Tra Kim e Qom
Analisi di Mordechai Kedar
(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)
https://www.israelnationalnews.com/Articles/Author.aspx/614
Donald Trump con Kim Jong-Un
L'incontro molto pubblicizzato di questa settimana a Singapore tra il Presidente americano Donald Trump e il despota nordcoreano Kim Jong Un, ha attirato l'attenzione di tutto il mondo per giorni, in gran parte a causa delle importanti domande che solleva a più livelli sui fronti interni, regionali e internazionali. A livello regionale e internazionale, il mondo intero vorrebbe sapere se Trump riuscirà a convincere Kim a rinunciare al suo arsenale nucleare. Kim s’impegnerà a istituire un organismo di controllo per sorvegliare l’attuazione scrupolosa dell’accordo? Trump concederà a Kim le garanzie che, se rinuncerà alle sue armi nucleari, non subirà il destino di Gheddafi, dopo che quell’altro despota non aveva mantenuto i patti? Alla Corea del Nord sarà dato il permesso di uscire dal suo isolamento internazionale, e le sanzioni economiche inflitte saranno rimosse? Potranno i Paesi interessati, investire in progetti economici con la Corea del Nord? Per quanto riguarda il piano interno: Kim libererà i suoi cittadini dall’ attuale morsa repressiva? Chiuderà i campi di "rieducazione" in cui sono incarcerati migliaia di nordcoreani? Cesseranno le esecuzioni pubbliche per “crimini” contro l'onore di Kim? L'uomo della strada potrà godere degli accordi economici che in futuro potrebbero essere firmati con l'estero, o la famiglia “reale” e i suoi compari concentreranno tutti i profitti nelle proprie tasche? Per i cittadini della Corea del Nord però, la domanda più importante di tutte è se Trump riuscirà a creare un collegamento tra i problemi internazionali e quelli interni. Se Trump allenterà le sanzioni politiche ed economiche, avverrà un cambiamento nell’atteggiamento di Kim non solo sulle questioni nucleari e missilistiche, ma anche nei confronti dei diritti umani e delle libertà politiche dei cittadini della Corea del Nord? La maggior parte degli esperti dubita che ciò possa accadere, perché un cambiamento nell'armamento nucleare è cosa squisitamente politica, mentre un cambiamento dei diritti umani significa cambiare la natura stessa del potere. Modificare la politica del governo è indubbiamente più facile che cambiare il comportamento ed il carattere del regime. Certo, si può sperare che avvengano cambiamenti nel governo del Paese, ma lo sarà in modo misurato, passo dopo passo, non a causa di pressioni o sconvolgimenti.
Questa settimana Kim ha licenziato tre generali dell'esercito, forse per mostrare a Trump di essere pronto a cambiare la propria politica. Ma occorre aspettare per vedere se Kim vorrà davvero sostituire i responsabili che hanno ubbidito ai suoi ordini, sia sul piano interno che su quello regionale e internazionale. Le risposte a queste domande sembrano dipendere soprattutto dalla "chimica interpersonale" e dalle relazioni personali che Trump e Kim riescono a creare tra loro, poiché la posizione politica americana, nell'ultimo anno e mezzo, è diretta conseguenza delle decisioni personali di Trump. Negli Stati Uniti e nel mondo alcuni lo giudicano un buon segno, ma molti altri lo disapprovano fortemente. Numerosi commentatori discutono sul linguaggio del corpo di Trump e di Kim e dei piccoli gesti, dei toni di voce, del numero di secondi della durata delle loro strette di mano, dell'invito che Trump ha esteso a Kim per visitare gli Stati Uniti e la Casa Bianca e se il loro incontro è durato più del previsto . Gli europei, da parte loro, vedono l’atteggiamento personalistico di Trump in una luce negativa, perché il condurre una strategia economica e politica con l'approccio di un tipico uomo d'affari americano, è totalmente inaccettabile per l'Europa. Gli europei sono abituati al passato, in cui gli Stati Uniti non si sono mai preoccupati dei propri interessi in modo così evidente. Il modo stonato in cui si è conclusa la conferenza del G7 la scorsa settimana in Canada, ha dimostrato ancora una volta agli europei che il primo interesse di Trump su ogni questione è ciò che l'America ha da guadagnare, per cui lui agisce secondo standard che sono imprevedibili per le politiche ordinarie.
Due anni fa, qualcuno si sarebbe aspettato che un Presidente degli Stati Uniti avrebbe incontrato il capo della Corea del Nord? Sento che gli europei hanno una paura mortale che gli Stati Uniti decidano di fare la parte del leone nei contratti dopo la riabilitazione della Corea del Nord. La Borsa americana sta già reagendo positivamente a questa possibilità e Trump continua a twittare quanto sia orgoglioso di quel risultato. L'incontro tra Trump e Kim è probabilmente assai più significativo per il Medio Oriente che per qualsiasi altra regione, perché un filo al contempo corto e robusto, collega ciò che accade tra Trump e Kim con quel che succede tra gli Stati Uniti e l’Iran. Trump minaccia entrambi allo stesso modo: ha twittato le minacce di un attacco nucleare alla Corea del Nord, si è ritirato dall'accordo nucleare iraniano e con le sanzioni economiche ha dato uno schiaffo all'Iran e a qualsiasi Paese che manterrà legami economici con lui. Il mondo arabo sta seguendo da vicino i progressi del vertice Trump-Kim, perché gli arabi lo vedono come un’anteprima di quel che succederà nelle relazioni tra USA e Iran. Se Trump riesce a persuadere o costringere Kim a rinunciare davvero al suo progetto nucleare, seguirà un tweet con la sua intenzione di fare lo stesso con l'Iran per quanto riguarda le minacce nucleari e missilistiche. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha già annunciato, procurando un dispiacere all'Iran, che l'obiettivo del vertice Trump-Kim è stato quello di convincere la Corea del Nord a rinunciare al suo progetto nucleare.
Nella nostra regione, il Medio Oriente, la gente continua a chiedersi: Trump vuole incontrare Khamenei? Di cosa parleranno? Hanno qualcosa in comune? Anche se non raggiungeranno subito un accordo sui problemi sui quali hanno opinioni differenti, saranno in grado di sviluppare qualche tipo di chimica interpersonale? Ci sarà abbastanza fiducia reciproca per credere che tutti gli accordi raggiunti verranno rispettati da entrambe le parti? O la sfiducia naturale di Trump e Khamenei impedirà il raggiungimento di un accordo? Il sentimento di superiorità degli Ayatollah di essere i "veri credenti" consentirà di accettare come legittimo negoziatore Trump, il cristiano la cui figlia si è convertita all'ebraismo, che ha riconosciuto Gerusalemme come capitale del popolo ebraico e ha trasferito nella capitale la sua ambasciata?. Ma le domande più importanti sono: se Trump e Kim raggiungeranno un vero accordo sullo smantellamento delle armi nucleari e dei missili della Corea del Nord, quanto verrà rafforzata la determinazione di Trump nell’ imporre un simile accordo agli iraniani? Quanta influenza avrà un qualsiasi tipo di accordo firmato tra Trump e Kim sull'intransigenza di Teheran? Quanto successo avrà Trump nel forzare gli iraniani a smettere di interferire negli affari di altri Paesi come il Libano, la Siria, l'Iraq, lo Yemen, l'Arabia Saudita e gli Emirati? Trump riuscirà a far abbassare significativamente il livello della retorica iraniana anti-israeliana? Trump tenterà di creare una connessione tra le questioni regionali e internazionali e quelle che si occupano di diritti umani e di libertà politica in Iran? E se provasse, ci riuscirà? Sembra troppo presto per rispondere a queste domande dopo un solo incontro al vertice. Non abbiamo idea di cosa succederà tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord dopo lo storico incontro dei due leader. Le prossime settimane vedranno vari consiglieri e funzionari di entrambe le parti che trascorreranno lunghe ore a cercare di formulare una dichiarazione che impegni entrambe le parti a realizzare gli accordi e le intese raggiunte dai loro leader a Singapore. Occorre prestare molta attenzione ai dettagli di una intesa orale trasferiti in un documento, in cui ogni parola conta. Può rivelarsi un processo molto difficile, lungo ed estenuante, che potrebbe portare entrambe le parti a riconoscere che un accordo chiaro e vincolante, in questo momento, è al di là della loro portata. Gli iraniani sono in attesa di sviluppi futuri con il fiato sospeso. Sanno che ciò che accade tra Trump e Kim avrà un'influenza evidente su ciò che accadrà tra Washington e Qom.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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