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La Repubblica Rassegna Stampa
06.07.2018 Torino: soldi della droga per finanziare il terrorismo islamico
Commento di Erica Di Blasi

Testata: La Repubblica
Data: 06 luglio 2018
Pagina: 10
Autore: Erica Di Blasi
Titolo: «Droga e jihad, nella gang anche uno dei beneficiati dai 'favori' in Procura»

Riprendiamo da REPUBBLICA-Torino di oggi, 06/07/2017, a pag. X, con il titolo "Droga e jihad, nella gang anche uno dei beneficiati dai 'favori' in Procura" la cronaca di Erica Di Blasi.

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Erica Di Blasi

I soldi della droga servivano a finanziare il terrorismo islamico. L’operazione “ Tabanus”, condotta dalla squadra mobile di Torino guidata da Marco Martino, ha portato ieri mattina all’arresto di più di venti trafficanti di droga su un totale di 32 ordinanze cautelari emesse dal gip Silvia Graziella Carosio. La richiesta era stata presentata dai pubblici ministero Paola Stupino e Andrea Padalino. Tra i fermati la figura di maggior spicco risulta essere quella di Bruno Pezzolato. È uno dei personaggi chiave della presunta “ banda dei favori” in Procura. Era lui in un’intercettazione a tirare in ballo un avvocato penalista torinese che, secondo le sue parole, lo avrebbe avvertito di un’indagine nei suoi confronti. Frasi che avrebbero portato a un’accusa di favoreggiamento per il legale. L’ipotesi degli inquirenti è che due sospettati, tra cui Pezzolato, siano stati a eludere le investigazioni per traffico di droga nelle quali erano stati ritrovati 71 chili di hashish. A oggi però la presunta talpa in procura non è ancora stata individuata, mentre il compratore italiano è stato arrestato. E la quantità di droga sequestrata nel corso dell’operazione della polizia è impressionante: una tonnellata di hashish per un valore di circa 10 milioni di euro.

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denaro e droga sequestrati

Lo stupefacente era destinato in particolare alla movida torinese, pronto per essere distribuito nelle zone di San Salvario, Barriera di Milano e il parco del Valentino. Una parte sarebbe invece stata dirottata nel resto del Piemonte, da Biella a Cuneo fino a Vercelli e Savona. Al vertice della banda c’era Rabi Haidara, che si occupava per interposta persona di vendere la droga. Già detenuto per reati di terrorismo, coordinava il “lavoro” di due marocchini, Hamid Marjoud e Boucha Lashinia. Grazie a sofisticati sistemi bancari paralleli, il capo riusciva a far arrivare gli incassi dello spaccio fino in Nord Africa, dove sembra che il denaro servisse poi a finanziare due cellule dell’Isis. Pezzolato invece aveva un ruolo come “ compratore” e poi fornitore della movida. Per aumentare il giro d’affari, la banda aveva trovato un ottimo escamotage: le diverse qualità di hashish venivano chiamate in maniera diversa a seconda del marchio impresso sugli stessi panetti di droga. E così gli ordini passavano come “Lavazza, Louis Vuitton, Cioccolata, Oro, Euro, Cavallo”. L’indagine della Mobile ha permesso anche di individuare uno dei nascondigli- deposito di Torino, gestito appunto da Marjoud. Si tratta di un garage in via Verolengo, all’interno del quale la polizia aveva già recuperato nel novembre del 2016 oltre 300 chili di hashish. L’indagine era nata proprio in quel periodo, dopo che la gendarmerie francese aveva fermato un marocchino trovato con 50 chili di marijuana. Un po’ alla volta è stata ricostruita la rete di rifornimento che portava a diverse città italiane tra cui appunto Torino.

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