Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/07/2018, a pag.17 con il titolo "La denuncia Onu: 'Abusi sui curdi dai ribelli siriani vicini a Erdogan' " la cronaca di Giordano Stabile.
Un rapporto delle Nazioni Unite denuncia le terribili condizioni dei civili ad Afrin e in altre aree del nord della Siria finite sotto il controllo della Turchia. E arriva nel giorno in cui Recep Tayyip Erdogan assume gli ampli poteri di presidente nel nuovo sistema costituzionale. L’operazione “Ramoscello di ulivo”, condotta la scorsa primavera nel cantone curdo-siriano, ha portato al leader turco molti consensi, soprattutto fra gli ambienti nazionalisti, ma al successo militare non è seguito un adeguato controllo del territorio. Afrin e ampie parti delle province di Aleppo e Idlib sono finite in mano a milizie senza scrupoli che violano i diritti umani, soprattutto della minoranza curda.
Erdogan contro i kurdi
Il rapporto per il mese di giugno dell’United Nations High Commissioner for Human Rights (Ohchr) chiede alla Turchia di garantire che i ribelli rispettino «il diritto umanitario internazionale» perché la popolazione civile continua a subire «maltrattamenti e abusi». L’Ohchr denuncia «l’alto livello di crimini violenti» con le famiglie vittime di «rapine, sequestri e omicidi» mentre sono costanti le denunce di «discriminazioni di chi è considerato simpatizzante o affiliato alle forze curde», cioè allo Ypg, la formazione guerrigliera, terrorista per la Turchia, che fino a marzo governava Afrin. A commettere questi crimini sono «i gruppi armati» dell’opposizione siriana in teoria sotto il controllo delle forze armate turche. Molti dei combattenti di questi gruppi «sono ex criminali locali ben conosciuti, contrabbandieri, trafficanti di droga». E sempre questi miliziani sono protagonisti di saccheggi sistematici delle case abbandonate dai curdi nella loro fuga dalla città lo scorso marzo. Molte proprietà private sono state sequestrate, i beni rubati vengono «venduti al mercato di Azaz alla luce del sole», nonostante le rassicurazione da parte della “polizia” locale.
Ma il fenomeno più preoccupante sono i rapimenti. L’Ohchr ha documentato almeno 11 casi di sequestri, compresi alcuni di donne e bambini, con richieste di riscatto fra i mille e i tremila dollari. Alcuni sono stati rilasciati, di altri non si sa più nulla. Anche per questo il rientro di parte dei 3,6 milioni di rifugiati siriani dalla Turchia va a rilento. La maggior parte delle famiglie non si sente al sicuro nelle aree controllate dai ribelli e preferisce restare in territorio turco, soprattutto nelle province al confine di Hatay e Gaziantep.
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