Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/06/2018, a pag. 13, con il titolo "L’Iran degli ayatollah sfida Usa e Israele: 'Produrremo più uranio arricchito' ", il commento di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
L’Iran è pronto a costruire nuove centrifughe e ad aumentare la produzione di uranio arricchito «se l’accordo sul nucleare collasserà». L’annuncio è arrivato con una lettera all’Agenzia internazionale per l’energia atomica e segna un nuovo passo verso lo scontro totale con Usa e Israele, mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu è in Europa proprio per convincere gli alleati a seguire la linea dura statunitense.
L’accordo è appeso a un filo da quando, il 9 maggio scorso, Donald Trump ha deciso di non rinnovarlo e di imporre a Teheran nuove sanzioni, «le più imponenti della storia». In questo mese Ue, Russia e Cina hanno cercato di salvare l’intesa ma il tempo concesso ai riformisti - il presidente Hassan Rohani e il ministro degli Esteri Jawad Zarif - è quasi scaduto.
Le «istruzioni»
Lunedì la Guida Suprema Ali Khamenei ha tenuto un discorso di fuoco contro lo Stato ebraico in occasione del 29° anniversario della morte di Khomeini. Gli occidentali «sognano», ha detto, se pensano che l’Iran possa «sopportare le sanzioni» e rispettare lo stesso gli impegni. Ieri il capo dell’Organizzazione per l’energia atomica Ali Akbar Salehi ha confermato i «preparativi» per costruire nuove centrifughe, in base alle «istruzioni» della Guida Suprema. «Saremo pronti in settimane - ha spiegato - invece che nei sei o sette anni» previsti nell’accordo. «Realizzeremo centrifughe di nuova generazione, se l’accordo collasserà, badate bene, se l’accordo collasserà», ha precisato. Un mano ancora tesa all’Europa, che sta cercando il modo di mantenere gli impegni senza rompere con gli Stati Uniti.
Il piano di Khamenei
Il portavoce dell’Alto rappresentate Federica Mogherini ha replicato che «non siamo di fronte a una violazione dell’accordo», che limita il numero di centrifughe che l’Iran può usare e il livello di arricchimento dell’uranio. Poco dopo il presidente francese Macron ha confermato la stessa valutazione. Stati Uniti e Israele sono però convinti che le verifiche non siano sufficienti. Netanyahu, con documenti rubati in Iran dal Mossad, ha accusato Teheran di lavorare in segreto all’atomica. Ieri, da Parigi, si è detto «non sorpreso» dalle parole di Khamenei: «Prima ha detto di volere distruggere Israele e poi ha spiegato come lo farà, con l’arricchimento senza limiti dell’uranio per produrre ordigni nucleari» e ha insistito che Teheran usa le nuove risorse che arrivano dalla fine delle sanzioni per «conquistare il Medio Oriente».
Dopo il summit, Macron ha confermato la volontà europea di salvare l’accordo: anche se può essere migliorato, ha spiegato, «è senz’altro meglio» della situazione precedente. «Condividiamo le preoccupazioni di Israele per le attività dell’Iran - ha ribadito leader francese - ma non capisco come si aiuti la stabilità regionale se si esce tutti da un accordo che ha permesso di controllare il programma nucleare». Fonti diplomatiche occidentali insistono sul fatto che la ripresa dell’arricchimento sembra più che altro un «mossa tattica» per premere sugli europei, ma sottolineano anche che «se l’Iran non ottiene garanzie sulle esportazioni di petrolio e l’accesso al sistema finanziario le pressioni degli oltranzisti aumenteranno».
Khamenei ha finora mediato fra le Guardie rivoluzionarie, che vogliono riprendere subito il programma nucleare, e il moderato Rohani. La Guida suprema sembra dare ancora credito al presidente iraniano. Rohani sarà in Cina nel weekend per il vertice dell’Organizzazione della cooperazione di Shanghai, il perno della collaborazione russo-cinese. Un altro vertice decisivo.
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