Susann Feldmann, la vittima Ali, l'assassino
Riprendiamo oggi 09/06/2018, a pag.14 dal GIORNALE e dalla REPUBBLICA a pag.14, due servizi sulla 14enne Susanna Feldmann, stuprata e uccisa dal 20enne migrante islamico iracheno.
Il confronto fra i due pezzi è istruttivo. Mentre Mosseri riporta nome e cognome della ragazzina, Mastrobuoni scrive Susanna F. Non scrivere per intero il cognome ebraico fa sì che il crimine venga rubricato fra quelli privi di qualsiasi particolarità. Susanna Feldmann, molto probabilmente era una di quei giovani che si dedicava da volontaria a portare aiuto umanitario ai migranti, forse avrà chiacchierato con chi l'ha poi stuprata e uccisa. Nasconderlo è una azione vergognosa.
Riprendiamo dopo i due servizi citati, un interessante commento di Roberto Giardina sulla Germania, uscito oggi su ITALIA OGGI a pag.12
Il Giornale-Daniel Mosseri: " Preso il profugo 20enne che ha stuprato e ucciso. Era già rientrato in Irak "
Daniel Mosseri: informazione corretta
E durata poco la fuga di Ali Basar, il 20enne iracheno sospettato di avere stuprato e ucciso una 14enne tedesca di Mainz. Il giovane è stato fermato in Irak nella notte fra giovedì e venerdì dalle autorità locali «su richiesta di quelle tedesche», ha reso noto il ministro federale degli Interni Horst Seehofer. Ali, i suoi genitori e i suoi cinque fratelli avevano lasciato la Germania di propria iniziativa lo scorso fine settimana, imbarcandosi a Düsseldorf su un volo per Istanbul e proseguendo per Erbil, nel Kurdistan iracheno. Per lo stupro e l'omicidio di Susanna Feldmann e per l'occultamento del suo cadavere poche ore prima la polizia tedesca aveva fermato a Wiesbaden un richiedente asilo di 35 anni con passaporto turco, accusandolo di aver partecipato con Ali all'omicidio della giovane. È stato il medico legale a stabilire che la ragazzina aveva subito violenza sessuale prima di essere stata uccisa «per violenza al collo». Susanna mancava da casa dal 22 maggio: il suo corpo è stato ritrovato a Wiesbaden, nei pressi del centro per migranti in cui era ospitato il giovane iracheno. E stato un coetaneo della vittima, un profugo 13enne, ad aiutare la polizia a ritrovare le spoglie di Susanna. L'arresto dei due sospetti non chiude il caso, ma evidenzia le contraddizioni del sistema tedesco di accoglienza. Tanto per cominciare la famiglia Basar ha lasciato il Paese con generalità che non cordspondevano a quelle stampate sui biglietti aerei: sostanzialmente agli otto iracheni sono state controllate solo le fotografie. Con l'aggravante che, a dispetto della giovane età, Ali era già una vecchia conoscenza della polizia e secondo fonti stampa era stato accusato in passato dello stupro di una undicenne. Gli investigatori sono poi sotto accusa per la lentezza delle indagini: già il 29 maggio la famiglia era stata raggiunta dalla voce che Susanna fosse stata uccisa e malamente seppellita nei pressi della ferrovia di Wiesbaden, ma nonostante le ricerche con elicotteri e cani è stata l'iniziativa del 13enne a mettere la polizia sulla pista giusta. Resta poi da capire come una ragazzina di 14 anni sia finita nelle mani di un ventenne e di un 35enne, ma si sospetta che sia stata avvicinata da uno dei fratellini di Ali. Domande che la famiglia Feldmann e la comunità ebraica tedesca, a cui la giovane apparteneva, hanno girato alle istituzioni. La domanda di asilo dei Basar era stata presentata nel 2016: le autorità l'avevano respinta permettendo però agli otto iracheni di restare nel Paese in attesa dell'appello. Il caso di Susanna, indicata sui media come «vittima della tolleranza», ha avuto ripercussioni al Bundestag dove gli xenofobi di Alternative für Deutschland hanno chiesto un minuto di silenzio. «State sfruttando una tragedia umana», hanno risposto gli altri partiti. Intanto i socialdemocratici hanno chiesto a Seehofer di far applicare le leggi esistenti, mentre il ministro ha rimesso in discussione le procedure per l'asilo: «Due anni fra domanda e appello sono troppi - ha detto - io sono per lo stato di diritto ma le istituzioni devono poter agire».
La Repubblica-Tonia Mastrobuoni: "Arrestato in Irak il migrante accusato di stupro e omicidio "
Tonia Mastrobuoni: informazione super scorretta
BERLINO- Un caso di cronaca orribile sta scuotendo la Germania. Una quattordicenne, Susanna F., sparisce due settimane fa senza lasciare traccia a Magonza, in Renania Palatinato. Mercoledì scorso la polizia ritrova il suo cadavere sotterrato nei pressi di Wiesbaden: Susanna è stata violentata e uccisa. Il sospetto cade su due richiedenti asilo, l’iracheno ventenne Ali B. e un turco di 35 anni che viene arrestato e rilasciato quasi subito perché ha un alibi di ferro. Ali, invece, sparisce. Sul caso si scatena una bufera: a dicembre 2016 la sua richiesta di asilo era stata respinta, mentre il processo contro di lui sarebbe ancora in corso. Le autorità tedesche avrebbero potuto rimpatriarlo da un anno e mezzo. Anche perché si era fatto notare per reati minori e era sospettato di aver violentato un altro bambino. Nei giorni successivi si viene a sapere che Ali è fuggito con la famiglia in Iraq. Altro scandalo: è partito da Duesseldorf in direzione Turchia per poi proseguire la fuga in direzione Erbil. E tutto ciò senza un biglietto a suo nome. La polizia di frontiera tedesca cerca di difendersi sostenendo che non era obbligatorio confrontare il passaporto con il biglietto. Ma la bufera diventa un uragano. Ieri le forze di sicurezza curde hanno arrestato Ali nel nord dell’Iraq. Lo annuncia il ministro dell’Interno, Horst Seehofer (Csu), precisando che «l’estradizione funziona secondo regole internazionali». Ma il problema, per la Germania, è che non ha un accordo d’estradizione con Baghdad. E dunque non è chiaro se potrà essere consegnato alla giustizia.
Italia Oggi-Roberto Giardina: " Tedeschi antipatici: ma perchè?
Roberto Giardina
Perché ce l'hanno con noi? si chiede su tutta la prima pagina Die Zeit. Was haben die gegen uns? Il settimanale di Amburgo, diretto da Giovanni Di Lorenzo, con doppio passaporto italiano e tedesco, pubblica un'immagine violenta: su sfondo rosso, una muta di cani dai collari con i colori nazionali, italiani, americani e britannici, minaccia il cane lupo tedesco che li guarda interdetto. Nel sommario si spiega: per gli americani o per gli italiani, i tedeschi, a causa della loro forza economica e del vizio di impartire lezioni, sono diventati il nemico preferito. Ma non sono solo vittime. Una sintesi perfetta, non del tutto. Difficile da tradurre, come spesso accade con il tedesco, il termine usato Besserwisserei, come dire »so meglio tutto io», la sindrome del primo della classe, pronto a fare la ramanzina a chi sbaglia. E una vecchia tendenza nazionale. E creò tensione anche al momento della riunificazione tra gli stessi tedeschi, tra i ricchi Wessis, quelli dell'Ovest, e gli Ossis, quelli dell'Est, i fratelli ritrovati della scomparsa Ddr, l'ex Germania comunista. Colpevoli di tutto, anche se vittime della dittatura comunista. I nuovi Länder furono invasi dai funzionari statali e dai manager occidentali con il compito di insegnare agli «indigeni» come si lavora e come si sta al mondo. Guadagnavano un extra, definito Buschzuschlag, come dire un premio per essere emigrati nella giungla. Ci sarà qualche se, a quasi trent'anni dalla caduta del Muro, c'è ancora tensione tra Wessis e Ossia Ieri la Germania Est, oggi la Gran Bretagna, la Francia, la Grecia e, naturalmente, l'Italia. Non abbiamo gradito le copertine e gli articoli dello Spiegel e dell'Handelsblatt, e gli articoli della stampa in genere. Die Zeit intervista anche tendono a dare lezioni a tutti il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier, da sempre un estimatore del nostro paese, che ribadisce: «Certo possiamo continuare ad amare l'Italia». Non lo dice lui, ma è sottinteso: se vogliamo bene a qualcuno abbiamo il dovere di correggerlo per il suo bene. In due disegni all'interno si vede Angela che corre con un mazzo di stelle (quelle europee) strette al petto, poi lei, delusa, mentre un cane ai suoi piedi sgranocchia una stella. Noi? «La Germania» ha scritto il settimanale «giudica volentieri gli errori degli altri, e ciò fa arrabbiare molti vicini. Con ragione?». Lo speciale dossier è intitolato Germany First. Il mondo compra volentieri televisori, auto, frigoriferi, i prodotti tedeschi: «Questo ci ha reso ricchi e gli altri pagano un caro prezzo. Donald Trump forse non si sbaglia se vuol cambiare la situazione?». E siamo giunti alla risposta: non ci amano perché siamo meglio, la stessa che si danno da sempre gli americani quando con sorpresa si rendono conto che il mondo li odia, dal Sud America all'Asia, nonostante loro credano di esportare libertà e democrazia. Lo spread sale? Ma a chi dareste mille euro da investire, a Frau Angela o Di Maio? Leghisti e populisti a Roma girano su auto Made in Germany, rivelano i corrispondenti tedeschi. Uscire dall'euro e svalutare la lira servirà a poco per esportare i nostri prodotti. E quali? La Germania è sotto accusa perché esporta al di là di quanto consentito, ha un plus record di quasi 300 miliardi di euro, uno al giorno senza contare le domeniche, il 9% del pil invece del 6% consentito. Ma se contiamo solo l'Italia del centro-nord anche noi esporteremmo troppo. E non solo prosecco e maglioni. La domanda è: come contenere le esportazioni se non in un paese dirigistico? È un'osservazione superficiale, ma come potrebbe fare la Merkel a obbligare la VW a vendere di meno? O ordinare ai suoi connazionali a comprare prodotti non nazionali, troppo cari e non abbastanza buoni? E, si ricorda a Berlino, il Made in Germany crea posti di lavoro in tutta Europa, 300 mila solo nel settore auto in Italia. Il 6% non è un parametro di Maastricht, come si crede, ma un consiglio. Noi potremmo ribattere che non tutti i debiti sono uguali: se compro una casa con un'ipoteca creo lavoro, al limite anche se acquisto una Ferrari. Se mi ubriaco ogni giorno con champagne millesimé, faccio gudagnare Macron, vado in rosso e mi becco la cirrosi. Anche la stampa, nostra e loro, ha le sue colpe. I tedeschi non sono gli eterni nazisti, l'euro non è una diabolica invenzione di Hitler (lo suggerisce perfino Savona), e gli italiani non sono fannulloni. A parte le parole dei suoi commentatori, nella versione online dello Spiegel si vede un video girato a Roma, dove si vedono solo italiani sbevazzanti e pigri seduti al bar. In questo caso non è una critica, ma un insulto. Inñne, la Germania prima della classe dovrebbe avere il dovere di dare impulso all'Europa, di assumersi la sua responsabilità di leader. Ed è vero. Ma appena lo tenta, magari sbagliando o cambiando troppo spesso linea (la Merkel ondeggia tra Putin e Trump), tutti a gridare: ecco i soliti tedeschi che vogliono comandare il mondo. Loro saprebbero come fare, ripetono, però al dunque si tirano indietro.
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