Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/06/2018, a pag.4, con il titolo "Putin dialoga con Rohani su nucleare e Siria e avverte gli Usa 'Noi al G8? Dipende da loro' "la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Nell’anti-G7 il presidente iraniano Hassan Rohani chiede alla Russia «più incontri» per fronteggiare l’uscita «illegale» degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare ma Vladimir Putin tiene la porta aperta a un vertice con Donald Trump, che si potrebbe tenere a Vienna, il classico «campo neutro» ai tempi della Guerra Fredda. «L’altro vertice» è quello in corso a Qingdao, nel Nord della Cina, fra i Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, l’architettura creata da Mosca e Pechino per contrastare l’egemonia occidentale. Con l’ingresso dell’India è un blocco di circa tre miliardi di abitanti e un Pil pari a quello statunitense. Le mosse di Teheran Come Paese osservatore è arrivato al summit anche l’Iran di Rohani, che spera di essere ammesso presto a pieno titolo. È il piano B del presidente iraniano se l’Europa non riuscisse a dare garanzie sufficienti sul mantenimento dell’accordo nucleare. Rohani ha avuto ieri un colloquio con Putin, definito «importante e costruttivo» e oggi dovrebbe parlare con Xi Jimping. Sul tavolo c’era anche la situazione in Siria, dove l’alleanza russo-iraniana comincia a scricchiolare. Mosca vorrebbe ridimensionare la presenza delle milizie sciite, per mantenere il rapporto strategico con Israele, e ha già ottenuto il loro ritiro dalla zona a ridosso del Golan. La Siria e l’Iran, assieme all’Ucraina, sono anche i principali punti di frizione fra Russia e Stati Uniti. Dopo il «niet» di venerdì all’offerta di rientrare nel G8 ieri Putin è apparso più conciliante e si è detto «pronto a sviluppare, approfondire e normalizzare le relazioni con gli Usa», anche se «la palla ora sta nel loro campo». La mediazione austriaca Il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha ribadito che Mosca preferisce «lavorare nel formato G20» dove non sono possibili «ultimatum». Il punto di svolta potrebbe essere l’atteso faccia a faccia con Trump. Le voci di un prossimo incontro a Vienna sono o sempre più insistenti state in parte confermate dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. La Crimea e il petrolio Ma se sull’Ucraina Trump appare disposto a un compromesso, tanto che ieri ha definito l’annessione della Crimea nel 2014 «colpa di Obama», sull’Iran le posizioni sono distantissime. Per questo Rohani a Qingdao cerca soprattutto l’appoggio economico della Cina. Le esportazioni di greggio dall’Iran alla Cina sono arrivate nel 2017 a 650 mila barili al giorno, Pechino è ora il primo importatore di petrolio iraniano e Rohani spera che possa assorbire parte del milione di barili che presto non sarà più possibile esportare in Europa, anche con acquisti in yuan oppure oro per aggirare le sanzioni «secondarie» statunitensi.
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