Anche fra gli ebrei inglesi ci sono i 4 gatti alla Moni Ovadia
Commento di Andrea Zanardo
Rav Andrea Zanardo
L'intervista di Mosseri a Zanardo su IC di ieri:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=71524
Inghilterra, 2018. I tre principali periodici ebraici inglesi, per solito intenti a cercare di sottrarsi lettori a vicenda, hanno pubblicato lo stesso articolo in prima pagina. Settanta rabbini di tutte le correnti, dagli ultraortodossi che non si fanno mai vedere in pubblico accanto a una donna, alle militanti LGBT, hanno firmato un appello. Lo vorrebbero più di sessanta per cento dei militanti del partito, stando ai sondaggi.
Di cosa stiamo parlando? Di introdurre nel regolamento del Partito Laburista la definizione di antisemitismo in uso nelle istituzioni europee.
Purtroppo il leader laburista sembra affezionato alla possibilità di poter chiamare gli israeliani nazisti, oscena offesa alla memoria storica, e di poter sottoporre gli avversari ebrei a un processo interno per il crimine di sionismo.
Roba di sapore staliniano che viene considerata antisemita in tutto il mondo (legislazione inglese compresa), ma che Corbyn e i suoi vorrebbero poter praticare liberamente.
Ma nel mondo ebraico, si sa, le cose non sono mai semplici, e quindi un gruppo di militanti ebrei, intellettuali e veterani della campagna contro la guerra in Irak, età media 60 anni, ha pensato bene di pubblicare un appello, intitolato con poca fantasia Not in Our Name, "Non in nostro nome", a sostegno della definizione Corbyniana di antisemitismo, ovvero per permettere al partito di continuare ad espellere militanti ebrei. Operazione che è in corso. Quando Margaret Hodge, figlia di superstiti della Shoah, ha osato pronunciare la parola antisemita associandola al nome del Grande Leader, è stata avviata una procedura disciplinare.
L'appello "Non in nostro nome" ha ovviamente raccolto un certo numero di firme, non più di poche decine, di militanti che "in quanto ebrei" naturalmente esprimevano la piena solidarietà al leader laburista e con toni alla Moni Ovadia facevano sapere la loro preoccupazione perché, abusando della parola antisemitismo si potrebbe finire per aggravare l'oppressione dei palestinesi e impedire la giusta soluzione del conflitto in Medio Oriente. Trattandosi di accesi critici di Israele e fieri antisionisti è abbastanza facile immaginare cosa intendano questi stagionati pensatori quando parlano di "giusta soluzione".
Ora io so che state per chiedermi quanti siano i firmatari dell'appello di ebrei non sionisti antisionisti e critici di Israele. La risposta è che non si sa. Perché tra i firmatari fa capolino il nome di Ha'aman Therasha. Per chi non riesce a cogliere il gioco di parole spieghiamo subito che Haman è l'archetipo dell'antisemita, di cui gli ebrei si prendono gioco ogni anno durante la festa di Purim. Rasha è il termine ebraico che indica la persona malvagia, e Derasha, che sarebbe come viene pronunciato il cognome dell'inesistente firmatario (TheRasha) è termine gergale ebraico inglese che significa originariamente sermone ma può anche venir tradotto con "predicozzo".
Sfumature, sottigliezze della cultura ebraica che evidentemente sfuggono a chi ha raccolto le numerosissime adesioni di cotante prestigiose personalità ebraiche. Esistenti o meno.