Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/06/2018, a pag.27, con il titolo "Nel mio museo a Tel Aviv porterò l'arte fuori dalla torre d'avorio" il colloquio di Luca Molinari con la direttrice Tania Coen Uzzielli
Museo d'Arte contemporanea Tel Aviv Tania Coen Uzzielli, direttrice
Quando un museo «ptalacomunicazione specialistica al di fuori della propria torre d'avorio trasformandola in un contenuto ricco e appassionante per tutti, è il momento in cui la nostra storia va dritta al cuore del visitatore e lo arricchisce di una nuova prospettiva». Con queste parole Tania Coen Uzzielli, attuale responsabile dei servizi curatoriali per l'Israel Museum di Gerusalemme, appena nominata nuova direttrice del Museo d'Arte di Tel Aviv, commenta la sua personale idea di museo contemporaneo e la missione che l'attende. La sua storia racconta di come stia profondamente cambiando il modo di guardare a un'istituzione culturale che sappia confrontarsi con un mondo in profonda trasformazione. Il suo percorso personale è anomalo come tante figure che in questi anni stanno rivoluzionando il modo di amministrare i musei: archeologa e accademica di formazione, con una specializzazione in Storia antica, quindi addetta culturale presso il Consolato israeliano di San Francisco alla fine degli anni Novanta, dove per la prima volta è stata costretta a confrontarsi con la produzione culturale per un pubblico non specialistico. Si tratta di un'esperienza decisiva, perché al ritorno in Israele la Coen Uzzielli è stata chiamata direttamente a lavorare all'Israel Museum, la più importante istituzione culturale del Paese, che in quegli anni stava vivendo una vera rivoluzione manageriale sotto la guida di James S. Snyder, che tra il 1997 e il 2016 ha portato il museo a diventare l'istituzione culturale israeliana più importante a livello internazionale. «Il lavoro con James è stato per me una scuola di vita, perché lavorando al suo fianco ho capito che immaginare un'istituzione culturale oggi vuole dire non solo concentrarsi sulla collezione, ma insieme pensare alla comunicazione, gli sponsor, le pubblicazioni, i laboratori, fino all'ideazione di eventi e mostre che attirino l'attenzione di una comunità sempre più vasta». Così nell'arco di questo ventennio una serie di esposizioni e iniziative curate da Tania Coen Uzzielli ha colpito per lo sguardo innovativo capace di mettere insieme materiali archeologici e frammenti di arte e cultura contemporanea, aprendo le porte del museo a un pubblico che difficilmente sarebbe stato interessato da questa esperienza. La mostra «Beauty and Santity» del 2005 mise, ad esempio, in dialogo visivo e simbolico oggetti sacri provenienti dalla collezione del museo e opere d'arte con una forte connotazione estetica e visiva. E lo stesso approccio è stato applicato in un altro evento che ha avuto un ampio riscontro internazionale, quando l'Israel Museum coinvolse lo scrittore Yval Noah Harari per mettere in scena i temi principali del suo libro Breve storia dell'umanità. Il risultato fu sorprendente: «Abbiamo deciso di illustrare le grandi rivoluzioni sociali e materiali indicate da Harari attraverso tredici oggetti iconici provenienti dalle collezioni del museo stesso. Dal fal *** cetto più antico, proveniente dall'area della Mezzaluna, alle tracce di un focolaio primordiale, entrambi capaci di narrare la rivoluzione agricola. Dai Rotoli del Mar Morto, per parlare della nascita delle leggi, fino alle lettere originali di Einstein, per descrivere la relazione tra scienza e creatività. Non esisteva alcuna distinzione di età storica o stile, ma unicamente la necessità di usare la purezza e bellezza simbolica di questi oggetti per raccontare un tempo della lunga storia dell'uomo». Adesso Tania Coen Uzzielli è chiamata a una nuova avventura, trasformare il Museo d'Arte di Tel Aviv, l'istituzione più antica dedicata all'arte in Israele, fondata nel 1932 e recentemente ampliata, in un museo internazionale e laboratorio aperto alle trasformazioni che stanno investendo il nostro tempo per comunità che stanno profondamente cambiando. Una sfida necessaria per un mondo inquieto che chiede visioni e sguardi aperti sul nostro futuro.
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