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Il Foglio Rassegna Stampa
18.07.2018 'La versione di Giuda', di Giorgio Tacconi
Recensione di Alessandro Litta Modignani

Testata: Il Foglio
Data: 18 luglio 2018
Pagina: 3
Autore: Alessandro Litta Modignani
Titolo: «La versione di Giuda»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 18/07/2018, a pag. III, la recensione di Alessandro Litta Modignani al libro "La versione di Giuda" di Giorgio Tacconi (Bookabook ed.).

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Alessandro Litta Modignani

Dionisios, anziano giudice ateniese, salpa per un’impegnativa missione in Palestina. E’ stato incaricato dal potere romano di una delicata indagine: deve svelare i rapporti che legano i turbolenti ebrei, che preparano una sollevazione contro l’Impero, alla nuova, strana setta religiosa, potenzialmente sovversiva, dei seguaci di Iesus. In effetti, il magistrato e la sua giovane figlia Damaris hanno incontrato ad Atene uno di loro, tale Paulus, dalle cui parole restano colpiti. Chi è più indicato per una discreta inchiesta? Giunti a Gerusalemme, il giudice e la fanciulla incontrano Miriam, una carismatica donna originaria di Magdala, che guida un gruppo di devote, velate e dedite alla preghiera. Miriam ha conosciuto Yeshu, e ha fede in lui. Ben presto, il cuore di Damaris risulta diviso fra un bel cavaliere romano, colto e brillante, conosciuto durante la traversata, e la semplice atmosfera spirituale della casa di Miriam. Su indicazione di costei, i due proseguono fino alla Galilea, dove incontrano Dan il Rosso.

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La copertina (Bookabook ed.)

Qui il romanzo ha una svolta: “E’ la prima volta da quando sono qui che parlo di me… Che svelo la mia identità (…) Io ero… Sono… Yehudah di Keriot”. La “versione di Giuda” svela molti misteri. Storicizza gli avvenimenti nel contesto politico, stravolge completamente la vicenda familiare di Yeshu, laicizza i suoi miracoli, senza nulla togliere al valore delle sue parole. Nel racconto del suo fedelissimo, egli è calmo, riflessivo, maieutico, trasmette serenità. E’ bonario e paziente con tutti, sconcerta i seguaci con frasi enigmatiche e decisioni rischiose. Infine, affida allo stesso Yehudah il compito più delicato. “Tutto mi sembrava così assurdo ma in un certo senso logico, semplice: bisognava andare fino in fondo e fare quello che andava fatto. Paradossalmente, ero sollevato dal timore che lui se ne volesse andare via e mi sentivo di nuovo al suo fianco, anche se mi sfuggiva il senso di quello che stava per accadere. Sapevo solo che per i suoi piani si affidava a me e questo mi bastava”. Solo per un attimo, Giuda si illude che Gesù riesca a convincere Pilato a liberare sia lui che Bar Abba, e a ritirarsi dalla Giudea. “Fu in quel momento, in cui lui mi donò l’emozione più grande della mia vita, che lo tradii davvero: rimasi zitto, pigiato fra la folla, lo lasciai solo su quella terrazza, a giocarsi la vita nell’indifferenza generale”. Per i greci che hanno ascoltato quello straordinario racconto, e l’imprevisto epilogo, la vita non sarà più la stessa. Dionisios riferirà a Roma, ma non potrà citare le cose davvero importanti. La parola amore, per Damaris, cambierà di significato. La vicenda narrata da Yehudah li cambia per sempre. “Una strana storia, vi ho raccontata – disse con un sorriso stanco – La breve, movimentata vita di uno che in Egitto era un giudeo emigrato, ma al suo paese era chiamato l’Egiziano; per quelli di Yerushalem era un galileo blasfemo e adesso i Nazrim lo proclamano il Mashiach! Per loro è speranza, per me rimpianto, per tutti mistero”.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

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