Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 12/06/2018, a pag. 20, con il titolo "Raid e soldati in Iraq, Erdogan lancia l’assalto ai curdi del Pkk", il commento di Giordano Stabile.
Erdogan il sultano islamista sferra un'altra offensiva contro i kurdi, nel silenzio dell'Occidente.
Ecco il pezzo:
Giordano Stabile
Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha deciso di portare la guerra ai combattenti curdi del Pkk nella loro fortezza imprendibile, i Monti Qandil, una catena che sale fino a 3500 metri di altezza al confine fra Turchia, Iran e Iraq. È uno spicchio di territorio impervio, di vallate strette e scoscese, difeso da cinquemila combattenti, scelti fra i migliori. Il Pkk ha lanciato dal 1984, con brevi tregue, una guerriglia sanguinosa nel Sud della Turchia, e dall’inizio degli Anni Novanta ha trovato nel Kurdistan iracheno la sua più importante retrovia. L’offensiva contro i Monti Qandil è stata annunciata più volte da Erdogan nei mesi scorsi. Il leader turco, alla ricerca di una difficile vittoria al primo turno delle presidenziali del 24 giugno - i sondaggi lo danno inchiodato al 48% - ha ripetuto che la «guerra senza quartiere» al Pkk sarà condotta tanto in Siria, contro la branca siriana denominata Ypg, che in Iraq. Da metà di marzo le truppe speciali hanno cominciato una lenta penetrazione nel Kurdistan iracheno, occupato una dozzina di villaggi e creato un’area di “sicurezza” profonda 30 chilometri.
Peshmerga kurdi
La lotta al terrorismo
Ieri Erdogan è tornato a rivendicare il diritto alla «lotta al terrorismo» anche nei Paesi confinanti e ha annunciato la distruzione di «14 tra depositi di armi e centri di addestramento» del Pkk, con un’ondata di raid compiuti da venti F-16. «I nostri uomini stanno avanzando man mano che eliminano obiettivi», ha precisato il leader turco. «Possono nascondersi dove vogliono, andremo a chiedere il conto per il sangue dei nostri martiri». Poi ha precisato che nella campagna di Afrin sono stati «eliminati 4500 terroristi». La battaglia sui Monti Qandil si annuncia però diversa. Il Pkk combatterà fino all’ultimo uomo, mentre da Afrin, un avamposto isolato, lo Ypg ha deciso a un certo punto di ritirarsi, perché il fronte era intenibile.
La situazione politica del Pkk è peggiorata negli ultimi mesi. Il governo regionale curdo-iracheno, dominato dal Kdp dell’ex presidente Massoud Barzani, è indebolito dal fallito referendum sull’indipendenza del 25 settembre scorso e vuole mantenere buoni rapporti, soprattutto economici, con la Turchia. Erbil non si è opposto alla penetrazione delle truppe turche in Kurdistan. Sul lato iraniano il riavvicinamento fra Ankara e Teheran consente a Erdogan di agire in tandem con una accresciuta repressione dei gruppi armati curdi da parte dell’esercito iraniano. Sui Monti Qandil c’è anche il quartier generale del Pjak, in guerra con gli ayatollah. Una convergenza di interessi che potrebbe spingere il leader turco all’azzardo.
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