Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 16/06/2018, a pag.33, con il titolo "Moda hi-tech 'Il computer quando sbaglia crea poesia' " il commento di Fabiana Magrì.
Fabiana Magrì Noa Raviv
Gioco con la tecnologia, cerco di farla sbagliare, di farle fare operazioni per cui non è stata progettata. In un mondo in cui tutto può essere replicato, sono gli errori ad avere il potenziale dell’unicità». La designer e artista israeliana Noa Raviv (30 anni) è considerata l’enfant prodige della rivoluzione tecnologica nella moda. Hard Copy, il suo progetto di laurea del 2014 è una collezione ispirata a errori informatici e digitali che le è valso la partecipazione, nel 2016, alla mostra Manus x Machina. Fashion in an Age of Technology al Met di New York, accanto a Coco Chanel, Yves Saint Laurent e Christian Dior, a tu per tu con gli eroi del suo olimpo: il curatore inglese del MET Andrew Bolton, lo stilista belga Raf Simons e il designer giapponese Issey Miyake. La storia In Off-line, il suo primo lavoro dopo il trasferimento a New York, nel 2016, Raviv ha trasformato le sue intuizioni in una collezione di capi prêt-à-porter. «Il mio approccio parte da un’idea, e non mi curo della sua fattibilità. Questo mi mette nella posizione di poter anticipare ciò che non è mai stato fatto». L’anno scorso, per la nuova serie Non-place, la designer ha esteso la riflessione sui «non-luoghi» di Marc Augé al mondo della realtà virtuale e oggi che l’Israel Museum di Gerusalemme dedica la mostra Fashion Statements. Decoding Israeli Dress ai primi cento anni di moda israeliana, due modelli della collezione Hard Copy di Raviv attendono il visitatore nell’ultima sala, tra le tendenze odierne del paese, alle prese con un’identità divisa tra locale e globale, tra artigianato e tecnologia all’avanguardia. Le idee Noa Raviv vive a Long Island City «a due passi dal Moma PS1, un loft tutto bianco con grandi finestre che affacciano su Manhattan, muri coperti da tessuti e dai materiali più diversi, il mio computer e una spaziosa terrazza piena di fiori. Ma anche se vivo a New York come israeliana sono molto influenzata da tutto ciò che accade qui, dal cibo alla tecnologia, dalla politica al clima caldo. Ogni esperienza è parte di ciò che sono, personalmente e professionalmente. Mi sento fortunata a essere cresciuta con la mentalità israeliana del “si può fare”, di essere figlia della Start-Up Nation, sempre immersa nelle nuove tecnologie, con gli strumenti più innovativi a portata di mano.» Illusione ottica Non per questo Raviv, che lavora nell’intersezione tra arte, moda e tecnologia, mette in secondo piano l’importanza dell’incanto. Il suo obiettivo è trasformare l’imperfezione, l’errore, l’inaspettato, in un cortocircuito poetico. «Nei miei lavori è difficile individuare il confine tra stampa 3D e cucito a mano. Cerco di creare un’illusione ottica, di confondere reale e virtuale. Mentre di solito ci aspettiamo la perfezione dalla macchina e l’imperfezione dal lavoro umano, io umanizzo il computer facendolo sbagliare e creo parti artigianali impeccabili» L’artista sviluppa deliberatamente immagini digitali manipolate, interrotte e distorte con software di «computer modeling» per immaginare oggetti che in realtà non possono essere stampati né prodotti, che esistono solo nello spazio virtuale. Finché non interviene il gesto del designer a tagliare e cucire a mano ogni singolo pezzo, a renderlo davvero irriproducibile. «Il mondo della moda è caotico ci sono tanti movimenti in atto, anche contraddittori. È un momento unico, non si può paragonare a nessun altro, nel passato. Tecnologia e moda hanno molto in comune, il motore di entrambi è il cambiamento della percezione di ciò che consideriamo attraente».
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