Riprendiamo da ANSA del 16/06/2018, con il titolo "Meno ebrei italiani in Israele, migrazione in calo nel 2017. Inversione di tendenza dal 2015. Della Pergola, così anche il 2018" il servizio di Massimo Lomonaco, corrispondente da Israele.
Massimo Lomonaco
(ANSAmed) - TEL AVIV - Dopo il picco del 2015 con 353 persone, l'emigrazione ebraica italiana in Israele è in forte calo: nel 2017 si è fermata a 115 persone e i primi mesi del 2018 indicano lo stesso andamento. Lo ha rivelato il demografo italo-israeliano Sergio Della Pergola in base ai dati dell'Ufficio centrale di statistica. Nel 2015, i nuovi emigrati dall'Italia in Israele ('olim hadashim') raggiunsero appunto il record di 353: numero addirittura superiore ai 330 del 1970 considerato fino ad allora un exploit e inferiore solo a quello di oltre 500 del 1948/1949 in cui valse tuttavia l'effetto Shoah e la nascita dello stato di Israele. Dal 2016 il flusso si è invertito: gli emigrati in quell'anno sono stati 159, largamente inferiori a quelli dell'anno precedente, per scendere ancora nel 2017.
Sergio Della Pergola
"Il picco del 2015 - ha spiegato Della Pergola - è stato alimentato da alcuni fattori. Il primo riguarda l'allora forte crisi economica in Italia e a Roma da dove proveniva il maggior numero di emigrati. Molti di questi in crescente affanno per alcuni interventi del comune capitolino sui venditori ambulanti, tradizionale nicchia di lavoro ebraico. Il secondo fattore che ha contribuito all'ondata migratoria sono stati anche determinati da aggiustamenti fiscali da parte israeliana che hanno imposto la scelta tra le due cittadinanze". "Non va anche dimenticato in sottofondo - ha proseguito Della Pergola - il disagio ebraico a fronte di un diffuso pregiudizio anti israeliano nei media, soprattutto sul web e in certe sedi universitarie. Così come va ricordato un distacco ebraico dal mondo politico per alcuni interventi da parte dei 5Stelle e della Lega".
Se questa è la cornice che ha sospinto l''Aliya' (emigrazione), la flessione attuale, a giudizio del demografo, è invece giustificata da una minore incidenza della crisi economica. "Queste ondulazioni - ha sottolineato Della Pergola - riflettono la situazione economica italiana, oggi meno acuta". Resta invece come motivazione il disagio ebraico verso il persistere di fenomeni "pregiudizievoli anti Israele e di antisemitismo", dei cui contorni darà conto - ha annunciato - il Rapporto Ue (Italia compresa) che sarà presentato a fine anno a Vienna. Il calo dell'emigrazione ebraica in Israele - a parte i Paesi dell'ex Urss - non riguarda però solo l'Italia. Ma, ad esempio, anche la Francia: dopo il picco storico del 2015 con 6600 persone, nel 2017 c'è stato un calo di oltre la metà con 3160 unità arrivate. Tra le possibili cause, Della Pergola ha sottolineato "il dato omogeneo" che sembra caratterizzare "l'attuale difficoltà di integrazione in Israele": "la struttura economica del Paese profondamente diversa da quella della Diaspora". "Se lì il 25/30% della forza lavoro ebraica è nel commercio, in Israele il commercio è meno del 10% dell'economia, invece puntata sull'hi-tech e alti titoli di studio. Le persone dovrebbero essere rese più consapevoli della difficoltà dell'emigrazione. E Israele non fa abbastanza con il suo Ministero dell'assorbimento". In questi giorni alcuni dati attribuiti al Ministero della sanità fanno discutere i gruppi di emigrati: dei circa 500 suicidi che avvengono in un anno - nonostante il tasso in Israele sia tra i più bassi del mondo - un terzo riguarda proprio gli 'olim hadashim' che arrivano da tutto il mondo. (ANSAmed).
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