Riprendiamo da ITALIA OGGI del 21/07/2018, a pag.11 con il titolo "Spiegate come si deve le idee di Baruch Spinoza, 'pessimo ebreo, mediocre mercante, buon tagliatore di lenti e immenso filosofo' " la recensione di Diego Gabutti.
Diego Gabutti
Passano i secoli, la modernità avanza, supertecnologie, sbarchi lunari, vaccini e terapie antitumorali, internet, rock'n'roll, voli low cost, sex revolution, ma non c'è superstizione né fantasia sulla natura del mondo che, cacciata dalla porta della ragione, non sia rientrata prima o poi dalla finestra del fondamentalismo religioso e politico, degli squadrismi e dei populismi, del disumanesimo, delle fakes news sulla natura della condizione umana. E questo che fa delle opere dell'olandese Baruch Spinoza, ebreo scomunicato dalla comunità ebraica di Amsterdam per il suo panteismo ateo e razionalista, una sorta di perenne allarme rosso contro i rischi che corrono le società umane, minacciate da miti e chimere, assediate dal fanatismo pio e dal suo equivalente laico: ieri l'utopia politica apertamente antidemocratica dei nazionalismi e degl'internazionalismi, oggi una democrazia digitale altrettanto trucida e minacciosa.
La copertina (Hoepli ed.)
Col Trattato teologico politico, apparso nel 1670 dopo una lunga gestazione, Spinoza aprì la strada all'illuminismo del secolo successivo. Ma fu con l'Etica, la sua opera forse più importante, «un libro straordinariamente difficile» pubblicato postumo nel 1677, pochi mesi dopo la morte dell'autore, che Spinoza riconfigurò le idee che fino a quel momento ci si era fatti di Dio, dell'uomo, della natura del mondo. Come scrive il filosofo e storico della filosofia Steven Nadler nel suo nuovo libro, La via della felicità, o l’«Etica» di Spinoza nella cultura del Seicento, «l'obiettivo principale di Spinoza è dimostrare la via alla felicità umana in un mondo deterministico pieno di ostacoli al nostro benessere, ostacoli ai quali siamo naturalmente inclini a reagire in modi non del tutto vantaggiosi. Prima di tentare di rispondere a tale questione etica, però, Spinoza ritiene necessario svelare la natura del mondo stesso, così come la nostra stessa natura umana e il nostro posto nel mondo in quanto esseri capaci di conoscenza e azione». Di qui l'originalità, e insieme la «straordinaria» difficoltà del libro, costruito su dimostrazioni geometriche, prima e unica opera di filosofia a dimostrare le proprie tesi tramite «orlo geometricus», come scrive Nadler.
Baruch Spinoza
È tramite assiomi e definizioni che l'Etica di Spinoza «discute l'esistenza e la natura di Dio, la relazione mente-corpo nell'essere umano, il determinismo e la libertà, la verità, le passioni, il finalismo, le leggi della natura, la virtù e la felicità, le condizioni del bene e del male, le basi dell'obbligo politico, l'identità personale, l'eternità, l'immortalità e - come se non bastasse - il significato della vita». Specialista di Spinoza e dell'eccezione olandese, autore d'importanti libri su Rembrandt, su Descartes ad Amsterdam e sulle «eresie» che nel Seicento (Eretici!, Carocci 2017, una bellissima storia a fumetti delle eresie secentesche... suo il testo, disegni di Ben Nadler, suo figlio) cambiarono per sempre la nostra percezione del mondo, Nadler dimostra con La via alla felicità d'essere anche un grande divulgatore: la sua lettura dell'Etica limita le difficoltà del testo al minimo, sgombrando la strada a chi non le saprebbe superare con le sue sole forze. A Spinoza, «pessimo ebreo, mediocre mercante, buon tagliatore di lenti e immenso filosofo», Nadler ha dedicato molti altri libri, tutti belli e importanti: L'eresia di Spinoza, Baruch Spinoza e l'Olanda del Seicento e soprattutto Un libro forgiato all'inferno (nel quale racconta l'avventura editoriale e culturale dello «scandaloso Trattato di Spinoza», dello scontro tra panteisti e devoti che ne derivò e infine del suo esito politico, la «nascita della secolarizzazione»). «Nella misura in cui ci sentiamo impegnati a realizzare l'ideale d'una società laica, libera dall'influenza delle chiese e governata dalla tolleranza, dalla libertà e da una concezione della virtù civile», scrive Nadler in Un libro forgiato all'inferno, Einaudi 2013, «e se riteniamo che la vera devozione consista nel trattare gli altri esseri umani con rispetto, noi siamo gli eredi dello scandaloso Trattato teologico politico di Spinoza».
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