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La Stampa Rassegna Stampa
21.07.2018 Hamas continua gli attacchi, ma i quotidiani italiani scrivono di 'raid israeliani' e 'bombe su Gaza'
Cronaca di Giordano Stabile, alcuni titoli dai quotidiani di oggi

Testata: La Stampa
Data: 21 luglio 2018
Pagina: 8
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Gaza, Israele e Hamas a un passo dalla guerra»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/07/2018, a pag.8 con il titolo "Gaza, Israele e Hamas a un passo dalla guerra" il servizio di Giordano Stabile.

L'unico giornale che dedica più di poche righe al conflitto scatenato - ancora una volta - da Hamas contro Israele e all'inevitabile risposta difensiva israeliana è la Stampa.

Sul CORRIERE della SERA compare una breve di poche righe dal titolo fuorviante "Al confine con Israele. Ucciso soldato, raid su Gaza". Non si è trattato di "raid", ma come sempre da parte israeliana di un intervento mirato (anche Giordano Stabile - cosa grave - scrive di "raid" nella cronaca sulla Stampa).

GIORNALE e LIBERO, pur non citando i "raid" presentano titoli altrettanto fuorvianti a poche righe di cronaca: "Bombe su Gaza: 5 morti (4 palestinesi e un israeliano)", "Israele attacca, bombe su Gaza, 5 morti".

Ecco l'articolo di Giordano Stabile:

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Giordano Stabile

Israele ha lanciato una «operazione su vasta scala» contro obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza dopo che alcuni cecchini palestinesi avevano colpito una pattuglia di soldati e ucciso uno dei militari. I raid, prima con colpi di cannone sparati dai tank poi con i cacciabombardieri, sono cominciati nel pomeriggio e sono continuati fino a notte tarda, in quella che stata definita dalle stesse forze armate israeliana «la peggiore escalation dal 2014». Il gabinetto di guerra si è riunito in presenza del premier Benjamin Netanyahu e sul tavolo c’è la possibilità di un intervento di terra, il primo da quattro anni, mentre l’Onu ha lanciato un appello a «tutte le parti» perché «si fermino prima del baratro».

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Terroristi di Hamas preparano il lancio di un missile


Ieri scadeva anche l’ultimatum ad Hamas perché fermasse il lancio di aquiloni incendiari, pena un’azione in profondità dell’esercito. Il gruppo islamista ha reagito con due elementi nuovi, in questa crisi cominciata il 30 marzo con le «marce del ritorno». Prima di tutto i cecchini, che hanno preso di mira i militari mentre era in corso un manifestazione. Le forze armate hanno reagito con durezza e comunicato che «finora pensavamo di poter gestire l’escalation, ma ora non è più così, seguiranno decisioni».

Una frase che fa seguito alle dichiarazioni del ministro della Difesa Avigdor Lieberman: «Hamas - ha detto - ci sta trascinando in una guerra che sarà peggiore di quella del 2014». L’ipotesi dell’invasione della Striscia è sempre più concreta e unità di élite dell’esercito stanno conducendo questo tipo di esercitazione, vicino al fronte. Ieri però la rappresaglia è stata dal cielo. I jet con la stella di David hanno colpito «15 obiettivi», a partire da Khan Younis, dove ci sono stati tre morti. E poi la città di Gaza, in pieno centro. In totale le vittime palestinesi di ieri sono state almeno quattro, 120 i feriti, mentre il bilancio dal 30 marzo è salito a 140.

Le proteste sono scandite anche da lanci di aquiloni incendiari, che hanno distrutto almeno cinquemila ettari di vegetazione. E qui c’è il secondo elemento di novità: per la prima volta un aquilone-molotov è arrivato anche a Gerusalemme. La situazione sta sfuggendo di mano e il coordinatore dell’Onu per il Medio Oriente Nickolai Mladenov ha lanciato un drammatico appello su Twitter. «Tutti a Gaza devono fare un passo indietro, prima del baratro. Non la settimana prossima, non domani, adesso. Quanti vogliono provocare un nuovo conflitto fra palestinesi ed israeliani non devono riuscire nel loro intento». Ma forse è già troppo tardi.

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direttore@lastampa.it

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