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Il Foglio Rassegna Stampa
20.06.2018 I rapper islamisti che incitano a antisemitismo e jihad
Dalla Norvegia alla Germania alla Francia, l'odio dilaga anche dal cabaret

Testata: Il Foglio
Data: 20 giugno 2018
Pagina: 3
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Quel cabaret antisemita»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 20/06/2018, a pag. 3, l'editoriale "Quel cabaret antisemita".

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Il rapper francese Médine

Un rapper norvegese assunto dalla città di Oslo per cantare a un evento destinato a celebrare la “diversità” ha maledetto “gli ebrei fottuti” durante la sua esibizione. Si tratta di Kaveh Kholardi, che dopo aver augurato ai musulmani “Eid Mubarak”, il tipico saluto in arabo per la festa di Eid al Fitr che venerdì scorso ha segnato la fine del Ramadan, Kholardi ha chiesto se ci fossero dei cristiani nel pubblico, sorridendo dopo aver sentito gli applausi. Poi ha chiesto se ci fossero anche degli ebrei, aggiungendo: “Fottuti ebrei”. Non è il primo caso. I rapper Kollegah e Farid Bang hanno vinto il premio per il miglior album agli Echo Awards, gli oscar della musica in Germania. Nato a Friedberg, in Assia, il primo, a Melilla, enclave spagnola in territorio marocchino da genitori marocchini il secondo, i due rapper avevano scritto in musica: “Faccio un altro Olocausto, arrivo con la molotov”. Polemiche in Francia invece per l’invito rivolto dal Bataclan, il locale parigino teatro del massacro dell’Isis (90 morti), al rapper Médine, musulmano, figlio di immigrati algerini, che canta “siano crocifissi i laici sul Golgota” oppure intitola una canzone “Jihad”. Questi rapper sono usciti dal ventre molle dell’ideologia islamista antisemita e antieuropea. Ne fa parte anche il più celebre Dieudonné M’bala M’bala. Questi rapper e intrattenitori sono degli “islamo-progressisti”, beneficiano di un enorme capitale di simpatia da parte dei multiculturalisti e le loro offese sono tutto sommato liquidate come una boutade, un gesto di cattivo gusto. Al pubblico di sinistra, gettano in pasto il discorso sullo schiavismo bianco, l’antiamericanismo e il colonialismo, dunque il vecchio senso di colpa occidentale; nei giovani eccitano il risentimento delle periferie, degli esclusi, dei paria verso il centro e il potere; e nei musulmani scaldano il turpiloquio antiebraico. E’ la guerra del povero contro il ricco, dell’immigrato contro il nativo, di tutti contro Israele. E’ un orrendo cabaret che fa ormai il tutto esaurito.

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