Riprendiamo da LIBERO di oggi, 22/06/2018, a pag.12, con il titolo "Israele fornisce preservativi, Hamas li trasforma in bombe" la cronaca di Ilaria Prediali, che ha il merito di aver chiamato una 'certa cosa' con il suo nome: 'preservativo'. Molti si saranno chiesto che cosa mai fossero quei 'palloncini' che venivano lanciati da Gaza al confine con Israele per incendiare le coltivazioni degli agricoltori israeliani. Non potendo essere dei semplici sacchetti di plastica, cosa potevano mai essere? Adesso un giornale lo scrive chiaramente: preservativi, sufficientamente resistenti per l'uso voluto dai terroristi.
Un consiglio: li usino in altre occasioni, con un doppio risultato: Primo, la smetteranno di incendiare i raccolti altri. Secondo, un adeguato controllo delle nascite non potrà che giovare alla superaffollata Striscia.
Ecco il pezzo di Prediali, corretto nella prima parte, decisamente disinformato nella seconda. La lettura di un buon libro di storia la aiuterebbe a capire gli avvenimenti del'48 e del '67 che hanno poi determinato i problemi irrisolti a tutt'oggi.
Profilattici gonfiati pronti a prendere fuoco. Ecco l'ultima strategia che Hamas ha messo in atto a Gaza per combattere Israele. I condom vengono riempiti di elio e poi lanciati in aria. Il vento che soffia mite dal Mediterraneo fa il resto e gli ordigni improvvisati raggiungono le zone oltre il confine con Israele. Qui incendiano le sterpaglie di un deserto, quello del Negev, sempre più arido, grazie a piccole cariche esplosive attaccate alla loro estremità che una volta toccata terra danno fuoco a quel che trovano. In un giorno, in concomitanza con la fine del mese di Ramadan, Hamas è arrivato a lanciarne anche 5mila. Una tecnica, quella dei preservativi, che insieme agli aquiloni e ai palloncini delle feste di compleanno, va avanti da oltre due mesi, provocando danni immensi in termini economici per lo Stato ebraico. Come a dire che se il lancio dei razzi e gli attacchi all'arma bianca finora poco hanno fatto per indebolire l'esercito israeliano, i militanti di Hamas nella Striscia di Gaza affidano la loro protesta al vento e ai preservativi, lasciando a loro il compito di danneggiare Israele almeno sul piano economico, colpendo la produzione agricola israeliana.
SEMPRE PIU' FIGLI
Sembra una tecnica bizzarra, di sicuro molto economica, di fronte alla potenza dell'esercito israeliano, quasi innocua. In realtà finora la strategia del cosiddetto piroterrorismo sta dando i suoi frutti, mettendo in ginocchio l'esercito israeliano e arrecando un danno di quasi un milione e mezzo di dollari alle terre coltivate da Israele. Tanto che Hamas ha persino creato un'unità ad hoc per appiccare questo tipo di incendi e studiare la direzione del vento per raggiungere le zone abitate o coltivate dagli israeliani. E il risultato è garantito anche in termini mediatici, dal momento che le alte nubi che si ergono in seguito agli incendi giocano a favore di telecamera. Israele può fare poco per prevenire il fenomeno di quelli che vengono chiamati «terror condom», cioè i preservativi del terrore. Utilizza droni e sofisticati mezzi per intercettarli, ma quasi inutilmente. Inoltre, visto l'alto tasso di natalità nella Striscia, l'uso del profilattico non viene vietato e le organizzazioni non governative lo incentivano. Solo che Hamas usa l'anticoncezionale in questione in modo alternativo e a Gaza la popolazione continua a crescere. Al momento il Ministero della Difesa dello stato ebraico ha minacciato di limitare l'ingresso di elio nella Striscia, per impedire che il gas, normalmente utilizzato per far funzionare le macchine per la risonanza magnetica negli ospedali, venga utilizzato per gonfiare i profilattici e permettere a questi ordigni improvvisati di percorrere decine di chilometri oltre confine. Nel frattempo le forze di difesa israeliane hanno messo in campo bombardamenti verso chi lancia i condom incendiari.
CONTRATTACCO
Una situazione, quella che sta vivendo Gaza che degenera ogni giorno, e il primo ministro di Israele, Benyamin Netanyahu ha dichiarato di essere pronto a ogni scenario. Stando a Tel Aviv o a Gerusalemme non è raro sentire, di notte e di giorno, il rumore degli aerei diretti a sud e a ovest, e l'ipotesi di una nuova guerra si fa ogni giorno più concreta. I bombardamenti di Israele sulla Striscia sono all'ordine del giorno, e quasi, a leggere i giornali locali, non fanno più notizia. La notte tra martedì e mercoledì è stata la peggiore, quando Israele ha intercettato molti dei 25 razzi lanciati da Gaza nel deserto del Negev e ha risposto con un pesante bombardamento che ha distrutto molte basi militari di Hamas nella Striscia. La situazione umanitaria a Gaza e dintorni è disastrosa, e questo non lascia presagire nulla di buono. Per oggi sono state indette nuove manifestazioni lungo il confine e ci si aspetta che molti aquiloni incendiari e molti profilattici gonfiati verranno fatti librare in aria. Da quando si è riaccesa la spirale di violenza, in seguito alla Grande Marcia del Ritorno, organizzata dai palestinesi per chiedere che i discendenti dei rifugiati che hanno perso le loro case nel 1948 possano ritornare alle proprietà della loro famiglia nei territori che attualmente appartengono a Israele, sono 137 i palestinesi ammazzati dalle forze israeliane, e 13 mila i feriti.
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