Però per i giornali esistono delle storture nella logica di mercato. Se sbaglio correggetemi, ma mi risulta che i contributi alla stampa vengano erogati sulla base delle copie stampate e non di quelle vendute e questo spiegherebbe come mai, per fare un solo piccolo esempio, io veda tutti i giorni all'ingresso di una scuola paritaria fiorentina una ventina di copie di Avvenire a disposizione di chiunque le voglia prendere. Per scrupolo mi sono informato e mi è stato detto che queste copie sono inviate gratuitamente da Avvenire e questo succede per molti altri giornali, Corriere della Sera, QN, Repubblica ecc, non solo nelle scuole.
Max Vetter
Risponde Daniele Scalise:
I contributi dello Stato per alcune testate (che devono avere certe caratteristiche) sono regolati da un decreto (governo Gentiloni) del 2016 e poi approvato dal Parlamento. Possono accedervi le cooperative giornalistiche, fondazioni etc. ma in ogni caso i contributi non possono superare il 50% dei ricavi conseguiti per l'anno a cui si riferisce la richiesta. La legge prevede che l'aiuto venga regolato in base al numero delle copie annue VENDUTE (che non può esser meno del 30% di quelle distribute per le testate locali e del 20% per quelle nazionali). E' tra l'altro prevista la riduzione del contributi per le imprese editrici che superano il limite di 240 mila euro all'anno nel trattamento economico del personale. Ora: l'Avvenire è quel che è, ma immaginare che dia via gratis le copie per farsi pagare poi dallo Stato è roba un po' ridicola. In ogni caso è vero che l'Avvenire si becca un bel po' di soldi, nel 2016 era la testata che si portava a casa più soldi di tutti (5 milioni e 900 mila euro) seguita da Italia Oggi (4 milioni e 800 mila euro), Libero (3 milioni e 700 mila euro e - dulcis in fundo, il manifesto con 3 milioni).
Daniele Scalise