Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/07/2018, a pag.12 con il titolo "Le mani turche su Gerusalemm. I paesi arabi avvertono Israele" il commento di Giordano Stabile
Giordano Stabile
La Turchia di Recep Tayyip Erdogan estende la sua influenza su Gerusalemme Est e a Jmettere all'erta Israele sono i Paesi arabi e la stessa Autorità nazionale palestinese, preoccupata di vedersi estromessa in quella che è la battaglia simbolica più importante nel mondo islamico. Il leader turco è stato il più determinato a opporsi al trasferimento dell'ambasciata americana nella Città Santa e nel giro di sei mesi ha riunito due volte l'Organizzazione per la cooperazione islamica a Istanbul per tracciare la sua «linea rossa» a difesa dei luoghi santi sulla Spianata delle Moschee. Alla retorica panislamica erano seguiti, in apparenza, pochi fatti, a parte il richiamo dell'ambasciatore da Israele. Ma sotto traccia l'azione turca c'è stata: donazioni ad associazioni islamiste vicine ai Fratelli musulmani che operano a Gerusalemme Est, acquisto di proprietà in città, organizzazioni di tour «turistici» da parte di organizzazioni islamiste legate all'Akp, il partito di Erdogan, che hanno portato alla partecipazione alle proteste di migliaia cittadini turchi. Attivisti turchi, hanno confermato i servizi israeliani a Haaretz, «sono diventati una presenza regolare durante le manifestazioni del venerdì e negli scontri con le forze di sicurezza davanti alla Moschea di Al-Aqsa». L'attività turca perb non è sfuggita ai servizi palestinesi, giordani e sauditi, che hanno avvertito le autorità israeliane. Le maggiori preoccupazioni sono ad Amman, che ha accusato Israele di «dormire in piedi» davanti al fenomeno. Re Abdullah è il «custode» della Spianata delle Moschee e teme di essere scavalcato e delegittimato: «Erdogan vuole mettere le mani sulla questione di Gerusalemme», è l'avvertimento. I servizi israeliani hanno replicato di «essere al corrente» della situazione che «seguono da vicino». La Giordania è convinta che la reazione israeliana sia «morbida» per via dell'accordo di riconciliazione del 2016, che ha messo fine a sei anni di crisi seguiti all'incidente sulla Mavi Marmara del maggio 2010 e per questo le forze di sicurezza non agiscono contro i cittadini turchi coinvolti nelle attività. Ma in realtà sia la Giordania che l'Autorità palestinese temono di perdere consensi fra la popolazione palestinese. A Ramallah e in Cisgiordania continuano le manifestazioni contro «l'accordo del secolo» proposto da Donald Trump e la «svendita» di Gerusalemme. E sono sempre più numerosi i ritratti di Erdogan branditi come nuova bandiera della causa palestinese.
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