Italia, ecco i nuovi sottosegretari agli Esteri: putiniani, anti-euro e Di Stefano contro Israele: 'Il terrorismo islamico non esiste' Commento di Jacopo Iacoboni, breve del Giornale
Testata:La Stampa - Il Giornale Autore: Jacopo Iacoboni Titolo: «Il filorusso, l'anti-euro e il leghista trumpiano: ecco i tre sottosegretari che pesano sul governo - Non esiste il terrorismo religioso, quelli dell'Isis sono come i nostri militari»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/06/2018, a pag. 10, con il titolo "Il filorusso, l'anti-euro e il leghista trumpiano: ecco i tre sottosegretari che pesano sul governo", il commento di Jacopo Iacoboni; da GIORNALE, a pag. 14, la breve "Non esiste il terrorismo religioso, quelli dell'Isis sono come i nostri militari".
Dalla Farnesina in arrivo pessime notizie, anche se ampiamente prevedibili. Vediamo se l'opposizione manterrà quanto promesso. Se prima era già criticabile, con la presenza oggi di acclarati odiatori, aspettiamoci il peggio.
Ecco gli articoli:
LA STAMPA - Jacopo Iacoboni : "Il filorusso, l'anti-euro e il leghista trumpiano: ecco i tre sottosegretari che pesano sul governo"
Putin, il sovranismo alla Bannon, l’euroscetticismo più duro. Con i nuovi sottosegretari Manlio Di Stefano e Guglielmo Picchi (agli Esteri), e Luciano Barra Caracciolo, agli Affari europei, il puzzle del governo M5S-Lega si arricchisce di tre figure probabilmente cruciali.
Il filoputiniano Di Stefano è un personaggio che si muove con più discrezione della media grillina, ma è da tempo osservato, negli ambienti diplomatici: ammira Vladimir Putin, nel giugno 2016 fu il primo politico occidentale (dopo russi e cinesi) nell’ordine degli interventi al Congresso di Russia Unita a Mosca, è ospite gradito a Villa Abamelek - sede dell’ambasciata russa a Roma - dov’era anche qualche giorno fa, l’8 giugno, la sera della tradizionale festa russa (più low profile rispetto a Matteo Salvini, che catalizzava i flash, ma forse ancora più coccolato dall’ambasciatore Sergej Razov). Fu Di Stefano, con la sua macchina scassata, a accompagnare Grillo dall’ambasciatore di Mosca, due anni fa. Ospite frequente di Rt, il network del Cremlino, può alzare il telefono e parlare con Sergej Zheleznyak, il plenipotenziario di Putin per i rapporti con l’Europa occidentale (quello che firma gli accordi con la Lega e con l’Fpö austriaco; quello che tratta con Marine Le Pen e Afd in Germania). Non disdegna Chavez, e vede un modello nell’Ecuador di Correa. Guida i viaggi M5S a Caracas (con Vito Petrocelli, altra figura filoputiniana del M5S, rilevante per i rapporti coi russi su gas, energia, No Tap), è sostenitore della necessità di rivedere il ruolo dell’Italia nella Nato: gli italiani per lui devono votare sull’adesione all’Alleanza atlantica. Pensa che la Crimea non sia stata un’annessione, e che a Kiev ci sia stata una guerra «per portare la Nato alle porte della Russia». Ma è anche uomo pragmatico, obbediente a Davide Casaleggio, attento ai rapporti di forza. Salvini e la nave Aquarius? «Avrei agito allo stesso modo». Testardo, palermitano , 37 anni, è ingegnere informatico, e nella sua biografia l’unica esperienza che risalta è la stessa di Di Battista, suo grande amico: con l’Ong Amka, i progetti in Sudamerica, e un viaggio in Guatemala nel 2010, che Dibba cita come i suoi Diari della motocicletta.
L’amico di Bannon Guglielmo Picchi, leghista, consigliere di Salvini sulla politica estera, arriva anche lui a una visione geopolitica filorussa, ma via Londra, non dal Sudamerica. Fiorentino, master in business administration alla Bocconi, Picchi anima un think tank, il «Machiavelli», che fa seminari sovranisti e filorussi («Globalismo e sovranità: opzioni politiche per l’Italia che verrà») dove transitano l’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi e l’economista no-euro Alberto Bagnai, con personaggi provenienti dall’Isag, altro think tank eurasista e filo Putin. Picchi è dirigente (ora in aspettativa) di Barclays, banca d’investimenti a Londra, la città chiave di ogni tela che guarda a Mosca. Anche il suo amico Steve Bannon ha un passato nella finanza (a Goldman Sachs): è stato Picchi a tessere la tela che ha reso Bannon di casa a Roma. È Picchi che lavorò per propiziare quello che lui definisce «l’incontro» tra Salvini e Trump (in realtà un selfie di Salvini col neopresidente Usa). «È impossibile – spiega - mettere in sicurezza il quadrante mediorientale senza la Russia».
L’euroscettico E qui la sintonia con Luciano Barra Caracciolo, nuovo sottosegretario agli affari Ue, non è piccola. Giurista proveniente da magistrature amministrative (come Conte), transitato dai governi Berlusconi, ex consigliere giuridico di Franco Frattini agli Esteri - quel Frattini di casa alla Link University - Barra Caracciolo è molto critico sull’euro (ha scritto cose come «euro alla frutta e Ttip alle porte»), è durissimo sui trattati Ue, ha prodotto articoli su «La via costituzionale per la risoluzione dei trattati europei», è assiduo frequentatore di convegni (come all’Auditorium di Parma l’anno scorso) dove potevi trovare da Claudio Borghi a Renato Brunetta. «I Trattati europei uccidono la Costituzione italiana», sostiene Barra, in libri come «La convivenza impossibile tra costituzione e trattati europei». Un network sovranista, coccolato all’estero, che lavora da anni in Italia. Ma solo in pochi l’hanno notato.
IL GIORNALE: "Non esiste il terrorismo religioso, quelli dell'Isis sono come i nostri militari"
Manlio Di Stefano
«Il terrorismo islamico non esiste». Così sentenziava il nuovo sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano nel 2015, anno di massima virulenza dell'attacco jihadista. E non era una solo gaffe: Di Stefano, grillino della prima ora, già capogruppo Esteri, ha elaborato una sua posizione. Una posizione che ora sarà molto difficile coniugare con quella della Lega, di Mateo Salvini e del ministro Enzo Moavero. Di Stefano per esempio è considerato anti-israeliano e ha partecipato a un festival filo-palestinese che in un'altra tappa aveva visto fra i protagonisti anche un imam noto per aver esaltato in precedenza le azioni kamikaze.
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