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Internazionale Rassegna Stampa
27.07.2018 Internazionale, gli va buca l'accusa di apartheid a Israele
nella settimanale diffusione di odio

Testata: Internazionale
Data: 27 luglio 2018
Pagina: 20
Autore: CJ Werleman,Al Araby al Jadid, Regno Unito
Titolo: «Israele ha scelto la strada dell'apartheid»

Riprendiamo da INTERNAZIONALE di oggi, 27/07/2018, a pag.20, con il titolo "Israele ha scelto la strada dell'apartheid", la fake news settimanale tradotta da un giornale arabo britannico. La riprendiamo per ricordare l'azione ininterrotta di uno dei giornali più ridicolmente impegnato a diffamare Israele nel nostro paese, sotto la testata andrebbe scritto " edizione settimanale del Manifesto"
Gli odiatori sono quasi sempre ignoranti, in questo caso si tratta di umorismo involontario, per spiegare l'apartheid di Israele, Internazionale riprende a fondo articolo  la legge approvata dalla Knesset per qiustificare l'accusa, senza rendersi conto di quanto quella legge testimoni il contrario.

Ecco la spazzatura in lingua italiana:

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Tastiera in uso al settimanale
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L'approvazione della legge sullo stato-nazione rivela la volontà israeliana di opporsi al diritto internazionale e di contrastare le inevitabili trasformazioni demografiche della società Tel 2014 l'allora segretario di stato statunitense John Kerry avvertiva del rischio che Israele diventasse uno stato di apartheid. Tre anni dopo l'Onu ha dichiarato che quel rischio si è avverato, con l'imposizione da parte del governo israeliano di un sistema che garantisce il predominio di un gruppo etnico su un altro. II 19 luglio Israele ha rinunciato anche all'ultima foglia di fico, restando nudo sulla scena mondiale mentre regge uno striscione con la scritta: "Israele è una nazione per soli ebrei, e noi ne siamo orgogliosi". Quel giorno il parlamento ha approvato la legge sullo stato-nazione, che sancisce la natura d'Israele come stato ebraico, tradendo i principi democratici stabiliti dalla dichiarazione d'indipendenza del 1948. La legge mette da parte i diritti dei palestinesi d'Israele, che sono il 20 per cento della popolazione, e degli israeliani cristiani, drusi e beduini. Israele si è proclamato stato ebraico su basi simili ai jihadisti che dichiarano uno stato islamico sui territori conquistati, negando i diritti e l'esistenza a tutti quelli che non sono musulmani sunniti fedeli alla loro ideologia. Tre opzioni Anche se questo nuovo tentativo di dare uno status speciale ai cittadini israeliani ebrei è più che altro di natura simbolica, s'inserisce in un contesto in cui esistono giù più di 6S leggi considerate discriminatorie dall'organizzazione israeliana per i diritti umani Adalah. Queste leggi stabiliscono privilegi per gli israeliani ebrei in tema di matrimoni, diritti di proprietà, libertà di movimento, immigrazione, religione, giustizia, istruzione e cittadinanza. Ma allora perché questa legge, proprio adesso? La legge è stata costruita in modo da resistere alle pressioni interne e internazionali per la soluzione a uno stato, in cui sarebbero garantiti uguali diritti a tutti i cittadini. Pardraig O'Malley, che ha una cattedra di pace e riconciliazione alla University of Massachusetts di Boston, negli Stati Uniti, osserva: "La più grande minaccia all'esistenza d' Israele in quanto stato ebraico non riguarda la sicurezza in senso tradizionale, ma le trasformazioni latenti, inesorabili e irreversibili negli equilibri demografici del paese". Se si combinano gli abitanti d'Israele con quelli della Palestina, la popolazione non ebraica è ormai pari a quella ebraica, ed è destinata a superarla presto. Secondo O'Malley Israele ha davanti a sé tre opzioni. La prima è una soluzione a due stati: i palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza potrebbero creare un loro stato e Israele resterebbe un paese in cui gli ebrei sarebbero al massimo il 75 per cento della popolazione. La seconda opzione è uno stato di apartheid, in cui agli abitanti non ebrei sarebbe negato il diritto di voto. La terza è un qualche tipo di stato binazionale o consociativo che, per definizione, non sarebbe uno stato ebraico. E evidente che Israele non ha intenzione di abbandonare il suo progetto illegale di colonizzazione, dato che i coloni sono quasi un milione e hanno conquistato il potere, il che esclude la prima opzione. E altrettanto chiaro che vuole evitare la terza opzione. Cosi non resta che la seconda: l'apartheid. Dobbiamo considerare questa legge per quello che è: un modo per Israele di resistere alle pressioni che gli chiedono di rispettare le leggi internazionali, e una conferma ufficiale della sua scelta in favore di uno stato di apartheid.
•  Da sapere Diritti esclusivi • i punti più contestati della legge sullo statonazione approvata dal parlamento israeliano il 19 luglio 2018. • Israele è la patria storica del popolo ebraico, e in questo stato il popolo ebraico ha il diritto esclusivo all'autodeterminazione. • Gerusalemme, completa e unita, è la capitale di Israele. • La lingua ufficiale è l'ebraico. L'arabo ha uno statuto speciale. • Israele opererà nella diaspora per rafforzare l'affinità con il popolo ebraico. • Lo stato considera lo sviluppo degli insediamenti ebraici come un valore nazionale e agirà per incoraggiarne e promuoveme la creazione e il consolidamento. • Cambiamenti a questa legge potranno essere realizzati solo attraverso un'altra legge approvata dalla maggioranza del parlamento. Haaretz, The Times of Israel

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