Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/06/2018, a pag.7, con il titolo "'Imam radicalizzati' il governo austriaco chiude sette moschee" l'rticolo di Walter Rauhe.
Finalmente una decisione priva di ambiguità buoniste, così si combatte l'indottrinamento jihaista in Europa, anche se qualche cronista, citando la conduzione dei queste moschee-covi di futuri terroristi, scrive " 'finanziamenti non sempre trasparenti " (come scrive Karima Moual in un pezzo sulla stessa pagina).
Walter Rauhe
Sebastian Kunz
Il governo austriaco di centrodestra del cancelliere Sebastian Kurz ha deciso la chiusura immediata di sette moschee e l'espulsione dal Paese di una quarantina di imam. Un provvedimento — giunto con decreto emesso dalla Cancelleria competente per le questioni religiose — frutto di un lungo processo di analisi e di valutazioni iniziato negli ultimi due anni e che ha trovato applicazione con il nuovo esecutivo guidato dal Partito popolare (Ovp) di Sebastian Kurz alleato della destra populista del Partito perla Libertà (Fpö) del vice-cancelliere Heinz-Christian Strache. La decisione è legata al mancato rispetto di una legge varata nel 2015 (islamgesetz) dall'allora governo di Grande coalizione fra socialdemocra2015 Il varo della legge, voluta dall'allora Grande coalizione formata da socialdemocratici e popolari, che impedisce a qualsiasi comunità religiosa di ricevere finanziamenti da Paesi stranieri tici e popolari, che vieta alle comunità religiose di finanziarsi con fondi provenienti dall'estero. Il ministro dell'Interno austriaco Herbert Kickl ha detto ieri che le sette moschee e gli imam colpiti dal provvedimento e tutte appartenenti all'Unione turco-islamica per la collaborazione culturale e sociale in Austria (Atib) verrebbero finanziati direttamente dalla Turchia e da un'associazione religiosa vicina al Presidente Recep Tayyp Erdogan e controllata dal Ministero per la religione di Ankara. «In Austria non c'è spazio per società parallele, per un islam politico e per radicalizzazioni», ha commentato ieri il cancelliere Kurz che già qualche anno fa, ricordano fonti vicine al cancelliere «aveva evidenziato le problematiche legate alla presenza di un islam non violento connesso al mondo dei Fratelli Musulmani». Da ll la necessità di arrivare a una regolamentazione e alla revisione della «islamgesetz» per impedire — come evidenzia Lorenzo Vidino, già consigliere di Kurz quando era alla guida del ministero dell'Integrazione — a moschee e società islamiche 5% È la percentuale delle persone in Austria di fede musulmana. La religione più osservata è il cattolicesimo che è praticato da oltre il 60 per cento degli abitanti. I protestanti sono il 4 per cento di ricevere soldi dall'estero. «Se prendi denaro da società o enti stranieri devi chiudere», è il senso della norma. «Non tolleriamo e non tollereremo mai imam che predicano odio nel nostro Paese e che si radicalizzano in nome della religione», ha dichiarato Heinz-Christian Strache, vice di Kurz che l'anno scorso aveva incentrato l'intera campagna elettorale del suo partito di estrema destra sulla lotta al fondamentalismo islamico e sulla veloce espulsione di «soggetti pericolosi». L'ordine di chiusura riguarda quattro moschee a Vienna, due in Alta Austria e una nella regione della Carinzia, la storica roccaforte politica del Partito per la Libertà di Strache. Il ritiro dei permessi di soggiorno e l'espulsione degli imam indagati non è ancora esecutiva. Il provvedimento rischia di appesantire ulteriormente i già molto tesi rapporti tra Vienna ed Ankara. Ibrahim Kalin, portavoce di Recep Tayyp Erdogan, ha definito la mossa di Vienna come «il frutto di un'ondata anti-islamica, razzista, discriminatoria e populista». In un messaggio diffuso via Twitter, Kalin ha defi *** nito il provvedimento come una «scelta ideologica che viola i principi della legalità internazionale, delle politiche a favore dell'integrazione sociale, i diritti delle minoranze e l'etica della coesistenza». Una delle moschee colpite dal provvedimento è stata recentemente al centro di forti polemiche in Austria a causa di un video diffuso ad aprile da diversi siti Web e che mostrava alcuni bambini vestiti da soldati ottomani che nel corso di una recita ricreavano la battaglia di Gallipoli, quando nel 1915 le forze ottomane sconfissero le forze alleate della Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Australia e Francia in un sanguinoso combattimento che costò la vita a 130mila persone. Recitando frasi come «lotterò fino al mio ultimo respiro per non far passare il nemico» alcuni bambini, fingendosi morti, abbracciavano un drappo della bandiera turca inneggiando ad Allah.
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