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Donald Trump, un ritratto
Difficile trovare giudizi benevoli su Donald Trump. Nulla è cambiato, a partire dalla campagna elettorale, quando i sondaggi avevano iniziato a darlo vincente su Hillary Clinton. Il primo No aveva una motivazione estetica. Quella pettinatura inconsueta e la pessima oratoria diedero inizio ai successivi attacchi. Contava poco, in quei mesi, il programma. Trump era già stato classificato conservatore in quanto candidato del partito repubblicano, persino reazionario, se eletto avrebbe cancellato le riforme progressiste di Obama, era la litania di tutti i critici, profezia dimostratasi poi falsa. Quando vinse, venne dato per certo che c’entrava lo zampino della Russia di Putin, un aiuto che Trump avrebbe ricevuto per diffamare l’avversaria. Non si è mai saputo in che cosa consistessero quelle informazioni giudicate indispensabili alla sua vittoria, ma vennero date per vere, confermando l’amicizia/alleanza fra i due. Gi attacchi non gli hanno mai dato tregua, quando incominciò a liberarsi dei personaggi che il partito repubblicano gli aveva piazzato accanto, esperti negli affari di stato, spesso perdenti. La vittoria di Trump aveva stupito più dei democratici la stessa leadership repubblicana. Ad ogni eliminazione dell‘ “esperto” di turno, seguivano le condanne dei media sul suo carattere ‘inaffidabile’, instabile, uno che cambia opinione da un giorno all’altro, non uno che avanzasse il dubbio che il presidente aveva tutti i diritti di circondarsi di collaboratori di sua fiducia. Cosa che fece, chiamando personaggi di altissimo livello, che godevano della sua stima. E che personaggi, Bolton, Haley, Pompeo, tutti messi nel posto giusto, come hanno dimostrato con la loro condotta esemplare.
Alle accuse di essere un ‘affarista, come se fosse un disonore la professione di immobiliarista, per cui di politica non capiva nulla, sono sufficienti alcuni esempi: ha sistemato le follie nucleari del tiranno della Corea del Nord, il quale – almeno per ora- ha smesso di minacciare il mondo intero, in primis la Corea del Sud, il Giappone e gli stessi Usa, smettendola con le sfilate di missili. Un miracolo? No, gli ha detto semplicemente che le sue armi erano niente in confronto alle sue, per cui cambi registro. L’Iran, che grazie all’Accordo con Obama e la UE sarebbe diventato entro pochi anni una potenza nucleare, pronta a colpire l’America e cancellare Israele dalle carte geografiche, gli ha rinnovato le sanzioni, così adesso gli ayatollah se la devono vedere con una crisi economica stratosferica, con gli iraniani che non se la prendono più con i due Satana ma con il loro stesso governo, che finanzia il terrorismo in tutto il Medio Oriente invece di preoccuparsi dei propri cittadini. Altro difetto è la lealtà, Trump lo è con gli amici, infatti ha mantenuto la parola, ha spostato l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, dopo aver promosso una alleanza fra importanti stati islamici sunniti, che ha già dato i suoi frutti: alla direzione dell’Unesco, una organizzazione Onu specializzata nella cancellazione della storia ebraica per sostituirla con una musulmana, è stata eletta grazie anche al voto degli stati amici di Trump, una direttrice… ebrea, Audrey Azoulay, già ministra della cultura francese. L’ultima accusa è di essere un autocrate, in base alle critiche verso quegli stati della UE che non mantengono i loro impegni finanziari nella NATO. Ha detto che l’America è stufa di pagare cifre assurde a degli stati a cui garantisce la sicurezza. Certo, l’America di ‘prima’ era più conveniente per Merkel, Macron & Co. Lo accusano di preferire il dialogo con gli ‘uomini forti’, forse perché così da poter trattare alla sua maniera e vincere. A noi conviene? Pensiamoci su, e per una volta dimentichiamo quagli esperti che per criticare Trump chiedono il parere di Steve Bannon, uno degli ‘epurati’ di Trump che in America è un signor nessuno e per questo si è trasferito, accolto con tutti gli onori, in Italia. P.S. I lettori di IC hanno il privilegio di poter seguire le relazioni Usa con il mondo intero – in special modo con Israele - grazie alle analisi di Antonio Donno,che si distinguono per essere prive delle previsioni “non solo ma anche”, tipiche dei commenti della maggior parte dei nostri media.
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