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La Stampa Rassegna Stampa
14.06.2018 Iran: nucleare, terrorismo e diritti umani negati
Commenti di Giordano Stabile, Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 14 giugno 2018
Pagina: 12
Autore: Giordano Stabile - Francesca Paci
Titolo: «Rohani in crisi: 'Ha concesso troppo agli Usa' - Nuovo arresto per l'avvocatessa dei diritti umani anti ayatollah»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/06/2018, a pag. 12, con il titolo "Rohani in crisi: 'Ha concesso troppo agli Usa' ", il commento di Giordano Stabile; a pag. 17, con il titolo "Nuovo arresto per l'avvocatessa dei diritti umani anti ayatollah", il commento di Francesca Paci.

L'Iran destabilizza l'intero Medio Oriente e arma i terroristi al confine settentrionale di Israele, come mostra questo video: https://www.youtube.com/watch?v=AkzxId6RWb4. L'obiettivo di Teheran, infatti, è la distruzione di Israele: https://www.youtube.com/watch?v=H1UABc2bNqs

Ecco gli articoli:

Giordano Stabile: "Rohani in crisi: 'Ha concesso troppo agli Usa' "

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Giordano Stabile

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A Teheran adesso si chiedono se non hanno avuto troppa fretta nel firmare l’accordo con Barack Obama alla fine del 2015. Allora sembrava che la «finestra di opportunità» si stesse per chiudere, con l’arrivo di un nuovo presidente americano, che si prospettava in ogni caso più rigido. Ma oggi, di fronte alle smilze paginette firmate da Donald Trump e Kim Yong-un a Singapore, la prospettiva è ribaltata. Kim ha ottenuto garanzie e l’onore di un invito alla Casa Bianca in cambio di poche righe e promesse vaghe. Hassan Rohani ha dovuto firmare, tre anni fa, un documento di 159 pagine fitte di impegni, clausole, dettagli studiati fino all’ultima virgola per imbrigliare il programma nucleare iraniano e impedire qualsiasi velleità di costruirsi una Bomba, almeno per 10-15 anni, con una apertura senza precedenti alle ispezioni dell’Aiea.

«L’uomo-razzo», come lo chiamava fino a pochi mesi fa Trump, di Bombe ne ha già una trentina, secondo le stime dei servizi occidentali, e ha pure missili intercontinentali. Dal summit di Singapore non è uscito nulla riguardo i controlli che permetteranno di verificare le sue promesse di disarmo. Per gli oltranzisti iraniani, il gruppo di potere e interessi che ruota attorno ai Pasdaran, è la conferma che Rohani è stato «troppo morbido» e si è fatto «ingannare» dagli occidentali. Le chance che l’ala riformista del regime riesca a tenere in piedi l’accordo con l’aiuto delle potente europee, oltre che di Cina e Russia, sono sempre più esili. A Natanz proseguono i preparativi per installare nuove centrifughe, «di ultima generazione», per riprendere l’arricchimento dell’uranio «come mai prima». L’ordine è arrivato dalla Guida Suprema Ali Khamenei, forse pentito del via libera dato alle trattative condotte da Rohani, e di certo invidioso dell’exploit diplomatico del dittatore nordcoreano.

Francesca Paci: "Nuovo arresto per l'avvocatessa dei diritti umani anti ayatollah"

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Francesca Paci

L’avvocatessa iraniana Nasrin Sotoudeh è di nuovo nella famigerata prigione di Evin, la stessa nella quale ha già conosciuto l’isolamento. Classe 1963, paladina di attivisti e giornalisti, premio Sakharov nel 2012, la Sotoudeh è la bestia nera degli ayatollah per la resilienza con cui incassa le condanne, sconta la pena e riparte a testa bassa. «La polizia ci ha detto che è stata presa sulla base di una sentenza già emessa in absentia dal tribunale, in base alla quale doveva scontare 5 anni di carcere» spiega il marito Reza Khandan raccontando come all’arrivo delle forze di sicurezza la moglie fosse nella loro casa di Teheran insieme alla figlia diciottenne. Il meccanismo, continua, è quello di sempre, oliato, feroce, inesorabile: «Si mantengono aperti i procedimenti contro i militanti politici in modo che se e quando quelli partecipano a qualche forma di protesta si può procedere automaticamente all’arresto».

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Nasrin Sotoudeh

Nasrin Sotoudeh conosce bene la giustizia iraniana. Legale di nomi simbolo come Heshmat Tabarzadi (il leader del Fronte Democratico dell’Iran attualmente fuorilegge), membro illustre del Centro Iraniano per la difesa dei diritti umani guidato dal Nobel per la pace in esilio Shirin Ebadi, fustigatrice dell’arbitrio legale che solo pochi mesi fa ha imposto ai prigionieri politici di scegliere i propri avvocati all’interno di una lista predeterminata di 20 nomi sui 60 mila praticanti iraniani, questa signora minuta si è da ultimo levata in difesa delle ragazze di Enghelab street, il gruppo di giovani donne incarcerate a gennaio per essersi tolte il velo in pubblico durante le manifestazioni contro il carovita.
Non è la cella a intimorirla, ripete chi la conosce e l’ha vista in più occasioni scoprire il capo sfidando la polizia religiosa. Quello di Evin è un indirizzo familiare. Arrestata nel 2010 con l’imputazione di cospirazione ai danni della sicurezza dello Stato per la diffusione di materiale propagandistico, condannata a 11 anni di prigione nel 2011 e interdetta dal lavoro per 20 anni (ridotti a 10), Nasrin Sotoudeh è stata rilasciata dopo la vittoria del presidente riformista Hassan Rohani nel 2013 senza però essere riammessa a esercitare la sua professione. Quando, libera, è tornata in piazza per chiedere di poter ricominciare a difendere il diritto è stata fermata di nuovo, il tempo dell’ennesima intimidazione. Ora che il braccio di ferro tra falchi e moderati sembra giunto alle battute finali le voci dissenzienti sono sgradite agli ayatollah, e la Sotoudeh deve tacere.

 

 

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