Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 26/06/2018, a pag. IV, la lettera a firma Servizio Civile Internazionale.
Stupisce non tanto la pubblicazione della lettera del Servizio Civile Internazionale - è giusto dare risalto a opinioni varie - ma il fatto che il Foglio la pubblichi senza risposta. La lettera sottolinea presunte "violazioni dei diritti umani" da parte di Israele, sarebbe stato opportuno rispondere per non lasciare nel vuoto accuse false.
Ecco la lettera:
Al direttore - In data 4 giugno 2018 è stato pubblicato sulle pagine online del giornale un articolo dal titolo “Netanyahu visita Merkel con un dossier sull’Iran e uno sulle ong”. Nell’articolo si fa riferimento al dossier “The money trail: the millions given by Eu institutions to Ngos with ties to terror and boycotts against Israel”, a cura del ministero israeliano per gli Affari strategici. Il documento vorrebbe essere di denuncia nei confronti dell’Unione europea, accusata di elargire fondi a ong che sostengono la campagna “Boycott, Divestment and Sanctions” (Bds) fino a mantenere relazioni con “organizzazioni terroristiche”. Come riportato anche nel vostro articolo, tra quelle citate c’è anche il Servizio Civile Internazionale (Sci Italia). In questa sede ci preme evidenziare la condivisione acritica e non verificata dei contenuti del dossier da parte del Vostro giornale, che risulta tra l’altro denigratoria nei confronti di Sci Italia, implicitamente accusato di essere una “ong che promuove la delegittimazione dello stato di Israele”.
Boicottaggio oggi e negli anni '30
Innanzitutto il dossier utilizza la sintassi per muoversi in maniera ambigua tra due accuse: la prima che i fondi Ue elargiti a ong siano destinati a promuovere la “delegittimazione dello stato di Israele” (“indepth study of Eu institutions’ funding for Palestinian and European Ngos promotion of Israel delegitimization and boycotts.”); la seconda che i fondi Ue siano elargiti a ong che fanno parte dalla campagna Bds (“The study reveals that some of the Eu’s funding for Ngos promoting boycotts of Israel”). Questa ambiguità, cui si aggiungono errori formali importanti, ci pare servire una malafede di fondo nelle accuse minandone già le basi, oltre a riscontrarla facilmente in merito al riferimento alla nostra associazione riportato nel dossier. Il progetto incriminato, dal nome “Peers to Peace”, riguardava l’accrescimento nei giovani partecipanti di conoscenze e competenze relative al coordinamento di gruppi di volontariato internazionale (Peer University, Polonia), e altre legate alla comunicazione e al fundraising (Peer University, Malaysia). Si noti che il progetto, essendo le attività svolte in paesi terzi rispetto all’Italia, non prevedeva per la nostra associazione alcuna parte di finanziamento, tantomeno utilizzato per delegittimare lo stato di Israele. Per quanto riguarda invece i presunti aspetti negativi del sostegno alla campagna Bds, che, come si legge nel dossier e come spesso accade, si associano alla degradante accusa di antisemitismo, ci teniamo a sottolineare che il nostro supporto a essa deriva dal suo essere uno strumento nonviolento di denuncia e pressione in merito alle violazioni dei diritti umani compiute dallo stato di Israele nei confronti della popolazione palestinese nei Territori occupati, in Israele e rifugiata in altri paesi. In ultimo, la nostra associazione beneficia da anni di fondi europei, grazie all’approvazione di progetti non riportati nel dossier in oggetto: progetti di inclusione sociale in Italia di persone migranti, rom e giovani italiani in condizione di svantaggio e vulnerabilità; progetti di formazione in Italia e all’estero sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti; progetti di empowerment a beneficio della popolazione civile palestinese e israeliana che si batte per un futuro condiviso, giusto e di uguaglianza.
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