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Deborah ebrea e Annalisa cattolica: un dialogo 23/06/2018

Gentilissima Signora Fait, ho letto la Sua risposta alla mia lettera sull’insegnamento della Chiesa in ordine alle responsabilità per la morte di Gesù e mi si è stretto il cuore alla rievocazione di quel lontano episodio nel Duomo di Milano: sono esperienze che segnano duramente, soprattutto quando avvengono prima dell’età adulta. Purtroppo, è certo che affermazioni antiebraiche sono state fatte da molti sacerdoti (e pastori protestanti, ecc.) nel corso della storia, praticamente fino alla Shoà, e non mi sognerei mai di negarlo. Però, non sono convinta che le risposte date nei sondaggi (a domande di cui ignoro l’esatta formulazione) implichino necessariamente che, oggi (e anche negli ultimi decenni), preti, catechisti ed associazioni ecclesiali impartiscano insegnamenti antiebraici. Per questo Le scrivevo che mi piacerebbe un’indagine volta a scoprire se e quando ciascuno abbia udito, e da chi, affermazioni antisemite. Da un lato, non è detto che chiunque, rispondendo ad un sondaggio, dica che ‘gli ebrei hanno ucciso Gesù’ pensi che ne siano responsabili tutti gli ebrei di ogni luogo e tempo da allora in poi. Qualcuno potrebbe dire ‘gli ebrei’ come altri, senza suscitare scandalo, risponderebbero ‘i romani’, anziché ‘Pilato’, e non nutrire alcun odio o pregiudizio nei confronti degli ebrei oggi viventi: in altre parole, potrebbe non aver abbastanza cultura da rendersi conto delle implicazioni assunte da certe parole e frasi a causa degli eventi storici, ma essere del tutto privo di idee o sentimenti antiebraici. Dall’altro, la Chiesa, oggi e ormai da parecchio tempo in Italia (e da ancor più tempo in molti Paesi europei) non è certo l’unico educatore o fornitore di nozioni sul cristianesimo e, per molte persone, nemmeno il più importante. Nella mia esperienza (vita parrocchiale in più parrocchie, scuole cattoliche dai 6 ai 19 anni, un quarto di secolo da catechista dei bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni, convegni di formazione per i catechisti, ritiri spirituali, convegni e conferenze vari), risalente (per limitarmi agli anni di cui ho chiara memoria) al 1973-1974 e che prosegue fino ad oggi, non mi sono mai imbattuta né in accuse ‘agli ebrei’ di aver ucciso Gesù, né in affermazioni denigratorie verso ‘gli ebrei’ in generale, di ieri o di oggi. L’unica sgradevole eccezione è avvenuta nel 2000 in Israele, con un arabo cattolico di Gerusalemme nato negli anni ‘20, che in sostanza pareva non capacitarsi che, dopo la Risurrezione di Gesù, ci siano ancora degli ebrei, ma non ebbi occasione di approfondire. Se vi è una pecca, è costituita dal limitarsi, spesso (per mancanza di tempo o di adeguata preparazione), ad impartire l’insegnamento corretto senza affrontare e confutare le interpretazioni sbagliate che le persone potrebbero scoprire in seguito (magari, oggi, in internet). Ma, che si tratti di un’omelia domenicale o di un incontro di catechesi con ragazzini di 8-12 anni (tempo di attenzione: trent’anni fa, circa mezz’ora; oggi, 5-10 minuti, se tutto va bene), non è facile farlo bene.

Con i più cordiali saluti ed auguri di shabbat shalom,
Annalisa Ferramosca

 P.S.: Può pubblicare questa lettera, se lo desidera. Io l’ho scritta soprattutto per Lei e, se non è troppo impertinente, soprattutto per la piccola/giovane Deborah che attende giustizia. 

 Gentile Annalisa,

 Il suo curriculum nell'ambito cattolico mi riempie di consolazione perchè una persona della sua levatura ha sicuramento reso giustizia al popolo ebraico. Sono certa che quella percentuale di cattolici che attribuisce agli ebrei la morte di Gesù non sia un vero pericolo, non siamo più nel Medio Evo, per fortuna. Oggi il vero pericolo si annida nella moltitudine di coloro che si dicono antisionisti, che odiano Israele e sono dei veri e propri antisemiti. Come lei sa, quest'anno l'esame di maturità aveva tra i temi -Il giardino dei Finzi Contini- e la persecuzione degli ebrei. Proprio ieri mi ha telefonato un amica di Bolzano che insegna in un liceo di lingua tedesca tra i monti intorno all'Alpe di Siusi per farmi parlare con alcuni dei suoi studenti ( i sudtirolesi e i ladini sono molto cattolici). Mi si è aperto il cuore, hanno voluto sapere un po' di tutto, mi hanno chiesto del destino della mia famiglia durante il nazismo. Alla fine della lunga telefonata mi è stato detto che tutti avevano le lacrime agli occhi. Forse perchè sono ragazzi di montagna meno contaminati dalla politica malefica dei loro coetanei di città ( molti anni fa avevo avuto una deprimente esperienza in un liceo tedesco francescano di Bolzano dove fui aggredita verbalmente). I ragazzi di Castelrotto avevano espresso il desiderio di ascoltare la storia della Shoah dalla voce di un'ebrea e ne sono rimasti toccati. Sono sicura che non dimenticheranno nemmeno una delle parole che ci siamo detti e alla fine tutti insieme mi hanno quasi gridato "Shalom". Forse può sembrare ridicolo ma è' stata una delle più commoventi esperienze della mia vita.
La ringrazio per la sua lettera e le mando un cordiale shalom


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