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Il Manifesto - Il Fatto Quotidiano - L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
07.06.2018 Minacce BDS, l'Argentina cancella la partita in Israele: i commenti che disinformano
Di Michele Giorgio, Fabio Scuto, Osservatore Romano

Testata:Il Manifesto - Il Fatto Quotidiano - L'Osservatore Romano
Autore: Michele Giorgio - Fabio Scuto
Titolo: «II calcio dell'Argentina - Lionel Messi è come Arafat: Palestina batte Israele 1 a zero - Annullata l'amichevole tra Israele e Argentina»

Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 07/06/2018, a pag. 9, con il titolo "II calcio dell'Argentina", il commento di Michele Giorgio; dal FATTO QUOTIDIANO, a pag. 20, con il titolo "Lionel Messi è come Arafat: Palestina batte Israele 1 a zero", il commento di Fabio Scuto; dall' OSSERVATORE ROMANO, a pag. 3 la breve "Annullata l'amichevole tra Israele e Argentina", preceduti dal nostro commento. Di AVVENIRE  critichiamo la titolazione.

AVVENIRE titola a pag. 15 "No dell'Argentina, ira di Israele". Invece di chiarire fin dal titolo che si tratta di un cedimento alla pressione del movimento antisemita e razzista BDS, il quotidiano dei vescovi scrive di "ira" di Israele. Cosa che fa molto spesso, traslando una tipica accusa rivolta dalla Chiesa per molti secoli agli ebrei e al "Dio di Israele".

L'OSSERVATORE ROMANO definisce 'polemiche' le minacce di morte contro i giocatori argentini, poi lascia intendere che le medesime siano nate a causa dello spostamento della partita da Haifa a Gerusalemme, mentre l'azione terrorista del BDS era diretta contro Israele, non importa in quale città si fosse svolta la partita. Troppe menzogne in poche righe.

Michele Giorgio e Fabio Scuto esultano per l'annullamento della partita di calcio dell'Argentina in Israele. Il modo in cui lo fanno è gonfio d'odio: "Calcio dell'Argentina a Bibi", "Palestina batte Israele 1 a zero". Nessuno ricorda quello che è accaduto: la federazione calcistica argentina e i giocatori hanno ricevuto pesanti minacce, anche di morte, se avessero disputato la partita in Israele. Non è stata dunque una scelta convinta, ma frutto di timori per le minacce. Giorgio e Scuto, però, preferiscono ignorare la realtà e scrivere di "festa palestinese" e di "furia di Tel Aviv" (così Giorgio definisce il governo israeliano, poiché non riconosce Gerusalemme come capitale). Ignorano, ugualmente, che BDS è il boicottaggio in stile nazista dello Stato ebraico, l'unico al mondo a cui viene rivolto.

Ecco gli articoli:

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Lionel Messi

IL MANIFESTO - Michele Giorgio: "II calcio dell'Argentina"

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Michele Giorgio

 

 

 

 

 

Doveva essere la ciliegina sulla torta delle celebrazioni a Gerusalemme dei 70 anni di Israele. E invece si è rivelata un terribile boomerang per il governo Netanyahu la decisione, anzi l'imposizione, della ministra dello sport Miri Regev di spostare da Haifa a Gerusalemme la sede dell'incontro di calcio amichevole tra Argentina e Israele. L'intento di Regev era affermare il controllo israeliano su tutta Gerusalemme, usando come veicolo lo sport e la presenza del calciatore più grande del mondo, Leo Messi, e delle altre stelle argentine. Un po' come era accaduto un mese fa con la partenza da Gerusalemme del Giro d'Italia e del fuoriclasse della bici Chris Froome. Ma la federcalcio argentina e l'Albiceleste non sono gli organizzatori italiani del Giro, che pur di intascare un bel po' di milioni di dollari hanno ignorato risoluzioni internazionali e proteste dei palestinesi (e non solo) e hanno celebrato Gerusalemme capitale di Israele sulla scia delle dichiarazioni di Trump, peraltro in anticipo di qualche giorno sul trasferimento dell'ambasciata Usa da Tel Aviv nella città santa. Gli argentini le ragioni dei palestinesi le hanno ascoltate: per Israele è stata una doccia fredda, anzi gelata. Niente più amichevole, la partita è stata annullata per decisione di Buenos Aires.

NON È SERVITA NULLA la telefonata fatta martedì notte dal premier Netanyahu al presidente argentino Mach per sollecitarne l'intervento sulla federazione calcio argentina. Dovranno perciò chiedere il rimborso del biglietto i circa 30mila israeliani che già sognavano di assistere alle prodezze di Messi e compagni nello stadio della squadra del Betar Yerushalaim, criticata in patria e all'estero per razzismo e violenze e che si vanta di non aver mai messo sotto contratto un giocatore «arabo», un palestinese con passaporto israeliano. La reazione di esponenti governativi israeliani è stata rabbiosa contro argentini e palestinesi con l'uso di toni apocalittici e di riferimenti a «terrorismo» e «antisemitismo».

L'ANNULLAMENTO (della partita) è assurdo, legittima il terrorismo e la campagna (di boicottaggio di Israele) del Bds. Purtroppo abbiamo cavalli di Troia alla Knesset che sostengono il terrorismo», ha detto Regev riferendosi al deputato della Lista unita araba Yusef Jabarin che aveva chiesto a autorifà diplomatiche e federazione dell'Argentina di rinunciare alla partita a Gerusalemme, in ragione del suo status di città internazionale occupata.

«E' UN PECCATO che l'èlite calcistica argentina non sia stata in grado di resistere alla pressione di chi predica l'odio verso Israele e il cui unico scopo è distruggere Israele e violare il nostro diritto fondamentale di difenderci», ha scritto su Twitter il ministro della difesa Lieberman, descrivendo una partita di calcio come una guerra per l'esistenza stessa dello Stato di Israele. Duri i commenti di altri esponenti della destra israeliana e del capo dello Stato Rivlin, mentre l'opposizione laburista ha accusato la ministra dello sport di «incapacità» e di provocare con le sue decisioni «tsunami» diplomatici.

E INFATTI TUTTO È NATO dalla decisione di Miri Regev di spostare la partita Gerusalemme. «Se la nazionale argentina avesse giocato ad Haifa non avremmo protestato — ha spiegato al manifesto un assistente di Jibril Rajoub, presidente della federazione palestinese, raggiunto telefonicamente a Ramallah — Gli israeliani hanno voluto politicizzare l'arrivo dei campioni argentini per sostenere l'annessione di Gerusalemme a Israele sulla scia di quanto ha fatto Trump. Noi non potevano accettarlo». Rajoub era intervenuto con forza. Qualche giorno fa aveva avvertito che «milioni di appassionati palestinesi e arabi bruceranno la maglietta di Lionel Messi» in segno di protesta. Inoltre, scriveva ieri il quotidiano argentino Clarin, attivisti pro-Palestina, radunati all'esterno del campo di Barcellona, dove si stavano allenando i calciatori dell'Albiceleste, hanno chiesto a Messi di non giocare la partita in Israele e hanno mostrato magliette con il numero 10 macchiate con di sangue.

«NON LAVATE L'IMMAGINE di Israele, non andate a giocare la partita!», hanno scandito. A Messi e altri giocatori argentini sarebbero arrivate anche minacce. Alla fine è giunta la rinuncia argentina, accolta con grande favore da tutti i palestinesi. «Valori, morale e sport oggi si sono assicurati una vittoria — ha commentato Rajoub —Israele ha ottenuto un cartellino rosso, affinché capisca che non ha il diritto di organizzare e giocare a calcio se non all'interno di frontiere riconosciute a livello internazionale».

IL FATTO QUOTIDIANO - Fabio Scuto: "Lionel Messi è come Arafat: Palestina batte Israele 1 a zero"

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Fabio Scuto

“Dalla Palestina, grazie Messi". Questo il cartello che ieri campeggiava nella sala della conferenza stampa a Al-Bireh convocata da Jibril Rajoub, presidente della Federazione calcio palestinese, dopo la decisione della nazionale argentina di annullare la partita con Israele. L'amichevole si doveva giocare sabato, inizialmente nello stadio di Haifa ma poi con una decisione - dettata da motivi che sono subito apparsi poco sportivi - il ministro dello Sport e della Cultura israeliana Miri Regev aveva organizzato uno spostamento della partita a Gerusalemme, inserendola nel quadro dei festeggiamenti per il 70° anniversario di Israele, trasformando cosi Messi e le altre star del calcio argentino in comparse di una sceneggiatura già scritta destinata a una celebrazione politica. Poi c'è stato l'appello della Federcalcio palestinese e infine ieri notte la decisione dei giocatori argentini. Inutili gli sforzi israeliani di correre ai ripari, il match è stato annullato. "Il calcio inizia e finisce in un campo di gioco e non ha nulla a che fare con la violenza, trascende le religioni, trascende i sessi, perché tutti giocano a pallone", ha spiegato Claudio Tapia presidente della Federcalcio argentina, parlando dal ritiro della nazionale a Barcellona. "La scelta fatta dai giocatori, primo fra tutti Messi, è stata la mossa giusta", ha spiegato Jibril Rajoub, un ex generale ed ex capo dei servizi segreti che da 10 anni guidala Federcalcio palestinese. Ha attaccato frontalmente il ministro Regev: "Lo sport dovrebbe essere separato dalla politica, mentre Israele ha cercato di sfruttare la partita con l'Argentina per ragioni politiche, spostando da Haifa a Gerusalemme l'amichevole per segnare i 70 anni dell'Indipendenza dello Stato ebraico, dell'unità di Gerusalemme e dello spostamento dell'ambasciata Usa in città contro la legge internazionale". Domenica Rajoub, che è fra i candidati alla successione del presidente Abu Mazen, aveva chiesto a Lionel Messi di non giocare la partita e ai tifosi del fuoriclasse di bruciare le sue magliette, se fosse sceso in campo. "Messi è un simbolo di pace e amore, gli chiediamo di non giocare e ripulire l'immagine dell'occupazione israeliana e dei suoi crimini".

"HA DECINE DI MILIONI di fan nei Paesi arabi e musulmani, chiederemo a tutti di bruciare le loro magliette con il suo nome e i poster con la sua immagine". Il match si sarebbe dovuto disputare inizialmente ad Haifa, ma poi era stato programmato al Teddy Kollek Stadium di Gerusalemme, nel quartiere di Malha, dove un tempo sorgeva il villaggio di Al Maliha. Teatro nella guerra del 1948 durante la guerra arabo-israeliana del 1948, di una strage che costrinse gli abitanti arabi a fuggire. La signora Regev, sostiene che la gara è stata annullata per le "chiare minacce ricevute dai giocatori della nazionale argentina da gruppi terroristici" e che questa è una manovra del movimento Bds contro Israele.

"L'ARGENTINA - commenta il ministro della difesa Avigdor Lieberman, ha ceduto a "quelli che predicano l'odio". Ma anche nel mondo politico israeliano le critiche contro il ministro Regev sono feroci. "Un fiasco imbarazzante" titola il quotidiano Haaretz. I partiti dell'opposizione incalzano il governo e ne chiedono le dimissioni. La Federcalcio israeliana ha presentato una protesta alla Fifa. Ma l'attaccante argentino Gonzalo Higuain, parlando ai microfoni della tv sportiva Espn, ha chiuso il caso: "Alla fine è stata fatta la cosa giusta".

L'OSSERVATORE ROMANO: "Annullata l'amichevole tra Israele e Argentina"

Annullata l'amichevole Israele-Argentina. Dopo giorni di polemiche, la federazione calcistica argentina ha deciso ieri di cancellare l'incontro per motivi di sicurezza. «I valori, l'etica e il messaggio dello sport hanno vinto oggi, mostrando ad Israele il cartellino rosso» ha detto il presidente della federazione calcistica palestinese, Jibril Rajoub. Per Israele invece all'origine della cancellazione del match ci sarebbero «minacce di gruppi terroristici ai calciatori latinoamericani». Lo ha affermato il ministro dello sport Miri Regev. Di «fatto vergognoso» ha parlato anche il ministro della difesa, Avigdor Lieberman. La partita, i cui biglietti sono andati esauriti in circa venti minuti, era stata programmata in un primo tempo ad Haifa, nel nord del paese. In un secondo momento, quando si è avuta la certezza dell'incontro, in molti hanno chiesto che venisse spostato a Gerusalemme. Di qui le polemiche: Rajoub ha duramente contestato lo spostamento, rivolgendosi anche al governo argentino.

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