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La Stampa Rassegna Stampa
19.06.2018 Gonen Segev, per l'ex ministro israeliano l'accusa è di spionaggio: 'Vendeva informazioni all'Iran'
Il commento (con omissione) di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 19 giugno 2018
Pagina: 17
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Ex ministro arrestato per spionaggio a favore dell'Iran»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/06/2018, a pag. 17, con il titolo "Ex ministro arrestato per spionaggio a favore dell'Iran", il commento di Giordano Stabile.

"Israele sarà un Paese normale come tutti gli altri - diceva David Ben Gurion - quando anch'esso avrà i suoi ladri, le sue prostitute e i suoi criminali comuni". E' il caso dell'ex Ministro Gonen Segev, accusato di aver venduto informazioni all'Iran. La giustizia israeliana farà il proprio corso, come sempre in modo limpido e senza sconti per chi ha ricoperto in passato importanti cariche di governo.

Giordano Stabile definisce Segev "ex parlamentare di centrodestra". In seguito, però, scrive che "è stato ministro nei governi Rabin e Peres" senza sottolineare - come avrebbe invece dovuto per offrire un'informazione equilibrata - che si trattava di governi di centrosinistra. Perché Stabile scrive senza esitazioni dell'appartenenza al centrodestra di Segev e omette di definire il colore politico dei governi in cui Segev è stato Ministro?

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Giordano Stabile

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Gonen Segev

Un ex ministro, con un passato turbolento, che si era messo al servizio degli ayatollah e vendeva informazioni riservate accumulate nei suoi anni al servizio dello Stato. Una trama da spy story che si è rivelata fin troppo vera e ha portato all’arresto di Gonen Segev, già ministro dell’Energia negli Anni Novanta ed ex parlamentare di centrodestra. Dovrà rispondere ad accuse gravissime, «trasmissione di informazioni al nemico in tempo di guerra e spionaggio contro lo Stato di Israele», roba da ergastolo. La storia è anche fonte di imbarazzo per la stessa Israele. Il Mossad ha messo a segno a gennaio un colpo da maestri, si è impadronito di tonnellate di documenti riservati sul programma atomico iraniano, poi usati in una campagna mediatica che ha influito anche sulla decisione di Donald Trump di ritirare l’America dall’accordo sul nucleare. Ma mentre gli agenti infiltrati a Teheran riuscivano a trafugare il materiale c’era un doppiogiochista di altissimo livello che passava informazioni ai Pasdaran.

La ricostruzione dello Shin Bet
Secondo la ricostruzione dello Shin Bet, i Servizi interni israeliani, Segev «è stato reclutato dall’Intelligence iraniana ed è diventato un loro agente». Non è chiaro da quanto collaborasse, ma di certo «era in contatto con funzionari dell’ambasciata iraniana» e in seguito ha visitato la Repubblica islamica per incontri con i suoi «manipolatori». Secondo lo Shin Bet ha fornito «informazioni relative al mercato dell’energia, siti di sicurezza in Israele, edifici e funzionari di organismi politici e di sicurezza». Segev è stato fermato dopo essere stato respinto all’ingresso in Guinea equatoriale a causa della sua fedina penale, e poi estradato in Israele. È stato messo in stato di accusa venerdì.

Ex capitano dell’esercito, ha militato nei partiti di centrodestra Tzomet e Yiud, ed è stato ministro per l’Energia e le Infrastrutture nei governi Rabin e Peres. È già stato processato per droga, frode e commercio illegale di materiale elettronico. I suoi legali hanno ribattuto che la maggior parte dei dettagli delle accuse erano riservate, e il poco che era stato rilasciato dava un’impressione fuorviante: «Tuttavia dal contenuto del foglio di addebito emerge un quadro diverso». Gli avvocati non smentiscono però i contatti con il nemico numero uno di Israele.

 

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