Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 19/06/2018, a pag. 2, con il titolo "140 mila musulmani raccolti in preghiera per islamizzare i cieli europei", il commento di Giulio Meotti.
Giulio Meotti
Roma. I musulmani di tutta Europa hanno celebrato con le preghiere pubbliche la fine del Ramadan, il mese sacro nell’islam. Piazze stracolme ovunque, da piazza Garibaldi a Napoli al lungomare di Nizza. Ma è a Birmingham che l’islam europeo ha mostrato tutta la propria forza demografica, religiosa, simbolica. Siamo nella città con più islamici d’Inghilterra, che già oggi sono più del 22 per cento della popolazione. Le barbe dei salafiti sono copiose, come le mani delle donne guantate di nero, i negozi che mostrano diversi orari di chiusura corrispondenti a quelli delle preghiere quotidiane, le librerie religiose, le agenzie di viaggio che garantiscono una vacanza dove ai clienti si offre l’accesso a strutture con spazi non misti e piscine in cui le donne possono nuotare e “preservare la propria modestia”. E poi ci sono anche quartieri come Sparkbrook, da dove proviene un decimo dei jihadisti del Regno Unito partiti per le terre dell’Isis. Ogni anno, in questi giorni, la comunità islamica inglese si dà appuntamento nei prati verdi dello Small Heath di Birmingham, il parco le cui fondamenta risalgono ai tempi dell’Impero romano. Vendita di cibo e gadget, balli, sermoni, e poi la grande preghiera guidata dall’imam. Il motto dell’evento annuale recita: “E’ sempre più grande e sempre meglio”. Iniziarono nel 2012 e si presentarono in 12 mila. Già due anni dopo il numero dei fedeli era salito a 40 mila fra donne, uomini e bambini.
Passa un anno e si sale a 60 mila. Un altro e i musulmani in preghiera diventano 90 mila. Nel 2017 si sfonda la soglia dei centomila fedeli. Nel 2018, quel numero è salito a 140 mila, molti di più del numero di tifosi che può contenere il Camp Nou di Barcellona. Tre giorni fa sui prati verdi di Birmingham c’è stata “la più grande preghiera islamica nella storia europea”. Il numero dei fedeli è decuplicato in appena sei anni. La preghiera è il fiore all’occhiello della moschea Green Lane, finanziata dall’Arabia Saudita e quartier generale del movimento salafita Markali Jamat Ahi Hadith, che fa parte del “moderato” Consiglio islamico inglese. Ma che la moschea non fosse troppo “moderata” si è appurato dall’inchiesta non soltanto del quotidiano londinese Times, ma anche dei cronisti di Channel Four. Il giornale ha pubblicato un’inchiesta su come alla moschea Green Lane sia ad esempio proibito alle donne portare i pantaloni, che “rivelano la forma del corpo”, anche di fronte ai propri mariti. Con una telecamera nascosta, i giornalisti di Channel Four si sono poi infiltrati nella moschea. Gli omosessuali? “Dovrebbero essere gettati giù dalla montagna”, afferma il predicatore Abu Osama. La donna? “Allah l’ha creata la donna deficiente, anche se è laureata il suo intelletto è incompleto”. Gli ebrei e i cristiani? “Infedeli, nemici dell’islam”. E pensare che la Green Lane si definisce “un centro per il dialogo interreligioso”. Sulla sharia, l’imam di Green Lane dice: “Vogliamo che le nostre leggi siano messe in pratica”. L’apostasia? “Chi abbandona l’islam va ucciso”. E ancora: “Se chiamassi gli omosessuali pervertiti, sporcaccioni, luridi cani, se dicessi che andrebbero uccisi, non esercito forse la mia libertà d’opinione? E invece no, mi considererebbero intollerante. Ma pensano che si possa dire ogni cosa sul Profeta”. L’invito ai musulmani è di gonfiare il petto, mostrare orgoglio: “Si avvicina l’ora in cui i musulmani saranno i più forti”. E ancora: “Nessuno ama i kuffar (i miscredenti). Noi amiamo solo i musulmani e odiamo i kuffar. Osama bin Laden è meglio di un migliaio di Tony Blair, perché è un musulmano”. Che 140 mila fedeli musulmani siano chiamati alla preghiera pubblica di fine Ramadan da una simile centrale del fondamentalismo islamico dovrebbe incupire non soltanto i cieli della già caliginosa Ruhr britannica, ma anche degli altri paesi europei cui è rivolta quella incontenibile preghiera.
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare:06/589091, oppure cliccare sulla e-mail sottostante