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La Stampa Rassegna Stampa
12.07.2018 Germania: ergastolo alla neonazista. Adesso è indispensabile chiarire collegamenti e appoggi
Cronaca di Walter Rauhe

Testata: La Stampa
Data: 12 luglio 2018
Pagina: 12
Autore: Walter Rauhe
Titolo: «Germania, ergastolo alla neonazista Beate. Ma restano i misteri»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 12/07/2018, a pag.12, con il titolo "Germania, ergastolo alla neonazista Beate. Ma restano i misteri" la cronaca di Walter Rauhe.

E' una buona notizia l'ergastolo comminato alla neonazista Beate Zschaepe. Si tratta, adesso, di chiarire gli appoggi di cui ha goduto. Come nel film - che consigliamo a quanti ancora non lo hanno visto - "Lo Stato contro Fritz Bauer", che sottolinea come i quadri nell'amministrazione e nella giustizia in Germania fossero composti anche dopo la guerra principalmente da ex nazisti, anche oggi va chiarito il genere di legami e di ambiguità che esiste.

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La locandina

Ecco l'articolo:

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Walter Rauhe

Beate Zschaepe, l’ultima componente ancora in vita della cellula terroristica di estrema destra dei «Nazionalsocialisti clandestini» (Nsu) è stata condannata all’ergastolo. Dopo cinque anni e oltre 400 udienze, il tribunale di Monaco di Baviera ha condannato ieri la donna alla massima pena ritenendola colpevole dei 10 omicidi a sfondo razzista compiuti dal gruppo eversivo tra il 2000 e il 2007 nei confronti di otto immigrati turchi, un greco e di una poliziotta tedesca, ma anche della complicità nella pianificazione di 2 attentati e 15 rapine.

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Beate Zschaepe


Il processo infinito
Si chiude così uno dei più lunghi processi nella storia giudiziaria tedesca e una delle più misteriose ma anche scandalose vicende criminali della Germania del dopoguerra. La sentenza emessa nei confronti dell’unica componente femminile del gruppo, che ha sempre tenuto un ferreo silenzio e cambiato più volte gli avvocati, ha finalmente reso giustizia (con ritardo) alle vittime della lunga serie di omicidi e ai loro parenti. Per quasi un decennio infatti la cellula neonazista è riuscita a seminare sangue e terrore in giro per la Germania, assassinando ogni anno un immigrato straniero scelto a caso - in massima parte gestori di negozi alimentari - senza che la polizia riuscisse a mettere in collegamento i misteriosi omicidi, che allora la stampa popolare aveva ribattezzato come «delitti del kebab».

Le inchieste difficili
Partendo dalla nazionalità straniera delle vittime, gli inquirenti avevano continuato a lungo a seguire la pista della criminalità organizzata, di una resa dei conti tra clan stranieri avversari e indagato su presunte attività illegali delle persone uccise. Mai a nessuno, non alle forze dell’ordine, non alle procure e nemmeno ai servizi segreti, era venuto in mente che dietro a tutti gli omicidi potessero nascondersi gli stessi autori o terroristi di destra. E questo nonostante la pistola utilizzata per i delitti fosse sempre la stessa. Non solo: gli agguati avevano sempre avuto una dinamica identica e anche per la loro fuga gli assassini utilizzavano sempre una bicicletta. Eppure, nonostante questi particolari, gli inquirenti hanno sospettato a lungo di amici e parenti delle vittime. Un’offesa e una figuraccia per la quale Angela Merkel in persona ha chiesto scusa ufficialmente.

Il gruppo terroristico
La matrice neonazista di questa lunga serie di omicidi venne a galla per caso, nel 2011, dopo una tentativo di rapina fallito. Quel giorno, i co-fondatori della Nsu Uwe Mundlos e Uwe Böhnhardt, si tolsero la vita e la loro compagna e complice Beate Zschaepe diede a fuoco il loro covo, un appartamento di Zwickau in Turingia. Fu proprio nei ruderi della casa che la polizia trovò i primi indizi, alcune prove dei delitti e un macabro video nel quale il terzetto, utilizzando la musica del cartone animato Pantera Rosa, rivendicava la serie di assassinii e attentati.

I misteri rimasti
Anche cinque anni di processo non sono bastati a sciogliere tutti gli interrogativi. Alla fine i condannati sono solo Beate Zschaepe e altri 4 fiancheggiatori, ritenuti colpevoli di aver fornito alla cellula terroristica l’arma e una serie di appartamenti dove nascondersi. Avvolto nel più assoluto mistero il ruolo dei servizi segreti della Turingia, Sassonia e della Baviera che per lungo tempo erano riusciti a infiltrare alcune talpe negli ambienti eversivi di estrema destra e che, secondo varie testimonianze, sarebbero venute al corrente dei piani criminali del terzetto senza informare i vertici dell’intelligence, oppure - cosa ancora più grave - senza che i servizi segreti avessero informato la polizia.

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