Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 16/07/2018, a pag. II, con il titolo "L’immigrazione e le colpe delle élite" l'analisi tratta dal Wall Street Journal.
Con l'immigrazione, cresce il rischio terrorismo
Gli economisti hanno dimostrato l’effetto positivo dell’immigra - zione sul prodotto interno lordo, ma manca un punto cruciale: le persone vedono dove vivono e vedono cosa c’è di fronte a loro”. Così scrive Joan Williams, professore di Legge presso l’Università della California. “Nel 2016 Donald Trump vinse molte più province di Hillary Clinton, ma le circa 500 contee della signora Clinton rappresentavano i due terzi del pil. Trump ha vinto nelle regioni rimaste indietro. Oggi meno della metà degli americani nati negli anni 80 guadagna più dei loro genitori. Le voci anti commercio e anti immigrazione offrono una chiara spiegazione del perché i buoni posti di lavoro hanno lasciato gli Stati Uniti (libero scambio), e perché i posti di lavoro che li hanno sostituiti pagano meno (gli immigrati). Il fervore anti immigrazione riflette divisioni culturali ed economiche. Le élite sono orgogliose del loro cosmopolitismo. Alcune delle élite più giovani rifiutano completamente la nozione di confini. Molti bianchi proletari interpretano questo come una scioccante mancanza di solidarietà sociale. Sono orgogliosi di essere americani perché è una delle poche identità di alto livello che possono vantare. Le élite, d’altra parte, cercano l’onore sociale presentandosi come cittadini del mondo. E molti lo sono, con l’appartenenza a reti globali che risalgono ai loro anni di college o prima. Ma gli operai americani tendono a stare vicino a casa perché fanno affidamento su una piccola cerchia di familiari e amici per lavoro, assistenza all’infanzia e aiuto a riparare quel buco nel tetto. Questi sono problemi che le élite risolvono con i soldi. Guidate in parte dai loro stili di vita, le élite detengono valori fondamentali radicalmente diversi”. Le élite neoliberal utilizzano gli operai americani, ma li vedono “spesso come ingombranti e grassi. Homer Simpson è emblematico. Tutto ciò ha creato un ambiente tossico negli Stati Uniti e in Europa. ‘Non si può mettere una bandiera danese su una torta di compleanno senza essere definiti razzisti’, ho sentito dire di recente in Danimarca. Respingere l’orgoglio nazionale come nient’altro che razzismo è una ricetta per il conflitto di classe e più razzismo”. Si deve “combattere il capro espiatorio degli immigrati garantendo che gli americani che lavorano sodo senza essere laureati possano trovare un buon lavoro. L’economista Branko Milanovic ha scoperto che le persone nella metà inferiore della distribuzione del reddito nei paesi ricchi hanno visto ‘un’assenza di crescita del reddito reale’ dal 1988. Quello che sta succedendo, sostiene Milanovic, è ‘il più grande rimpasto dei redditi individuali dalla Rivoluzione industriale’. Le élite che simpatizzano con gli immigranti non fanno favori liquidando la classe operaia come troppo bigotta e troppo stupida per riconoscere i benefici economici dell’immigrazione. Invece dovrebbero cercare di affrontare il caso e riconoscere le cause del fenomeno del capro espiatorio anti immigrati”.
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