Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 24/06/2018, a pag.14, con il titolo " 'Panem et circenses' dietro la facciata delle grandi riforme " il commento di Camille Eid
da criticare
da trattare con i guanti
Che sul quotidiano dei vescovi si debbano leggere critiche all'Arabia Saudita per le condizioni medievali in cui vivono le donne, è perlomeno curioso. La Chiesa, in duemila anni, non ha certo un passato diverso da proporre, per cui, almeno in fatto di diritti umani e civili, guardi all'interno della propria storia e reciti un mea culpa. Ma l'attacco a MbS da parte di Camille Eid ha una sua spiegazione, l'Arabia Saudita fa parte della coalizione voluta da Trump, ha dato inizio alle relazioni con Israele e cerca di difendersi il più possibile contro l'Iran. In più, MbS ha dato inizio a riforme, che richiederanno tempo, visto il potere del clero a Riad. L'inizio c'è, vedremo se andrà avanti. Ma per Avvenire, vale la regola del tutto e subito, così dà una mano all'Iran.
Tre mesi fa, in occasione di una sua visita ufficiale, aveva fatto tappezzare le vie di Londra con scritte del tipo: «Dà potere alle donne» e «Sta cambiando l'Arabia Saudita». Ma la smania di Mohammed bin Salman - per tutti, e i media in particolare, MbS - di accreditarsi in Occidente come «modernizzatore» non convince tutti. Anzitutto perché il 32enne principe ereditario si è trovato ad accumulare tra le sue mani i nodi chiave di politica interna ed estera, di economia e di difesa, senza avere alle spalle un particolare curriculum di studi né alcuna esperienza pratica. MbS mantiene, infatti, il dicastero della Difesa, ma anche la carica di capo della Corte reale, di presidente del Consiglio per gli Affari economici e di capo della Saudi Aramco, la maggiore compagnia petrolifera al mondo. Sul piano interno MbS si è alineato buona parte della famiglia reale e della borghesia saudita, facendo arrestare 381 illustri uomini d'affari e principi nel quadro di una presunta «lotta alla corruzione» che aveva tutto l'aspetto di una purga (oltre 100miliardi di dollari la somma riscossa dai magnati) contro conclamati e potenziali rivali. Sul fronte internazionale non si contano ormai più i suoi passi falsi: dalla disastrosa gestione della guerra nello Yemen, alla crisi irrisolta con il Qatar, all'inaudita detenzione a Riad del premier libanese Saad Hariri, alle sfacciate pressioni su Paesi 'alleati" come la Giordania e il Marocco. Le riforme, paradossalmente, non hanno ancora riguardato il pessimo registro dei diritti umani nel regno: non solo rimangono in carcere decine di attivisti e blogger, come Raif Badawi, ma gli arresti si sono ultimamente estesi anche alle donne impegnate nella lotta a favore di maggiori diritti, come Loujain al-Hathloul eAziza al-Yousef. Tranne poche eccezioni, le riforme promosse dal potente Ente per l'Intrattenimento sembrano voler essere un nuovo «panem et circenses» per distogliere i sauditi dai veri problemi sociali ed economici del Paese.
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