Alcune prospettive dopo la visita di Kurz in Israele
Analisi di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Bibi Netanyahu con il Cancelliere Sebastian Kurz
Troppo poca attenzione è stata dedicata all'importanza della prima visita in Israele del Cancelliere austriaco Sebastian Kurz . Questo politico trentunenne è il leader del Partito popolare austriaco di centro (ÖVP). Se le sue dichiarazioni e azioni fossero condivise da tutti i capi di stato o premier europei in visita, Israele avrebbe notevolmente migliorato le relazioni con l'Unione europea.
A Yad Vashem Kurz ha ammesso la pesante responsabilità dell'Austria e degli Austriaci per i "vergognosi crimini commessi durante la Shoah". Ha anche fatto una visita privata al Muro Occidentale.
Il populista Freedom Party of Austria (FPÖ), il partner minore dell'ÖVP, ha dovuto condividere la posizione di Kurz contro l'antisemitismo per entrare nel governo. Tuttavia, Israele mantiene solo contatti con i funzionari dei ministeri controllati dall'FPÖ poiché il partito ha radici neo-naziste.
Durante la sua visita, Kurz non ha nemmeno chiesto a Israele di stabilire contatti con i ministri della FPÖ. Un bel gesto.
L‘atteggiamento israeliano nei loro confdronti è giustificato in quanto non è stata ricevuta neppure il ministro degli esteri socialista svedese, Margot Wallström, che è un a metà antisemita e metà odiatrice di Israele.
Sarebbe interessante valutare dove il leader del FPÖ Heinz Christian Strache e il presidente del partito laburista del Regno Unito, Jeremy Corbyn, condividono entrambi l'antisemitismo.
. Kurz non ha menzionato esplicitamente l'antisemitismo musulmano, ma ha affermato: "Posso assicurarvi che l'Austria combatterà tutte le forme di antisemitismo in Europa con determinazione sia essa esistente o antisemita di nuova importazione".
L'Austria avrà la presidenza dell'Unione europea il prossimo semestre. Kurz ha promesso a Gerusalemme che anche in quel periodo farà tutto il possibile perché l'Europa valuti più seriamente "le speciali esigenze di sicurezza di Israele". Le dichiarazioni di Kurz sono tanto più importanti in quanto sta dando un profilo austriaco più alto nell'UE di molti dei suoi predecessori.
L'Austria, divenuta parte della Germania nel 1938, non solo partecipò con entusiamo alla Shoah. Molti dei suoi leader del dopoguerra hanno seriamente mentito sulla storia del paese, presentandolo come la prima vittima del nazismo tedesco. Sono stati aiutati in questo dalla falsa dichiarazione degli alleati secondo cui l'Austria sarebbe stata la prima vittima di Hitler. E‘ stato il cancelliere austriaco Franz Vranitzky a essere il leader del partito socialista (SPÖ) a raccontare nel 1991 la verità per la prima volta e scusarsi con i sopravvissuti.
Uno dei più grandi scandali del dopoguerra in Austria è stato provocato da Alois Mock, uno dei leader di ÖVP. Fu lui a proporre l'ex segretario generale delle Nazioni Unite Kurt Waldheim come candidato del partito per le elezioni presidenziali austriache del 1986. Era già noto che il suo candidato apparteneva a un'organizzazione studentesca nazista e poi a un gruppo paramilitare nazista di SA a cavallo. Waldheim ha cervato di minimizzare i fatti. Il leader socialista e cancelliere dell'Austria all'epoca Fred Sinowatz dihiarò: "Prendo atto che Waldheim non era con le SA - solo il suo cavallo lo era".
Dalla sua biografia Waldheim aveva cancellato elementi cruciali del suo servizio militare in tempo di guerra. Durante un periodo era stato consigliere del generale austriaco Alexander Löhr in Jugoslavia, che fu giustiziato nel 1947 come criminale di guerra. Waldheim non menzionò il suo incarico a Salonicco durante il periodo in cui la numerosa popolazione ebraica fu catturata e deportata in un campo di sterminio. Più tardi disse che non si era accorto di questo avvenimento. Nondimeno, Waldheim fu eletto dal popolo austriaco. Durante la sua presidenza citava spesso morale e valori. I problemi postbellici riguardanti gli ebrei in Austria non erano limitati all'ÖVP. Il cancelliere socialista, Bruno Kreisky, era in prima linea nella riabilitazione degli ex nazisti. Era anche un ebreo che odiava se stesso, diceva che se gli ebrei erano un popolo, allora erano un brutto popolo.
Tutto ciò offre una prospettiva sulle posizioni radicalmente diverse attualmente espresse da Kurz. C'è un aspetto che dovrebbe essere ricordato. Il World Jewish Congress (WJC) guidò la campagna contro Waldheim e fu responsabile di molte rivelazioni sul suo passato. Questa organizzazione - ampiamente criticata da Mock – aveva gestito una campagna magistrale. Successivamente il WJC riuscì a far dichiarare Waldheim ‚persona non grata‘, non fu più autorizzato ad entrare negli Stati Uniti. Durante la sua presidenza non venne più invitato anche da altri paesi occidentali.
Tuttavia, nel 1994 si venne a sapere che Papa Giovanni Paolo II aveva nominato Walheim‘ cavaliere papale‘ in quanto cattolico. Invece di consegnarlo lui stesso, la cerimonia venne fatta segretamente dal nunzio, l'arcivescovo Donato Squicciarini. Il Washington Post scrisse: "La nuova onorficenza non è certo un buon gesto da parte del Vaticano, essendo l'allora presidente dell'Austria ostracizzato da gran parte della comunità mondiale; d’accordo con il Vaticano vi furono solo alcuni paesi arabi e comunisti. Il Papa, onorando un tale uomo, ha disonorato se stesso e il Vaticano ".
Infine: la riuscita campagna del WJC contro Waldheim contrasta notevolmente con la frequente goffaggine delle azioni del governo israeliano contro i suoi detrattori.
Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs