Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/06/2018 a pag. 20, con il titolo "Kushner torna in Israele per il piano di pace", la cronaca di Francesco Semprini.
Francesco Semprini
Jared Kushner torna in Israele la prossima settimana per discutere con diversi interlocutori il piano di pace per il Medio Oriente messo a punto dall’amministrazione americana. Saranno assenti però i rappresentanti palestinesi, visto che l’amministrazione Trump non ha contatti con loro da oltre sei mesi, ovvero dalla decisione di trasferire l’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme.
Jared Kushner
Il genero e consigliere del presidente si incontra invece con funzionari israeliani e, probabilmente, con emissari dei vicini Paesi arabi. Dalla controversa decisione di trasferimento della rappresentanza diplomatica a stelle e strisce, l’Autorità palestinese ha troncato ogni relazione diplomatica con Washington, e il presidente Abu Mazen ha deciso il boicottaggio a oltranza degli Stati Uniti rifiutandosi di incontrare qualsiasi rappresentante americano in visita in Medio Oriente, iniziando dal vicepresidente Mike Pence.
Per tutta risposta lo scorso mese l’ambasciatrice Usa all’Onu, Nikki Haley, in segno di protesta, ha abbandonato l’aula del Consiglio di sicurezza dell’Onu proprio quando ha preso la parola il rappresentante palestinese. L’amministrazione Trump ha lavorato su un piano di pace per circa un anno, nell’ambito di una «road map» regionale articolata in tre punti. Ovvero il trasferimento dell’ambasciata a Gerusalemme, un piano di pace che prevede la coesistenza di due Stati e l’investitura dell’alleato saudita quale “broker” regionale del piano stesso. La cui divulgazione nei dettagli, secondo i rumors, potrebbe arrivare già entro la fine del mese.
Sino ad oggi sono trapelati pochissimi dettagli al riguardo e i palestinesi hanno accusato il presidente Trump di assecondare «supinamente» le istanze della destra israeliana, ignorando le loro richieste fondamentali. La Casa Bianca sostiene invece di volere un piano «vendibile» a entrambe le parti.
Nel frattempo però la situazione si è inasprita con gli scontri di Gaza avvenuti durante l’inaugurazione della nuova ambasciata Usa. Scontri che hanno causato la morte di 112 palestinesi, la gran parte dei quali, secondo gli osservatori, erano legati a organizzazioni «terroristiche» tra cui Hamas e Al-Fatah.
Inutili gli sforzi di comporre la situazione da parte della comunità internazionale: per la prima volta in 50 anni una bozza di risoluzione (che ometteva l’uso della forza da parte di Israele) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha avuto un solo voto, quello degli Usa.
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