe derivare l’intenzione di Netanyahu? Perché il governo e chi lo guida vorrebbero una cosa simile? Possiamo solo immaginarlo. Forse perché una minoranza con una ferita aperta è più vulnerabile e più facile a manipolazioni, a essere sobillata, intimidita, divisa. Forse perché è più propensa a subire una politica di "divide et impera". È così che si mantiene aperta una ferita: di colpo, con una legge inutile, con la quale Netanyahu e il suo governo hanno fatto mancare la terra sotto ai piedi a un quinto della popolazione. E ancora una volta: perché? Perché possono. Perché sono sicuri che nessuna forza abbia il potere di fermarli. Perché vogliono che i cittadini arabi di Israele vivano in un costante senso di insicurezza esistenziale. Di incertezza sul futuro. Vogliono che ricordino sempre, in ogni momento, che dipendono dalla buona — o dalla cattiva — volontà del governo. Che la loro presenza qui è condizionata, e in qualsiasi momento potrebbero diventare una presenza invisibile. E questa legge dice chiaramente un’altra cosa: il Primo ministro israeliano ha deciso di non mettere fine all’occupazione e allo stato di apartheid nei territori palestinesi, bensì il contrario: ha deciso di rinsaldarlo e di spostarlo entro i confini di Israele. In altre parole, questa legge è essenzialmente una rinuncia alla possibilità di porre fine al conflitto con i palestinesi. E per quanto riguarda la "retrocessione" dello status della lingua araba da "ufficiale" a "speciale" decretato dalla legge: un idioma è un mondo intero, una coscienza, un’identità, una cultura. È un canovaccio infinito che tocca i vasi capillari dell’esistenza. Un uomo — un politico — deve avere un’arroganza e una sfrontatezza incredibili per ferire e umiliare, anche soltanto in maniera formale (come si sono giustificati i legislatori) l’idioma di un altro popolo. L’ebraico e l’arabo sono lingue sorelle che si sono intrecciate nel corso della storia. Milioni di ebrei israeliani hanno succhiato l’arabo col latte materno.

 

 

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Non ci sono parole sufficienti nella lingua ebraica per protestare e strepitare contro lo schiaffo inflitto alla sorella. Per centinaia e migliaia di anni il popolo ebraico è stato una minoranza nei paesi in cui ha vissuto e questa esperienza ha plasmato la sua identità e ha acuito la sua sensibilità morale. Ora siamo noi la maggioranza nel nostro Paese e questa è un enorme responsabilità, una grande sfida politica e sociale ma soprattutto umana che ci impone di capire che il comportamento nei confronti di una minoranza è una delle più grandi prove di democrazia. Questa settimana il governo israeliano ha fallito questa prova e il suo fallimento ha sollevato echi in tutto il mondo. In quel mondo che noi accusiamo ripetutamente di discriminare la minoranza ebraica che in esso vive. Sarebbe quindi deplorevole se la locale comunità drusa si accontentasse di ricevere un "compenso" economico o di altro tipo per l’offesa subita dalla legge che riconosce Israele come Stato della nazione ebraica. La situazione che si è creata in seguito alla giustificata ondata di proteste di questa comunità potrebbe essere l’inizio di un processo molto più ampio, con i drusi in prima linea nella lotta per l’uguaglianza di tutte le minoranze musulmane e cristiane in Israele.

Il consenso — almeno per il momento — dei leader drusi ad accettare la proposta di Netanyahu di un compenso, dimostra che probabilmente anni di discriminazione e di promesse vuote hanno fatto dimenticare loro il vero sapore di una completa uguaglianza. Nella torbida realtà israeliana sarebbe bene ricordare che l’uguaglianza non è una specie di "premio" assegnato ai cittadini per i servigi resi al Paese, e nemmeno per aver sacrificato la propria vita. Anche gli ultra-ortodossi che si rifiutano di arruolarsi nell’esercito sono cittadini con pari diritti. L’uguaglianza è il punto di partenza della cittadinanza, non un suo prodotto. È il terreno su cui la cittadinanza cresce. È anche ciò che permette una rispettosa libertà — la libertà di essere diverso, dissimile dagli altri, eppure uguale, con gli stessi diritti. Ritengo che le ultime leggi approvate dall’attuale governo siano in buona parte il risultato di un modo distorto di pensare prodotto da cinque decenni di occupazione e di un senso di superiorità etnico creatosi dopo avere sguazzato con entusiasmo in un qualche "noi" farisaico e nazionalista che vuole "buttar fuori di casa" tutto ciò che non ci appartiene — un altro popolo, un’altra religione, una diversa tendenza sessuale. Ma forse questa legge in realtà ci fa un grosso favore perché mostra a tutti noi, di destra e di sinistra, senza illusioni e senza auto-inganni, a che punto siamo arrivati, dove è precipitato Israele. Forse questa legge darà finalmente una scossa a chi, tra noi, si preoccupa per il proprio Paese, per il suo spirito, la sua umanità, i suoi valori ebraici, democratici e umani. Non ho dubbi che molte persone, di destra, di sinistra e di centro, oneste e disincantate, siano consapevoli che questa legge è un atto di barbarie e un tradimento dello Stato nei confronti dei suoi cittadini. Netanyahu, come al solito, lo descrive come uno scontro tra destra e sinistra. Ma è uno scontro molto più profondo e fatidico. È una lotta tra chi è disperato e chi invece ancora spera. Tra chi si è arreso alla tentazione del nazionalismo razzista e chi continua a opporvisi e a mantenere nel cuore un’immagine, un’idea, una speranza di come potrebbero essere le cose in un paese normale.

Traduzione di Alessandra Shomroni

Ecco il testo della legge contro cui si scaglia David Grossman, la ripubblichiamo in modo che ciascuno possa giudicarla leggendola direttamente: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=71497

Legge Fondamentale: Israele, Stato Nazione del Popolo Ebraico

1) Principi fondamentali
A. La Terra di Israele è la patria storica del popolo ebraico, in cui lo Stato di Israele si è insediato.
B. Lo Stato di Israele è la patria nazionale del popolo ebraico, in cui esercita il suo diritto naturale, culturale, religioso e storico all'autodeterminazione.
C. Il diritto di esercitare l'autodeterminazione nazionale nello Stato di Israele è esclusivamente per il popolo ebraico.
2) Simboli dello Stato
A. Il nome dello Stato è "Israele".
B. La bandiera dello Stato è bianca con due strisce azzurre vicino i bordi e una stella di David blu al centro.
C. Il simbolo dello Stato è una Menorah a sette braccia con foglie d'ulivo su entrambi i lati e la scritta "Israele" sotto di esso.
D. L'inno nazionale è l'"Hatikvah".
E. Ulteriori dettagli sui simboli di Stato saranno determinati dalla legge ordinaria.
3) La capitale dello Stato
Gerusalemme, integra e unita, è la capitale di Israele.
4) Lingua
A. La lingua ufficiale è l'ebraico.
B. La lingua araba gode di riconoscimento speciale nello stato. La legge regolamenterà l'impiego dell'arabo nelle istituzioni di stato.
C. Questa previsione non pregiudica lo status riconosciuto alla lingua araba dalle normative preesistenti.
5) Ritorno degli esuli
Lo Stato è aperto all'immigrazione ebraica e al ritorno degli esuli
6) Collegamento con il popolo ebraico
A. Lo Stato si impegnerà affinché sia garantita la sicurezza dei membri del popolo ebraico in pericolo o in cattività a causa della loro ebraicità o cittadinanza.
B. Lo Stato agirà nell'ambito della Diaspora per rafforzare l'affinità fra esso e i membri del popolo ebraico.
C. Lo Stato agirà per preservare il patrimonio culturale, storico e religioso del popolo ebraico fra gli ebrei della Diaspora.
7) Insediamenti ebraici
A. Lo Stato considera lo sviluppo di insediamenti ebraici come valore nazionale e agirà per incoraggiare e promuoverne l'insediamento e il consolidamento
8) Calendario ufficiale
Il calendario ebraico è il calendario ufficiale dello Stato, e sarà affiancato dal calendario gregoriano come calendario ufficiale. L'utilizzo del calendario ebraico e di quello gregoriano sarà disciplinato dalla legge.
9) Giornata dell'Indipendenza e commemorazioni
A. La Giornata dell'Indipendenza (Yom HaAtzmaut) è la festività nazionale ufficiale dello Stato.
B. La Giornata della Memoria per i Caduti in tutte le Guerre di Israele, per le vittime dell'Olocausto, nonché la Giornata del Ricordo dell'Eroismo, sono giorni di commemorazione dello Stato.
10) Giorni del riposto e Shabbat
Lo Shabbat e le festività di Israele sono i giorni di riposto fissati per lo Stato. I non ebrei hanno diritto a rispettare i loro giorni di riposo e le loro festività. I dettagli su questo argomento saranno fissati dalla legge.
11) Immutabilità
Questa legge fondamentale non può essere emendata che da un'altra legge fondamentale, approvata dalla maggioranza dei membri della Knesset.

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