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La Stampa Rassegna Stampa
19.07.2018 Gaza: continua il lancio criminale di aquiloni incendiari
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 19 luglio 2018
Pagina: 13
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «L’ultimatum di Israele ad Hamas: 'Fermate gli aquiloni incendiari'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/07/2018, a pag.13 con il titolo "L’ultimatum di Israele ad Hamas: 'Fermate gli aquiloni incendiari' " il servizio di Giordano Stabile.

Il CORRIERE della SERA pubblica oggi un articolo di Davide Frattini, che non riprendiamo, introdotto dall'occhiello: "Il ministro estremista: eliminare questi terroristi". In questo modo la redazione del Corriere disinforma, definendo Naftali Bennett "ministro estremista" semplicemente perché invita a combattere i terroristi che lanciano palloni incendiari e aquiloni che hanno già devastato i campi della regione di Israele vicina a Gaza. Un occhiello indegno del giornale più diffuso in Italia.

L'uso che Giordano Stabile fa del termine "cecchini" riferendosi alle forze di difesa israeliane è fuorviante. E' ora di finirla con l'impiego di termini che dipingono a tinte fosche Israele e ignorano il contesto in cui i difensori del Paese sono costretti a operare.

Ecco l'articolo di Giordano Stabile:

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Giordano Stabile

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Il lancio di un aquilone incendiario

Israele lancia l’ultimatum ad Hamas sugli aquiloni incendiari e quella che sembrava un’arma rudimentale diventa la possibile causa di un nuovo intervento di terra, a quattro anni dall’operazione Protective Edge che nell’estate del 2014 ha fatto oltre duemila morti. Gli aquiloni, e i palloni, che appiccano incendi sono diventati però l’incubo del governo guidato da Benjamin Netanyahu e del suo ministro della Difesa Avigdor Lieberman. Non fanno vittime ma hanno distrutto in quattro mesi oltre 5mila ettari di vegetazione e campi coltivati, con danni per centinaia di milioni. La popolazione al confine con Gaza, soprattutto gli agricoltori, li temono ormai quanto i razzi, mentre l’esercito non ha trovato ancora contromisure efficaci.

Per questo le forze armate hanno comunicato al movimento islamista che controlla la Striscia dal 2007 di fermare i lanci «entro venerdì», cioè domani, o ci sarà un intervento di terra, con una brigata già pronta a dare la caccia alle «squadre», gruppi di otto-dieci ragazzi, spesso minorenni, che costruiscono gli aquiloni e li lanciano non appena il vento è abbastanza forte e favorevole. Il ministro dell’Educazione Naftali Bennett ha chiesto in realtà, anche per guadagnare consensi a spese del Likud, di «bombardare i siti di lancio» ma il capo delle forze armate Gadi Eisenkot si è rifiutato perché «in mezzo ci sono bambini».

Esercito e aviazione le hanno provate tutte. Sono stati utilizzati droni armati per intercettare e abbattere gli aquiloni, con scarsi risultati: sono piccoli, difficili da individuare e colpire, e possono essere lanciati in numero soverchiante. I droni sono stati poi usati per individuare le basi di lancio, in coordinazione con l’artiglieria, per sparare colpi di avvertimento e dissuadere i lanciatori. Ma anche qui, basta uno spiazzo e pochi minuti per il lancio e controllare tutta la zona di confine con rapidità sufficiente è impossibile.

Gli aquiloni sono costruiti in casa, al costo di pochi shekel, con fogli di plastica, quattro bastoncini di legno, una cordicella per il lancio e una lunga «coda» fatta con uno spago. In fondo è legato il materiale incendiario, stracci imbevuti di benzina, ed è fatta. L’aquilone può volare per chilometri e la coda diffondere il fuoco per centinaia e centinaia di metri. Alcuni hanno i colori della bandiera palestinese e portano anche messaggi di propaganda e minacce.

L’Egitto in allarme
A questo punto, se Hamas non desiste, non resta che l’intervento di terra. Un paradosso, perché in quattro anni Israele ha gestito minacce come i tunnel d’attacco, mortai e razzi senza dover entrare con le truppe nella Striscia. Hamas ha ribadito di «non essere responsabile» dei lanci, una manifestazione di «lotta popolare» spontanea, come le «marce del ritorno» che ogni venerdì portano migliaia di persone verso la recinzione che segna la frontiera. Centotrenta persone sono morte dalla scorso 30 marzo, per lo più sotto i colpi dei cecchini israeliani, ma nonostante le proteste internazionali per «l’uso eccessivo della forza» lo Stato ebraico è riuscito a tenere la situazione sotto controllo. Gli aquiloni invece si sono rivelati ingestibili, l’arma segreta di Hamas.

È vero che probabilmente il movimento non organizza direttamente i lanci, ma «lascia fare» e approva questa forma di lotta, tanto che, secondo fonti egiziane, dopo l’ultimatum israeliano ha comunicato che «interverrà». Anche Il Cairo, su richiesta israeliana, ha aumentato la pressione sulla Striscia e chiuso il valico di Rafah, mentre Israele ha bloccato il valico commerciale di Kerem Shalom: impedirà fino a domenica l’ingresso nella Striscia di combustibili, ma non di medicinali e di prodotti alimentari. La tenaglia di embargo e minaccia di invasione è destinata a far cedere Hamas. Ma gli aquiloni restano un fattore imprevedibile nella «guerra asimmetrica».

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direttore@lastampa.it

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